Argomenti trattati
Chi si è ammalato di Covid-19 può tirare un sospiro di sollievo. Sembra, infatti, che la malattia non causi danni irreparabili al microcircolo sanguigno e alla vista, come temevano in molti. Questo perlomeno è quanto ha raccontato all’Adnkronos Stanislao Rizzo, docente ordinario di oftalmologia presso l’università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’unità di oculistica, fondazione policlinico Gemelli Irccs, basandosi sui dati preliminari di uno studio attualmente in corso.
Ambulatorio post Covid
Al policlinico Gemelli di Roma è stato creato un ambulatorio post Covid che si occupa di sottoporre le persone che hanno superato il Covid-19 a un check up multidisciplinare completo, per valutare le loro effettive condizioni di salute. I dati raccolti servono anche per cercare di trovare nuove informazioni sulla malattia e fare chiarezza sulle questioni ancora in sospeso. Fra i vari esami che vengono effettuati sui pazienti, ce ne sono anche alcuni che servono per valutare le condizioni di salute degli occhi e la vista.
La circolazione retinica è legata a quella periferica
Stando ai dati raccolti in un centinaio di persone, il Covid-19 non compromette il microcircolo retinico, ossia l’insieme di vasi che serve a nutrire la retina. Questo fa ben sperare anche per la microcircolazione sistemica: occorre sapere, infatti, che fra le due circolazioni esiste un legame molto stretto. Se la circolazione retinica non è alterata, in genere, non lo è nemmeno quella periferica. Non a caso, in presenza di malattie che possono danneggiare il microcircolo, come diabete e ipertensione, fra le altre cose, viene prescritto anche l’esame del fondo dell’occhio, che valuta proprio i vasi sanguigni della retina e permette di sospettare anche eventuali danni più generali. “La circolazione retinica è la prima sentinella di un’eventuale compromissione globale della circolazione periferica” conferma il professor Rizzo.
Molti ex-malati vedono male da vicino
Il team del Gemelli, sulla base dei dati preliminari, ha anche escluso danni alla vista. Eppure, molte delle persone che hanno avuto il Covid-19 riportano una riduzione della visione da vicino, anche dopo che sono guarite. Com’è possibile? Sebbene non ci siano ancora conferme scientifiche, gli esperti ipotizzano che la malattia possa in qualche modo accelerare la comparsa della presbiopia. Del resto, l’età media dei pazienti è elevata e la malattia è piuttosto pesante, dura a lungo e richiede il ricorso a farmaci che hanno effetti consistenti, per cui può stressare l’organismo. “Come accade in tutti gli stress fisici, la malattia può aver accelerato una variazione dell’accomodazione della visione da vicino” spiega l’esperto.
Fonti / Bibliografia
- Stanislao Rizzo: Oculistica | Policlinico GemelliProf. Stanislao Rizzo, esperto in Oculistica presso il dipartimento di Neuroscienze, Organi di Senso e Torace del Policlinico Universitario Agostino Gemelli, più grande ospedale di Roma, centro di ricerca e Fondazione