Idrossiclorochina: servirà a combattere il coronavirus?

Lorenzo Marsili A cura di Lorenzo Marsili

Già impiegata in questi mesi, la idrossiclorochina potrebbe permettere di prevenire il contagio da coronavirus. Un maxistudio di Oxford a grandi tinte italiane cerca di fare chiarezza sui suoi reali effetti sul Covid-19

Idrossiclorochina: servirà a combattere il coronavirus?

L’impiego di idrossiclorochina per contrastare il coronavirus è un tema molto discusso in questi mesi. In alcuni casi, il farmaco è stato utilizzato, ma i suoi effetti non sono ancora così chiari da poter porre fine al dibattito. Per provare a fugare ogni dubbio, l’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) ha approvato il più grande studio italiano sul personale sanitario che, entro l’anno, aiuterà a valutare se l’utilizzo dell’idrossiclorochina prima di un eventuale esposizione al virus permetta di ridurre le probabilità di contagio.

Uno studio mondiale con 800 medici italiani volontari

Lo studio su idrossiclorochina e coronavirus avrà respiro internazionale e prenderà in esame 40mila operatori sanitari tra Asia, Africa ed Europa, interessando circa cento ospedali in tutto il mondo. Promossa dall’Università di Oxford e coordinata dall’Unità di Ricerca in malattie tropicali dell’Università di Mahidol (Bangkok), la ricerca avrà come centro di riferimento italiano l’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in provincia di Verona, in collaborazione con l’ospedale Careggi di Firenze. Nel nostro Paese saranno ben 800 i medici e gli infermieri volontari che si sottoporranno alla sperimentazione.

No al fai-da-te

Sottolineando i rischi che si corrono con un utilizzo fai-da-te di idrossiclorochina, Dora Buonfrate, coordinatrice della ricerca e medico infettivologo del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali del Don Calabria, ricorda come si debba distinguere l’idrossiclorochina dalla clorochina. Quest’ultima è, infatti, un antimalarico con un ampia storia alle spalle. L’idrossiclorochina è invece un suo analogo, utilizzato comunemente per contrastare malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e il lupus etitematoso.

Un campione ad hoc fatto di medici e infermieri

Idrossiclorochina e clorochina sono state già impiegate nella lotta al coronavirus, ma gli studi a riguardo sono pochi e i risultati sui pazienti ancora poco tangibili. Per questo motivo, sottolinea la Buonfrate, il maxistudio sarà fondamentale per valutare esattamente gli effetti dell’idroclorochina sul contagio da coronavirus. Specie se i risultati dovessero arrivare prima che si riesca ad avere un vaccino. Inoltre, il personale sanitario, essendo la fetta di popolazione più esposta al rischio, rappresenta il campione ideale.

Come si svolgerà lo studio

Il campione verrà suddiviso in due gruppi. Al primo gruppo, una volta al giorno per tre mesi, verrà somministrata una compressa di idrossiclorochina. Al secondo verrà invece fornito un semplice placebo. Ogni volontario terrà su una app un diario sanitario con i valori chiave per la ricerca. Saranno poi eseguiti test di monitoraggio: tramite tampone orofaringeo, in caso di sintomi da coronavirus; con prelievi del sangue, per verificare l’insorgere dell’infezione. Al termine della sperimentazione, verranno messi a confronto i tassi di infezione tra i due gruppi, così da avere ben chiara l’efficacia dell’idrossiclorochina nel prevenire il contagio o nel mitigare l’aggressività dell’infezione.

 

 

 
 
 

Da sapere!

I risultati di questo maxistudio dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno. Una tempistica da non sottovalutare visto che, molto probabilmente, non avremo ancora un vaccino.

 

Fonti / Bibliografia

Pubblicato il 30.7.2020 Aggiornato il 16.9.2025
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti