Shock anafilattico: cos’è e 10 sintomi per riconoscerlo

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 11/12/2024 Aggiornato il 11/12/2024

Può avere conseguenze molto serie, come è successo a una bambina di Roma che ha ingerito una sostanza alla quale era allergica. Con l’aiuto dell'allergologa Mariangela Tosca del Gaslini di Genova, vediamo i sintomi ai quali prestare attenzione e come gestire un’emergenza.

Shock anafilattico: cos’è e 10 sintomi per riconoscerlo

Pochi giorni fa, a Roma, una bambina di soli nove anni ha perso la vita a causa di un probabile shock anafilattico. La piccola era a pranzo con i genitori e, dopo aver consumato un piatto di gnocchi, ha accusato un intenso malore con spasmi, vomito e difficoltà respiratoria. Nonostante l’intervento del 118, la piccola è arrivata in ospedale priva di coscienza e poco dopo è deceduta. Al momento si ipotizza che a causare il decesso sia stato uno shock anafilattico dovuto al frumento con il quale erano stati preparati gli gnocchi.

Quando rivolgersi a un allergologo

Occorre rivolgersi a un allergologo nel caso di una sospetta allergia alimentare, quando i sintomi sono immediati o si manifestano poco dopo l’assunzione di un alimento, soprattutto nel bambino piccolo.

“E’ necessario rivolgersi a un allergologo anche nel caso di una prima reazione di sospetta natura allergica, quando i sintomi coinvolgono la cute o le mucose, con prurito, orticaria o edema localizzato ad alcune parti del corpo” spiega la dottoressa Mariangela Tosca, allergologa al Gaslini di Genova. “Inoltre, se compaiono tosse o difficoltà a respirare, nausea, vomito o dolore addominale e in caso di collasso o perdita di coscienza”.

Lo shock anafilattico è la manifestazione estrema di una anafilassi, che è una reazione allergica grave e generalizzata a una determinata sostanza ed e spesso è causata da una allergia di tipo alimentare, ma può essere anche dovuta a farmaci, punture di insetti o di natura sconosciuta. Secondo la SIAIP, Società Italiana di Allergologia e Immunologia pediatrica, almeno la metà dei casi di anafilassi in età pediatrica sono dovuti a reazioni allergiche a alimenti.

Non tutti i bambini che soffrono di allergia alimentare rischiano di incorrere in una anafilassi, ma lo shock anafilattico, come sua manifestazione più grave, è un evento potenzialmente fatale. Per questa ragione è essenziale, fin dai primi anni di vita non sottovalutare possibili segnali di allergia come difficoltà respiratoria, orticaria, tosse e altri sintomi che possono essere legati a una reazione allergica. “I genitori dovrebbero, in caso di sospetta allergia del loro bambino, parlarne prima di tutto con il pediatra che potrebbe indirizzarli verso centri allergologici e pediatri specialisti qualificati nel settore” aggiunge l’esperta. “Questi eseguiranno esami allergologici specifici ed altre indagini per confermare o meno il sospetto, prescriveranno la cura farmacologica adatta, soprattutto quella da utilizzare in caso di una reazione allergica grave, e una corretta dieta, con un monitoraggio accurato nel tempo”.

Tutti i sintomi dell’anafilassi fino allo shock anafilattico

Gli allergologi pediatri raccomandano di prestare molta attenzione ad alcuni campanelli d’allarme che sono abbastanza evidenti e che si possono presentare durante una reazione allergica. Ce ne sono diversi e non è detto che compaiano tutti insieme, quando questo accade, ovvero gli organi o gli apparati interessati dalla reazione sono almeno due, si può parlare di anafilassi. Nel caso di un collasso cardio circolatorio che accompagna la reazione si parla di shock anafilattico.

Vediamo quali sono i 10 sintomi più comuni che potrebbero indicare una reazione allergica alimentare e come intervenire:

1. Orticaria-angioedema

Con questo termine si indica la comparsa di pomfi accompagnati da edema localizzato, rossore cutaneo e prurito che può partire dal palmo delle mani e dalle piante dei piedi per poi diffondersi a tutto il corpo.

2. Difficoltà respiratorie

La difficoltà di respirazione o dispnea è uno dei sintomi più comuni della reazione anafilattica. Il bambino avverte la classica sensazione di fame d’aria, inizia a respirare rapidamente, con movimenti toracici brevi e poco profondi. Tali sintomi sono in genere preceduti da starnuti, naso chiuso, tosse o respiro fischiante.

3. Dolori addominali come nausea, vomito e diarrea

L’anafilassi può manifestarsi soprattutto in età pediatrica anche con sintomi gastroenterici come crampi addominali, nausea, vomito e diarrea, che in genere si presentano rapidamente dopo l’ingestione dell’alimento.

4. Comparsa di due sintomi correlati e in più distretti

In questo caso la comparsa di sintomi di eruzione cutanea associata a quella cardiovascolare o respiratoria e gastrointestinale.

5. Raucedine, abbassamento della voce e disfagia

Può comparire un cambiamento repentino della tonalità della voce, difficoltà a parlare e deglutire (in questo caso di parla di disfagia), stridore laringeo. A volte il piccolo ha difficoltà a tossire e sensazione di nodo alla gola.

6. Vertigini, stordimento

Il bambino con anafilassi può presentare vertigini, stordimento, fatica a mantenere la posizione eretta o a restare seduto.

7. Pressione bassa e tachicardia

Il bambino è soggetto a brusco calo della pressione arteriosa e a battito cardiaco accelerato, pallore intenso, cianosi (colorazione bluastra della pelle e delle mucose per ridotto apporto di ossigeno ai tessuti) e malessere diffuso. Spesso si associano uno stato confusionale e un senso di angoscia generalizzato.

