Infarto: ci sono differenze tra donne e uomini?

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi

Dolore al petto, sudore e dispnea: sono i tre sintomi più comuni di infarto in entrambi i sessi. Uomini e donne però presentano anche alcune differenze che è importante conoscere

Infarto: ci sono differenze tra donne e uomini?

Chi l’ha detto che l’infarto si manifesta in modo diverso negli uomini e nelle donne? Uno dei capisaldi della medicina di genere potrebbe rischiare di scricchiolare. Colpa di una nuova metanalisi condotta da un gruppo di ricercatori olandesi e pubblicata sul Journal of American Heart Association, secondo cui i sintomi tipici della sindrome coronarica acuta sono gli stessi nei due sessi: dolore al petto, sudore e dispnea.

Uno studio molto ampio

Gli autori hanno cercato nella letteratura scientifica degli ultimi 20 anni gli studi riguardanti i sintomi dei pazienti che avevano ricevuto una diagnosi di sindrome coronarica acuta: o infarto o angina instabile. Complessivamente, hanno valutato 27 studi. Hanno così scoperto che la manifestazione più comune di queste emergenze, il dolore toracico, si presenta in misura quasi uguale nei due sessi: nel 79% degli uomini e nel 74% delle donne. Anche la dispnea, ossia la difficoltà respiratoria, compare sia nei maschi sia nelle femmine, sebbene gli esperti abbiano calcolato che il sesso femminile ha il 34% di probabilità in più rispetto a quello maschile di avere respiro corto. Al contrario, la sudorazione, pur essendo un segnale tipico di entrambi i sessi, è più frequente nei maschi (il 26% in più che nelle donne).

Le donne hanno anche sintomi atipici

Dallo studio emerge, inoltre, che le donne presentano anche sintomi atipici di infarto. Quali? Rispetto agli uomini, hanno più del doppio delle probabilità di avvertire dolore tra le scapole e il 64% in più di avere nausea e/o vomito. Ricerche precedenti avevano messo in evidenza che in alcune donne questo evento così serio può esordire anche con una semplice sensazione di spossatezza e con un malessere generale. È anche per queste ragioni che il sesso femminile, spesso, arriva al Pronto soccorso in maniera meno tempestiva rispetto a quello maschile.

 

 

 

 
 
 

Da sapere!

Le donne sono diverse anche nel modo in cui affrontano i primi segnali di malattia. Abituate a sopportare il dolore e più propense a prestare attenzione agli altri (mariti, figli, familiari) piuttosto che a loro stesse, troppo spesso non prestano importanza alle prime avvisaglie e si presentano in ospedale quando l’infarto è già avanzato.

 

Fonti / Bibliografia

Pubblicato il 24.6.2020 Aggiornato il 24.6.2020
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti