Afte e macchie su denti, nella bocca i segni della celiachia

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa

I segnali della celiachia possono essere tanti. Anche macchie bianche e afte ricorrenti possono essere campanelli d’allarme. Ecco a cosa fare attenzione

la celiachia si scopre anche dai denti

È uno dei disturbi più frequenti. La celiachia, l’intolleranza al glutine, interessa infatti una persona su 100, a tutte le età a partire dai più piccoli. Eppure, ancora oggi spesso servono anni per arrivare a una diagnosi.

Quando sospettare la celiachia?

Tanti sono i campanelli d’allarme che fanno sospettare di essere davanti a un problema di celiachia e suggeriscono di approfondire l’indagine. La maggior parte interessa ovviamente l’alvo intestinale e comprende diarrea cronica, vomito, dolore addominale e importante meteorismo. Spesso nei bambini è presente scarso appetito, apatia e calo ponderale.

Quali sono gli altri segnali della celiachia?

Alcuni sono insospettabili, si possono nascondere, per esempio, nella bocca e possono essere individuati dal dentista. La presenza di difetti dello smalto e la comparsa di afte ricorrenti possono essere segnali da non sottovalutare. L’infiammazione provocata dall’intolleranza al glutine, infatti, può interessare qualsiasi organo: non sempre provoca i tipici sintomi gastrointestinali di malassorbimento. Spesso, infatti, può manifestarsi attraverso altri segnali, come un’infiammazione di tipo autoimmune delle mucose, anche della bocca.

Le macchie bianche sui denti possono essere un segnale?

È così, soprattutto nei bambini. «I processi infiammatori legati alla celiachia vanno ad alterare le cellule deputate alla produzione dei cristalli che compongono lo smalto. Tali difetti, a seconda degli studi scientifici, sono presenti dal 10% al 90% dei pazienti con celiachia e più di frequente nei pazienti pediatrici, perché spesso la malattia insorge quando si formano i denti permanenti» spiega Marta Giraudi, esperta della Società italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp).

Le afte sono sintomo di celiachia?

«La stomatite aftosa  ricorrente è presente, a seconda degli studi, dal 16% al 41% dei celiaci» prosegue Giraudi. «Il meccanismo non è ben noto, ma potrebbe essere collegato a carenze associate alla ridotta assunzione di nutrienti a livello intestinale, in particolare deficit di ferro, folati e vitamina B12, così come agli elevati livelli infiammatori sistemici. Sembrerebbe, infine, esserci una correlazione, anche se non forte, tra celiachia e parodontite, ovvero infiammazione cronica delle gengive, del legamento e dell’osso sottostante».

 

 
 
 

In sintesi

Come si fa a riconoscere la celiachia?

Non è una condizione facile da diagnosticare e per questo è bene far attenzione a tutti i sintomi, anche a quelli diversi dai classici gastrointestinali, che possono essere legati al problema. In particolare, nei bambini è importante controllare i denti perché eventuali macchie bianche possono dipendere da un’intolleranza al glutine.

Come si cura la celiachia?

A qualunque età venga scoperta, la celiachia necessita di essere trattata con una dieta apposita che escluda la presenza del glutine che, se assunto, può causare danni intestinali e sistemici.

 

Fonti / Bibliografia

Pubblicato il 20.7.2022 Aggiornato il 20.7.2022
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Integrazione di progesterone dopo la 12^ settimana: è pericoloso sospenderla?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Nel secondo trimestre la placenta provvede abbondantemente a produrre gli ormoni utili alla gravidanza, quindi non sono più necessari apporti esterni.   »

Pianto poco vigoroso alla nascita: c’è da preoccuparsi?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Antonella Di Stefano

Se il neonato si attacca al seno con vigore e dai controlli effettuati alla nascita e nelle settimane successive non emerge nulla di anomalo, non è opportuno attribuire una valenza importante al fatto che subito dopo il parto il suo pianto sia stato flebile.   »

IgG e IgM in relazione alla toxoplasmosi: cosa esprimono?

07/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Gli anticorpi IgG positivi segnalano che in passato ci si è ammalate di toxoplasmosi (quindi si è immunizzate), mentre gli anticorpi IgM positivi indicano che tale infezione è in corso (o comunque è stata sviluppata di recente). Se entrambi i tipi risultano negativi vuol dire che non si è immuni.   »

Fai la tua domanda agli specialisti