8. Perdita di coscienza e collasso cardiocircolatorio

Il bambino può perdere coscienza, avere convulsioni e arrivare in breve tempo al collasso cardiocircolatorio e all’arresto respiratorio e cardiaco.

9. Cianosi, ovvero carenza di ossigeno nel sangue

Nel soggetto in preda a uno shock anafilattico la colorazione della cute è bluastra (cianosi) e il senso di soffocamento diventa sempre più esponenziale.

10. Stato confusionale

Ai sintomi sopra descritti si aggiunge il più delle volte uno stato confusionale e senso di angoscia generalizzato.

Cosa fare in caso di anafilassi

I sintomi della anafilassi possono comparire immediatamente o dopo alcune ore dall’assunzione di un alimento e variamente associati come i sintomi cutanei e gastrointestinali. Se comunque il bambino ha ricevuto una diagnosi di reazione allergica ad alimenti, deve sempre avere a disposizione i farmaci da assumere in casa di necessità, per ridurre i sintomi ed evitare l’evoluzione verso l’anafilassi.

“Il farmaco fondamentale per la gestione dell’anafilassi rimane l’adrenalina” raccomanda la dottoressa Tosca. “Si tratta di un farmaco salvavita, da somministrare per via intramuscolare, che è in grado di migliorare alcune performance dell’organismo dopo pochi minuti. Le conseguenze sono un miglioramento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della respirazione”.

Regole da ricordare se si rischia anafilassi

E’ essenziale che il soggetto allergico con pregressa anafilassi o i suoi genitori, se il bambino è molto piccolo, abbiano sempre a disposizione l’autoiniettore di adrenalina da somministrare ai primi sintomi per via intramuscolare, poiché lo shock può avvenire molto rapidamente e il più delle volte dei casi non si riesce neppure ad arrivare in tempo al Pronto Soccorso.

  • E’ inoltre opportuno che il bambino, non appena è in grado di gestirsi da solo, apprenda le manovre per l’auto-somministrazione, così come devono essere istruiti e resi sicuri alla somministrazione i genitori, i familiari ed il personale scolastico che si occupa del bambino.
  • Occorre iniettare adrenalina per via intramuscolo il prima possibile, poiché la reazione allergica di tipo anafilattico può evolvere rapidamente e lo shock, in caso di aggravamento, potrebbe essere fatale in pochi minuti. Dopo la somministrazione di adrenalina occorre portare rapidamente il bambino in Pronto Soccorso.

La celiachia non causa shock anafilattico

Il caso della bambina di Roma ha suscitato confusione e timori, soprattutto nelle persone con problemi di celiachia o che hanno figli celiaci. La celiachia infatti è una malattia di origine autoimmune, caratterizzata da sintomi di malessere come dolori addominali, diarrea, problemi di crescita, anemia scatenati dall’assunzione costante, anche se a piccole dosi, di frumento, che contiene glutine.

La professoressa Renata Auricchio, del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università Federico II di Napoli e direttore del Centro Interuniversitario Laboratorio Europeo per lo Studio delle Malattie correlate ad Alimenti (ELFID) , spiega: “La celiachia è una reazione immunomediata lenta, legata all’assunzione cronica del glutine, che compare in soggetti geneticamente predisposti. L’assunzione prolungata causa la produzione di autoanticorpi anti-transglutaminasi nel sangue e danno intestinale, da cui dipendono i sintomi della malattia. Il celiaco quindi non è sostanzialmente a rischio di uno shock anafilattico per il frumento. Deve seguire una dieta senza glutine per tutta la vita per garantire la guarigione dell’intestino e un buon funzionamento di tutto l’organismo”.

La celiachia non è un’allergia

Una condizione seria, dunque, quella della celiachia, ma completamente diversa dall’allergia al frumento che ha probabilmente causato lo shock anafilattico. Il professor Claudio Romano, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione PediatricaSigenp, ha ribadito che in questa dolorosa vicenda ci sono ancora elementi da chiarire, ma che la celiachia non può determinare uno shock anafilattico mortale ed è essenziale che i pediatri gastroenterologi lo chiariscano perché non si diffondano paure infondate”.

 
 

In breve

Uno shock anafilattico può causare anche il decesso della persona che assume un alimento a cui è allergica o che viene punta da un insetto. Ci sono alcuni sintomi molto importanti da riconoscere per intervenire con urgenza e, in caso di pregressa anafilassi, portare sempre con sé l’autoiniettore di adrenalina.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Passaggio dal nido alla scuola materna un po’ prima del tempo: sì o no?

15/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Luisa Vaselli

L'opportunità di anticipare il passaggio dal nido alla scuola materna va valutata tenendo conto di numerose variabili, tra cui il temperamento del bambino e la sua capacità di adattamento.   »

Problemi al fegato in età adulta: può dipendere dal fatto di essere figli di cugini di primo grado?

13/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei.   »

“Piaghetta” del collo dell’utero: può impedire il concepimento?

07/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

Il termine "piaghetta" è improprio perché allude non già a una lesione del collo dell'utero ma alla presenza su di esso del tessuto che abitualmente lo tappezza. Non è di ostacolo al concepimento ma se sanguina diventa opportuno intervenire.   »

Dilatazione di un uretere del feto: cosa si deve fare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale.   »

Bimba di 3 anni e mezzo che preferisce giocare da sola: si deve indagare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante.   »

Fai la tua domanda agli specialisti