Il Covid-19 colpisce i reni

Luce Ranucci A cura di Luce Ranucci Pubblicato il 11/11/2021 Aggiornato il 11/11/2021

Il Covid-19 colpisce i reni e così crea problemi sia a chi già soffre di qualche disturbo a questi organi sia ai soggetti sani

Il Covid-19 colpisce i reni

Il Covid-19 colpisce i reni: crea maggiori infettività e mortalità nei pazienti nefropatici, ma anche danni renali scatenati dall’infezione del Sars-CoV2 nella popolazione sana. Se ne è parlato al recente Simposio della SIN – SIMIT (Società Italiana di NefrologiaSocietà Italiana di Malattie Infettive e Tropicali).

Qui, studiando l’infezione da Sars-CoV2, è emerso che da un lato i pazienti nefropatici si sono infettati per oltre il 20% in più rispetto alla popolazione generale, con una mortalità 10 volte superiore, dall’altro lato le prime evidenze fanno registrare una percentuale tra il 30 e il 40 di persone che, contratta l’infezione da SARS-CoV2, hanno sviluppato danni renali di vari grado e intensità.

I reni sono organi target

Piergiorgio Messa, presidente SIN e direttore di Unità Operativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale – Policlinico di Milano e professore ordinario di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano spiega: “Sebbene il Covid-19 colpisca prevalentemente l’apparato polmonare, il rene rappresenta uno tra i principali organi target. Non possiamo ignorare l’impatto clinico che ha avuto sulla salute renale, con un’insorgenza di oltre il 50% di danno renale acuto in fase di malattia da Covid-19 nei pazienti ospedalizzati e rischi post-acuti più elevati tanto più era grave l’infezione. Ciò nonostante, gli esiti renali post-acuti sono evidenti anche nei casi in cui la malattia acuta non era così grave da richiedere l’ospedalizzazione”.

Maggiori rischi per tutti

In media, il rischio di incidenza di danno renale acuto (AKI – Acute Kidney Injury) nei pazienti con Covid-19 è stato pari al 20,4%.Tra i fattori associati all’insorgenza di AKI: anziani (over 70) e sesso maschile, ma anche la presenza di comorbidità quali diabete, ipertensione, malattia renale cronica e neoplasia. Prosegue Messa: “L’insorgenza di AKI ha aumentato i ricoveri in terapia intensiva e la probabilità di morte, con una gravità di danno renale che andava di pari passo con la gravità dell’infezione da Covid-19”.

Servono nuovi protocolli di gestione

Il Simposio del 62° Congresso della Società Italiana di Nefrologia ha concluso che il Covid-19 colpisce i reni e ha invitato tutti a pensare e disegnare efficaci protocolli di gestione delle future pandemie.

 

Curiosità

La nefrologia (derivante dall’unione delle parole greche νεϕρός, nefròs, che significa rene, e λόγος, lògos, che significa discorso, studio) è quella branca della medicina interna che si occupa delle malattie renali. Il nefrologo studia il rene dal punto di vista anatomico, fisiologico e patologico.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Fratello e sorella (solo da parte di madre) possono avere figli sani?

22/07/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

I figli di consanguinei hanno un alto rischio di nascere con anomalie genetiche e disturbi del neurosviluppo. Questa è la principale ragione per la quale nelle società organizzate sono vietate le unioni tra parenti stretti.   »

Dopo un aborto spontaneo quanto tempo ci vuole per cominciare un’altra gravidanza?

15/07/2024 Gli Specialisti Rispondono di Augusto Enrico Semprini

Se un primo concepimento è avvenuto in pochi mesi, ci sono altissime probabilità (addirittura il 100%!) di avviare una nuova gravidanza entro sei mesi dall'aborto spontaneo.   »

Si può ridatare la gravidanza una seconda volta?

14/06/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

La ridatazione ecografica può essere eseguita una volta sola nel primo trimestre (quando c'è più di una settimana di differenza tra il calendario ostetrico e le dimensioni effettive del feto), dopodiché se il bambino risulta più piccolo dell'atteso non si può più attribuire il dato a un concepimento...  »

Fai la tua domanda agli specialisti