Nuovo farmaco per l’emicrania finalmente in Italia

Pamela Franzisi A cura di Pamela Franzisi Pubblicato il 11.9.2020 Aggiornato il 11.9.2020

Galcanezumab è il principio attivo del nuovo farmaco per l’emicrania che assicura buoni risultati sia per le forme episodiche sia per quelle croniche. Potrebbe migliorare la qualità della vita di chi soffre di questa patologia

Nuovo farmaco per l’emicrania finalmente in Italia

L’emicrania, il mal di testa ricorrente ed insopportabile, può invalidare l’esistenza di molte persone. Oggi c’è una speranza in più di migliorare la qualità di vita di chi ne soffre: l’arrivo di un nuovo farmaco per l’emicrania.

Una cura specifica

Si chiama galcanezumab il principio attivo del farmaco sviluppato da Lally, una cura specifica per l’attacco di emicrania, sia per le forme episodiche che per le forme croniche.

“Gli studi clinici dimostrano che galcanezumab induce una riduzione del numero di giorni di emicrania di almeno il 50% nel 62% dei pazienti affetti dalla forma episodica (forma cronica 28%), di almeno il 75% nel 39% dei casi (forma cronica 9%) e del 100% nel 16% dei soggetti trattati – afferma Piero Barbanti, presidente eletto Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee)  – Galcanezumab è in grado di ridurre considerevolmente il numero dei giorni di emicrania anche nei soggetti che abbiano fallito fino a quattro farmaci preventivi precedenti, quindi finora considerati potenzialmente refrattari: lo studio Conquer testimonia che l’efficacia di galcanezumab prescinde dai fallimenti terapeutici precedenti”.

Gli anticorpi monoclonali anti-Cgrp

Sino ad ora questa malattia è stata trattata con farmaci nati per trattamenti diversi. Il nuovo farmaco per l’emicrania, approvato dall’Aifa disponibile nel mercato italiano a carico del Servizio sanitario nazionale, è appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali anti-Cgrp. Una sola somministrazione mensile sottocute ha un’efficacia elevata e durevole nel tempo.

“Gli anticorpi monoclonali anti-Cgrp si caratterizzano per un meccanismo d’azione molecolare molto selettivo e specifico: è la prima volta che abbiamo farmaci che bloccano un neuropeptide o il suo recettore in maniera così precisa – spiega Pierangelo Geppetti, presidente Sisc (Società italiana per lo studio delle cefalee) – Questo comporta due risultati: da un lato si ha la possibilità di inibire il meccanismo che genera il dolore e la costellazione di sintomi dell’attacco emicranico, dall’altro che, proprio perché il meccanismo che viene inibito è così specificamente dedicato a produrre questo tipo di dolore, l’uso di questi farmaci ha portato all’evidenza di un profilo di sicurezza molto buono, se non addirittura eccellente. I vari studi clinici hanno evidenziato che gli effetti avversi prodotti da questo farmaco sono uguali a quelli prodotti dal placebo, quindi sono sostanzialmente assenti”.

 

 
 
 

Da sapere!

L’emicrania è caratterizzata da attacchi che possono durare dalle 4 alle 72 ore, in genere localizzati in un lato della testa, con dolore spesso associato a nausea, vomito, sensazione di fastidio verso i rumori e le luci. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha classificato l’emicrania al secondo posto tra le malattie che causano disabilità e prima causa di disabilità al di sotto dei 50 anni.

Fonti / Bibliografia

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