Long Covid: dipende dalla coagulazione del sangue?

Luce Ranucci A cura di Luce Ranucci

Alla base del Long Covid, caratterizzato da senso di fatica cronica e ridotta forma fisica, potrebbero esservi anche alterazioni della coagulazione del sangue

Long Covid: dipende dalla coagulazione del sangue?

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Thrombosis and Haemostasis da esperti della RCSI University of Medicine and Health Sciences in Irlanda, con la sindrome del Long Covid sono alterate le concentrazioni ematiche di molecole coinvolte nei processi di coagulazione.

Il Long Covid

Si stima che il Long Covid colpisca milioni di persone nel mondo, con sintomi che vanno da affanno a fatica, da cefalea a congiuntivite e ad ansia. Attenzione: il Long Covid può interessare sia persone che contraggono l’infezione in forma grave, sia persone che hanno solo sintomi lievi. Il Covid-19 è una malattia che si associa spesso ad alterazioni della coagulazione del sangue e in alcuni pazienti può dare proprio dei trombi più o meno gravi.

Rischio trombi

Gli esperti hanno esaminato un gruppo di pazienti con la sindrome del Long Covid e hanno notato che presentano nel sangue concentrazioni elevate di molecole che indicano processi coagulativi anomali come i trombi, appunto una delle complicanze comuni del Covid.
Nonostante il quadro infiammatorio fosse tornato normale per questi pazienti dopo la remissione dal Covid 19, spiegano gli esperti, non è stato così per il quadro della coagulazione del sangue, indipendentemente dal fatto che questi individui avessero avuto il Covid in forma grave o solo moderata.

Marcatori nel sangue

“Poiché i marcatori della coagulazione del sangue restavano elevati nei soggetti con Long Covid, mentre quelli infiammatori tornavano normali dopo la remissione dall’infezione – spiega Helen Fogarty, autrice principale del lavoro – i nostri risultati suggeriscono che il sistema della coagulazione potrebbe essere alla base del Long Covid”. 

 
 
 

Da sapere!

QUANDO IL COVID NON PASSA

Nel corso degli ultimi mesi sono stati tanti i casi di persone che, dopo essere guarite dal Covid-19, hanno affermato di continuare ad avere problemi di salute di vario genere, anche a distanza di tempo. La maggior parte delle persone che hanno contratto il Covid-19 riesce a recuperare completamente entro due mesi. Alcuni, invece, continuano a presentare disturbi e manifestazioni cliniche per più tempo. Questi strascichi a volte sono così severi da impedire alla persona che ne soffre di ritornare a condurre una vita normale. Tale condizione, per gli inglesi Long Covid e per noi Sindrome Post Covid-19, indica l’insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che persistono dopo l’infezione, rappresentando una specie di continuazione della malattia.

Pubblicato il 14.10.2021 Aggiornato il 14.10.2021
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

L’influenza è pericolosa in gravidanza? Meglio fare il vaccino?

13/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Il vaccino antinfluenzale è fortemente raccomandato alle donne che aspettano un bambino, perché contrarre l'influenza in gravidanza può esporre a gravi rischi.   »

Incinta subito dopo un aborto spontaneo, ma l’embrione ha il battito lento

13/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Il fatto di rimanere incinta subito dopo aver subito un'interruzione spontanea della gravidanza esprime un'ottima fertilità di coppia, tuttavia non garantisce che tutto vada a buon fine.   »

Bimba di tre anni con otiti ricorrenti: perché?

06/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

A volte è la particolare conformazione delle tube di Eustachio (i tubicini che collegano l'orecchio al naso) a favorire la ricorrenza delle otiti, tuttavia con la crescita tutto si risolve.   »

Benzodiazepine assunte per dormire nella 30ma settimana di gravidanza

06/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Le benzodiazepine sarebbero proprio da evitare in gravidanza in quanto tendono a dare dipendenza farmacologica e crisi di astinenza sia alla mamma che al nascituro. Esiste a un farmaco migliore che agisce sullo stesso recettore delle benzodiazepine (quindi in modo analogo a Lorazepam) senza però dare...  »

Fai la tua domanda agli specialisti