Convulsioni febbrili nei bambini: sintomi, cosa fare e quando preoccuparsi

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa

Possono comparire con febbre oltre i 38°. Non è il caso di allarmarsi perchè in genere rientrano spontaneamente, senza strascichi. Sotto i 18 mesi, in ogni caso, è opportuno consultare il pediatra. I suggerimenti della pediatra Govoni.

convulsioni febbrili

Le convulsioni febbrili rappresentano un evento critico che può presentarsi con una certa frequenza durante età pediatrica. Compaiono in genere all’improvviso, soprattutto quando la febbre supera i 38° come succede spesso quando i bambini contraggono l’influenza o altre malattie tipiche della stagione fredda. Non esiste in ogni caso certezza sul grado di temperatura sufficiente a provocare una crisi convulsiva che in genere si presenta improvvisamente. Nella maggior parte dei casi la situazione si normalizza nell’arco di pochi minuti 
in maniera del tutto spontanea. Le convulsioni in genere non lasciano strascichi a livello neurologico: è sempre bene in ogni caso avvisare il pediatra perché ci sia una valutazione medica, soprattutto nel caso in cui le convulsioni interessino bambini piccoli, al di sotto dei 18 mesi. La pediatra Maria Rita Govoni fornisce alcune indicazioni teoriche e pratiche. 

Sintomi

L’inverno è la stagione in cui i bambini tendono ad ammalarsi di più: tra novembre e gennaio i casi di influenza crescono vertiginosamente. L’influenza può essere accompagnata da febbre e la febbre può provocare convulsioni, una manifestazione che in genere suscita particolare ansia e preoccupazione nei genitori. Come sempre è importante innanzitutto capire di cosa si tratta e quali sono i sintomi con cui le convulsioni si manifestano nei bambini. «Le convulsioni febbrili sono eventi critici, improvvisi, occasionali, che si verificano in presenza di febbre, in genere quando è superiore a 38°C, in bambini sani, in genere tra i 3 mesi e i 5-6 anni, senza precedenti danni cerebrali, con un normale sviluppo evolutivo» spiega la dottoressa Maria Rita Govoni, pediatra presso il Poliambulatorio Medico Odontoiatrico ErreEsse di Ferrara.
 
«Si tratta in genere  di episodi che hanno una  breve durata, per lo più pochi minuti e che solo raramente superano il quarto d’ora: la febbre è sempre presente e può essere rilevata sia prima che dopo la crisi; nella maggior parte dei casi le convulsioni si presentano quando la temperatura corporea supera i 38° anche se non ci sono certezze sul grado di temperatura sufficiente a provocare la crisi. Nonostante l’avanzare degli studi non è stato ancora messo in luce con chiarezza il meccanismo che può scatenare le convulsioni febbrili; è stato verificato in ogni caso che esiste una predisposizione genetica testimoniata anche dal fatto che spesso si registrano altri casi di convulsioni febbrili nei familiari del bambino che ne soffre». 

Come si manifestano 

Riconoscere una convulsione è piuttosto semplice dal momento che ha manifestazioni molto chiare
  • si può notare un irrigidimento diffuso: in questo caso si parla di convulsioni toniche 
  • nella convulsioni cosiddette cloniche si hanno scosse ritmiche delle braccia e delle gambe
  • se le due manifestazioni sopra elencate compaiono insieme si parla di convulsioni tonico-cloniche
  • nel caso in cui si noti una rilassamento della muscolatura si può parlare di convulsioni ipotoniche 
  • si nota una perdita di coscienza: il bambino se chiamato non risponde
  • il respiro può essere un po’ affannato e le labbra possono apparire bluastre
  • un’ulteriore manifestazione tipica delle convulsioni febbrili è la fissità dello sguardo o la rotazione degli occhi 
  • può succedere che nella crisi convulsiva il bambino perda la pipì
  • nella maggioranza dei casi la crisi si risolve spontaneamente in 2-3 minuti. Dopo la crisi il bimbo può apparire un po’ sonnolento. «Va poi tenuto presente che può capitare che la crisi si ripeta nelle 24 ore successive» commenta la pediatra.

Si parla infatti di:

  • convulsione febbrili semplici: durano pochi minuti, non si ripresentano nel corso delle 24 ore successive e hanno manifestazioni che interessano in genere l’intera muscolatura
  • convulsioni febbrili complesse: durano oltre 15 minuti e si ripresentano nell’arco delle 24 ore; spesso interessano solo una specifica parte del corpo 

Cosa fare 

«Nonostante le convulsioni febbrili risultino particolarmente preoccupanti e angoscianti per i genitori e per chiunque assista alle crisi, è importante sapere che si tratta nella maggior parte dei casi di eventi benigni che non causano danni permanenti o disabilità intellettive» spiega la pediatra. «Le convulsioni febbrili rappresentano infatti il problema neurologico più frequente sotto i 6 anni e interessano il 2-4% della popolazione pediatrica». 
 
