Donne, giovani e non fumatori: per loro la risposta al vaccino anti-Covid 19 è migliore

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 24/12/2021 Aggiornato il 24/12/2021

Una ricerca ancora in corso condotta dall’Università la Sapienza di Roma sul vaccino Pfizer-Biontech in più di 2000 operatori sanitari ha evidenziato una buona risposta anticorpale a distanza di 6 mesi dalla prima dose

Donne, giovani e non fumatori: per loro la risposta al vaccino anti-Covid 19 è migliore

Donne, giovani, non fumatori e senza patologie ad alto rischio di eventi cardio-vascolari. Sono questi i soggetti che a distanza di 6 mesi dalla prima dose di vaccino hanno ancora una buona risposta anticorpale. I risultati arrivano dallo studio coordinato da “Sapienza” Università di Roma e dal Policlinico “Umberto I” di Roma e si sono basati  sulla risposta anticorpale a distanza di 2 e 6 mesi dalla seconda dose di vaccino Pfizer-Biontech su 2065 operatori sanitari.

Gli anticorpi ci sono

La ricerca, promossa dalla rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, e dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I, Fabrizio d’Alba, ha evidenziato che, a distanza di 2 mesi dalla seconda dose di vaccino, solo lo 0,14% (3 persone) dei soggetti ha avuto una insufficiente risposta anticorpale.

Donne e giovani i più protetti

In particolare, il titolo degli anticorpi ha mostrato valori mediani più alti nelle donne rispetto agli uomini e nei soggetti più giovani (18-30 anni riducendosi con l’età fino a livelli mediani nei soggetti sopra i 60 anni).

Meglio senza altre malattie e non fumatori

Inoltre, la presenza di patologie concomitanti, ad alto rischio di eventi cardiovascolari, come ipertensione, diabete e dislipidemia era direttamente collegata a un più basso titolo di anticorpi. Ma anche il fumo si è rivelato una variabile importante.  Infatti, i soggetti fumatori hanno avuto una risposta anticorpale più bassa rispetto ai non fumatori.

Dopo 6 mesi dalla prima dose di vaccino, il titolo di anticorpi si è ridotto di circa il 75% ma la maggior parte dei soggetti mostrava ancora una buona risposta anticorpale, mentre soltanto nello 0,8% (12 soggetti) si è rivelata insufficiente.

Ricerca ancora in corso

Lo studio prevede ulteriori analisi dei dati per verificare se ci sono altre variabili che possono sulle  risposta anticorpale ed è prevista anche la valutazione della risposta alla somministrazione della terza dose in corso presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria Policlinico Umberto I.
“I risultati dell’indagine che stiamo conducendo ci permettono di associare il tipo di riposta anticorpale con variabili importanti come l’età, il sesso, la presenza di comorbidità e gli stili di vita anche nel tempo libero” – sottolinea la rettrice Antonella Polimeni. “La valutazione della quantità e qualità della risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione è importante, perché ci consente di valutare l’efficacia protettiva del vaccino”.

 

 

Forse non sai

COME FUNZIONANO I VACCINI

Attraverso l’introduzione nell’organismo di uno specifico microrganismo non attivo il vaccino attiva il meccanismo naturale di difesa del nostro corpo, cioè il sistema immunitario, per costruire una specifica resistenza all’infezione. Questa difesa immunitaria, simile a quella che si ottiene in seguito alla malattia, protegge dall’attacco dei microrganismi, senza che si sviluppino i sintomi e le complicanze della malattia. 

 

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