Influenza: previsti in Italia sei milioni di casi

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi Pubblicato il 05/11/2019 Aggiornato il 05/11/2019

Secondo le previsioni degli esperti saranno sei milioni gli italiani costretti a letto dall’influenza che quest’anno sarà più “cattiva” del solito

Influenza: previsti in Italia sei milioni di casi

Il virologo Fabrizio Pregliasco, del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Milano, ha affermato che, per la stagione in arrivo, ci potrebbero essere circa 6 milioni di casi di influenza, con un’incidenza leggermente inferiore rispetto agli scorsi anni, ma con virus influenzali più insidiosi.

Nuove varianti del virus

Come risulta dalla stagione influenzale dell’emisfero australe, si sono diffuse due nuove varianti dei virus, H3N2 (A/Kansas) e H1N1(A/Brisbane), cause di quelle forme influenzali che, soprattutto nei bambini e nelle persone più anziane e fragili, possono provocare un più alto rischio di complicanze. Pregliasco ha sottolineato che l’H3N2 ha la capacità di lavorare in coppia con lo streptococco pneumoniae e può quindi portare una sovrapposizione batterica. Oltre a questi due virus, saranno presenti anche B/Colorado e B/Phuket, varianti già conosciute nelle passate stagioni. Per questo motivo i vaccini quest’anno sono per lo più quadrivalenti. È importante ricordare di comportarsi con responsabilità sociale ed evitare il più possibile di contagiare altre persone e che il vaccino resta sempre il modo migliore per proteggersi.

Prevenzione e terapia

L’influenza vera e propria è caratterizzata dalla compresenza di tre caratteristiche: febbre oltre i 38 gradi, dolori muscolari-articolari e almeno un sintomo respiratorio: tosse secca, naso che cola, mal di gola. Si scatena nell’arco di quelle 4-6 settimane in cui la temperatura si abbassa molto e all’inizio in modo brusco. Come misura preventiva è sempre consigliato lavarsi spesso le mani ed evitare luoghi affollati, stare attenti gli sbalzi termici e riposare molto. Pregliasco raccomanda anche una terapia con farmaci di automedicazione (antifebbrili, decongestionanti delle vie aeree) che hanno l’obiettivo di attenuare i sintomi; bere molto e stare a riposo e, se in tre giorni la febbre non scende, rivolgersi al medico di famiglia. Sbagliato, invece, ricorrere subito agli antibiotici come – secondo l’indagine – fanno il 23% degli uomini e il 9% delle donne e il 29% dei giovani. Solo se il medico ha il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica (febbre per più di 5 giorni, alta frequenza cardiaca, tosse grassa con muco colorato) è lecito ricorrervi.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Negli ultimi tempi si è notato un minor ricorso alla vaccinazione e una sottovalutazione della malattia. Questo perché si sottostimano i rischi di una patologia che, se mal gestita, può creare guai e mortalità nei soggetti a rischio.

 

 

 

 

 

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