Ictus: la prevenzione salva la vita

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 26/08/2021 Aggiornato il 26/08/2021

Contro l’ictus uno studio olandese evidenzia i fattori di rischio da tenere sotto controllo e suggerisce nuove strategie di difesa

Ictus: la prevenzione salva la vita

Ictus: è possibile evitarlo? È la domanda che si sono posti alcuni ricercatori dell’università di Rotterdam, in Olanda, esaminando i dati di quasi 39mila persone seguite per 15 anni, con l’obiettivo di individuare nel sangue marcatori della malattia o, al contrario, elementi protettivi, così da ottenere per ciascuno un profilo di rischio sempre più preciso. 

I nemici da combattere

Stando ai risultati, pubblicati su Neurology, sono 10 i composti-spia pericolosi: tra questi vi sono il colesterolo «cattivo» Ldl, i trigliceridi e il piruvato, una sostanza che deriva dal metabolismo del glucosio e che, se presente in quantità, aumenta la probabilità di ictus del 13 per cento. 

Gli “amici” che proteggono

Mentre l’aminoacido essenziale istidina, che si trova in cibi come carne, uova, latticini e cereali, sembra protettivo perché concentrazioni elevate nel sangue riducono del 10 per cento il rischio di ictus. «L’istidina può essere trasformata in istamina, che a sua volta favorisce la dilatazione dei vasi sanguigni e la riduzione della pressione arteriosa e dell’infiammazione», dice Dina Vojinovic, coordinatrice dell’indagine. «Anche il colesterolo “buono” Hdl, più è abbondante, più abbassa il pericolo».

150mila vittime all’anno solo in Italia

L’ictus è causato dall’occlusione o dalla rottura di un’arteria nel cervello in conseguenza della quale al tessuto cerebrale irrorato dal vaso non arrivano sangue e ossigeno e le cellule muoiono entro breve tempo. Le conseguenze vanno dalla morte allo sviluppo di disabilità più o meno gravi. Tuttavia,  fino all’80 per cento dei casi si potrebbe evitare con modifiche dello stile di vita. Anche in Italia si tratta di una minaccia concreta per tanti: ogni anno si registrano 150mila nuove vittime, stando agli ultimi dati della Società italiana di neurologia, e un terzo non sopravvive entro un anno dall’evento, un altro terzo deve fare i conti con importanti disabilità.

3 cause alla base di quello ischemico

Come spiega Massimo Del Sette, vicepresidente della Società italiana di neurologia e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Lotta all’Ictus Cerebrale (ALICe Italia), «Sono tre le cause principali di ictus ischemico, quello più frequente in cui un vaso cerebrale resta occluso. L’ostruzione al passaggio del sangue può verificarsi per una cardioembolia (il blocco deriva da coaguli che si formano nel cuore e poi viaggiano verso il cervello), e in questo caso la causa è quasi sempre una delle forme più diffuse di alterazioni del ritmo cardiaco, la fibrillazione atriale; diversamente, l’ostruzione può essere dovuta alla trombosi di un vaso con aterosclerosi, come accade per esempio quando nelle carotidi che portano il sangue al cervello ci sono placche da cui possono staccarsi trombi; infine, l’ictus può dipendere da malattie dei piccoli vasi cerebrali, per esempio perché si soffre di ipertensione o diabete che danneggiano le arterie e portano spesso a mini-ictus di cui non ci si rende conto finché non coinvolgono ampie zone del cervello».

I fattori di rischio

«A monte di gran parte di queste cause note di ictus – prosegue Del Sette – ci sono fattori di rischio modificabili fra cui appunto il colesterolo alto, ma anche il fumo, la sedentarietà, la dieta scorretta. I diversi fattori di rischio non si sommano, ma moltiplicano il pericolo. Nella valutazione del rischio complessivo, poi, devono rientrare anche i fattori di rischio non modificabili come età, genere e familiarità per la malattia: non si possono cambiare, ma contribuiscono a dare un quadro più preciso del grado di pericolo».

La prevenzione si fa così

Dunque, modificando le abitudini e la propria vita pratica si può fare molto: dimagrire per esempio aiuta parecchio, soprattutto se si riduce la «pancetta» perché il grasso addominale è il più pericoloso anche per l’ictus. «Tutti sappiamo quali sono le regole di una vita sana, metterle in pratica però è difficile – continua il neurologo – Per riuscirci bisogna individuare il nemico. A volte cambiare abitudini non basta e diventano indispensabili i farmaci. Esiste poi anche la possibilità di intervenire chirurgicamente, in casi selezionati, per togliere placche aterosclerotiche pericolose nelle carotidi: la scelta non è semplice e va valutata caso per caso».

Riconscere i sintomi prima possibile

I sintomi dell’ictus sono subdoli: compaiono all’improvviso e devono mettere subito in allarme: non riuscire a vedere bene metà o una parte degli oggetti o non muovere bene un braccio, una gamba o entrambi gli arti di un lato del corpo; accorgersi di avere la bocca storta; non sentire più o sentire in maniera diversa un arto; non essere in grado di coordinare i movimenti o di stare in equilibrio; non riuscire a parlare perché di punto in bianco non si è più capaci di articolare bene, scegliere o comprendere le parole; essere colpiti da un mal di testa violento e molto localizzato, diverso dal solito. 

 
 

Da sapere!

AGIRE ENTRO 5 ORE

La tempestività nei soccorsi in caso di ictus è fondamentale. Bisogna intervenire entro quattro ore e mezza.  L’intervallo entro cui si hanno i migliori risultati varia molto da individuo a individuo perché il danno matura in maniera diversa a seconda dei soggetti.

Fonti / Bibliografia

  • Association of Circulating Metabolites in Plasma or Serum and Risk of Stroke | NeurologyObjective To conduct a comprehensive analysis of circulating metabolites and incident stroke in large prospective population-based settings.Methods We investigated the association of metabolites with risk of stroke in 7 prospective cohort studies including 1,791 incident stroke events among 38,797 participants in whom circulating metabolites were measured by nuclear magnetic resonance technology. The relationship between metabolites and stroke was assessed with Cox proportional hazards regression models. The analyses were performed considering all incident stroke events and ischemic and hemorrhagic events separately.Results The analyses revealed 10 significant metabolite associations. Amino acid histidine (hazard ratio [HR] per SD 0.90, 95% confidence interval [CI] 0.85, 0.94; p = 4.45 × 10−5), glycolysis-related metabolite pyruvate (HR per SD 1.09, 95% CI 1.04, 1.14; p = 7.45 × 10−4), acute-phase reaction marker glycoprotein acetyls (HR per SD 1.09, 95% CI 1.03, 1.15; p = 1.27 × 1...
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