Pur nella consapevolezza che si tratti in genere di episodi che non lasciano strascichi, è importante che i genitori sappiano come affrontare la situazione nel momento in cui si presenta evitando soprattutto di farsi prendere dall’ansia. Questi i consigli della pediatra: 
  • mantenere la calma e stare accanto al proprio bimbo 
  • allentare quello che indossa, in particolare tutto quanto si trova intorno al collo
  • se il bambino è incosciente metterlo su un fianco per evitare che inali saliva ed eventualmente anche vomito 
  • non cercare in nessun modo di aprire la bocca
  • monitorare con attenzione la durata della crisi
  • non dare nessun tipo di farmaco e non somministrare liquidi al bambino 
  • se la crisi non si risolve spontaneamente in 2-3 minuti e non si tratta del primo episodio somministrare il microclisma di Diazepam 
  • rivolgersi al pediatra o al 118: è sempre bene attivarli, anche se la convulsione si è risolta spontaneamente, perché è importante che ci sia una valutazione medica. 

Quando preoccuparsi

Per quanto le convulsioni febbrili in età pediatrica non debbano destare particolare preoccupazione, ci sono casi in cui è bene intervenire tempestivamente allertando il pediatra oppure recandosi al più vicino pronto soccorso: 

  • il bambino ha meno di 18 mesi di età
  • la crisi non si risolve con la somministrazione del Diazepam per via rettale
  • le crisi sono ripetute e frequenti 
  • dopo la crisi si osserva un disturbo dei movimenti (arti paralizzati) o della coscienza (il bambino continua ad essere poco presente).  

Cosa sapere 

Per avere un quadro più chiaro delle convulsioni febbrili e per evitare di essere presi dall’ansia qualora accadano è bene che i genitori tengano ben presente alcuni elementi. Li elenca la pediatra: 

  • una crisi convulsiva febbrile non è la stessa cosa dell’epilessia. Si tratta di condizioni diverse e solo pochissimi bambini predisposti tra quelli che hanno avuto convulsioni possono sviluppare una epilessia».
  • il ricovero o l’esecuzione di esami specifici come l’elettroencefalogramma non sono sempre necessari dopo un primo episodio di crisi convulsiva febbrile semplice».«Esistono crisi convulsive febbrili complesse, che possono essere prolungate, cioè durare oltre la mezz’ora, e presentare un quadro clinico diverso: in questi casi è opportuno un approfondimento diagnostico specifico.
  • la crisi convulsiva non è sintomo di una meningite.  
  • la somministrazione di antipiretici come paracetamolo e ibuprofene oltre la dose necessaria non previene la crisi convulsiva. Gli antipiretici controllano la febbre ma non prevengono le convulsioni e per questa ragione, anche se il bambino ha già sofferto di episodi convulsivi, non è necessario aumentare la dose in presenza di un rialzo della temperatura. 
  • le crisi convulsive febbrili non rappresentano una controindicazione alle vaccinazioni. «Vale il discorso contrario: molte vaccinazioni prevengono malattie febbrili che potrebbero scatenare le convulsioni. 
  • 1 bambino su 3 che abbia avuto una convulsione febbrile ne avrà un’altra in corso di febbre e questo con maggior probabilità se in famiglia vi sono stati altri casi simili e se il bambino ha meno di un anno al momento del primo episodio. Gli episodi si diradano poi con la crescita. 
  • dopo il primo episodio di convulsioni febbrili viene in genere prescritto dal pediatra un farmaco a base di Diazepam, in forma di microclisma da somministrare per via rettale, che i familiari dovranno utilizzare per interrompere eventuali crisi convulsive in corso di altri episodi febbrili, solo se la risoluzione della crisi non avviene entro 2-3 minuti.
  • per una corretta somministrazione del Diazepam il beccuccio del microclisma deve essere inserito nel sederino del bambino e schiacciato per vuotare tutto il contenuto nell’ampolla rettale; i glutei vanno tenuti chiusi per qualche secondo per impedire che il farmaco fuoriesca subito. E’ opportuno quindi che il farmaco sia sempre a disposizione a casa, nel caso in cui il bambino abbia già avuto un episodio di convulsioni febbrili
  • nel caso il bambino abbia avuto convulsioni febbrili è bene farlo presente alla scuola in modo che i genitori possano essere avvisati tempestivamente in caso si riscontri un rialzo della febbre durante le ore scolastiche. 
 

In breve

Le convulsioni sono eventi critici che si possono presentare quando la febbre supera i 38°.E’ bene che i genitori informino il pediatra di quanto successo, anche se l’episodio convulsivo si è risolto spontaneamente. In alcuni casi specifici è opportuno, infatti, procedere a un approfondimento diagnostico. 

Fonti / Bibliografia

Pubblicato il 3.11.2025 Aggiornato il 3.11.2025
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