Parotite

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Cos’è la parotite?

La parotite è una malattia infettiva che determina un rigonfiamento doloroso delle ghiandole salivari. In genere, sono coinvolte le ghiandole parotidi, cioè quelle poste in basso dietro le orecchie.
Questa malattia è nota soprattutto con il termine popolare di “orecchioni“, assegnatole perché fa sembrare più grandi le orecchie: esse, infatti, vengono spinte in fuori dalle ghiandole parotidi, gonfie in seguito all’infiammazione.
La parotite colpisce prevalentemente i bambini in età scolare, tra i 5 e i 10 anni e il suo picco di frequenza si verifica tra la fine dell’inverno e la primavera. Occorre, quindi, prestare particolare attenzione se in casa, oltre al piccolo, c’è un fratellino più grande.
La legge italiana prevede un periodo di isolamento di nove giorni dalla comparsa del rigonfiamento delle parotidi. Il periodo di contagio inizia due-sette giorni prima della comparsa del rigonfiamento e finisce cinque-otto giorni dopo. Una volta contratta, la parotite assicura un’immunità per tutta la vita.

Le cause

La parotite è provocata da un virus della famiglia dei Paramyxovirus, alla quale appartengono anche il virus del morbillo, il virus respiratorio sinciziale e i virus delle parainfluenze.

Come si trasmette

La parotite si trasmette attraverso il respiro mediante le goccioline di saliva o muco emesse nell’aria dal malato quando parla, tossisce o starnutisce oppure dal contatto diretto con le secrezioni infette.

I sintomi della parotite

La parotite si manifesta inizialmente con sintomi comuni a molte altre malattie infettive. Dopo un’incubazione di circa dodici-ventuno giorni, compaiono, infatti, un malessere generale accompagnato da svogliatezza, mal di testa, nausea, mal di pancia e febbre leggera.
Può capitare, però, che il bambino non manifesti alcun sintomo prima della comparsa del rigonfiamento. Una delle due ghiandole parotidi inizia a gonfiarsi, in genere, dopo tre-quattro giorni e, nel giro di un paio di giorni, lo stesso processo si verifica anche nell’altra ghiandola (talvolta, però, il rigonfiamento può interessare solo un lato del viso). Il gonfiore aumenta gradualmente fino a raggiungere l’apice il secondo o il terzo giorno, quindi inizia ad attenuarsi fino a scomparire in circa sette giorni.
Quando le ghiandole sono gonfie il bimbo può lamentare un dolore intenso e talvolta può fare fatica a mangiare. Masticando, infatti, muove la mandibola stimolando la zona infiammata. La febbre, in questa fase, in genere raggiunge i 38,5-39° C misurati nel sederino.

Come riconoscere la parotite?

La parotite si riconosce dal rigonfiamento tipico delle ghiandole parotidi, che fa ruotare in avanti e spinge in fuori i padiglioni auricolari che così sembrano più grandi del normale. Il rigonfiamento è localizzato nel “triangolo della parotite”, cioè nell’area compresa tra il margine posteriore della mascella, l’orecchio e il collo.

Le possibili complicazioni

Normalmente nei bambini la parotite dura pochi giorni. Le complicazioni che può comportare sono rare e tendono a variare a seconda dell’età della persona colpita.
A rischio sono soprattutto i bambini piccoli, che possono andare incontro (250 casi ogni 100.000) a una forma, generalmente benigna, di meningite (l’infiammazione delle meningi, cioè delle membrane che rivestono il cervello). Questa forma di meningite, che si manifesta nella fase conclusiva della malattia con intenso mal di testa, irrigidimento del collo e febbre alta,  guarisce senza cure particolari.
Un altro rischio serio è quello di encefalite (infiammazione del cervello), che può avere conseguenze irreversibili.
Negli adolescenti e negli adulti maschi possono presentarsi casi di orchite, cioè dell’infiammazione di uno o di entrambi i testicoli, che determina sterilità in circa il 10 per cento dei casi. Nelle femmine, dopo i 12 anni, si può verificare, invece, un’infiammazione dell’ovaio che non ha però effetti sulla capacità riproduttiva.
Una delle complicanze più temute della parotite è la sordità, ma si tratta di un’eventualità molto rara. Si tratta, di solito, di una sordità monolaterale (che interessa cioè un solo orecchio) provocata dal virus, che si localizza nel nervo acustico e si può manifestare a ogni età.
Se si sospetta che un bimbo colpito dalla parotite abbia subito una riduzione dell’udito da un orecchio, è bene sottoporlo subito a una visita specialistica: in ogni caso, potrebbe trattarsi anche di un calo temporaneo.

Le cure per la parotite

Come per le altre malattie di origine virale, anche per la parotite non esiste una cura specifica. Il pediatra può solo tentare di attenuarne i sintomi dando, per esempio, al bambino un antifebbrile a base di paracetamolo, quando la temperatura supera i 38,5° C misurati nel sederino, o analgesici se il dolore alle ghiandole parotidi risulta troppo intenso.
Non è necessario tenere il bambino a letto. Il riposo forzato, infatti, non favorisce la guarigione, né riduce il rischio di complicazioni connesso alla parotite.

Si può prevenire con la vaccinazione?

Per prevenire la parotite, e le eventuali complicazioni, è disponibile un vaccino, che viene somministrato di norma all’età di 15-18 mesi nel calendario vaccinazioni, con un richiamo a 5-6 anni. Si tratta di un vaccino antiparotite obbligatorio per i bambini, che di norma viene somministrato insieme a quelli contro il morbillo, la rosolia e la varicella mediante la vaccinazione tetravalente (MPRV).

Consigli per i genitori

Per dare sollievo al dolore si può applicare del ghiaccio avvolto in un panno sulla parte gonfia. È bene eliminare dalla dieta del bambino i cibi aspri e gli agrumi (da dare comunque dopo l’anno di età), perché stimolano la salivazione e possono infiammare ulteriormente le parotidi.
Utile anche offrire al piccolo cibi liquidi o semiliquidi come gelato, puree e passati di verdura, se il bambino prova dolore quando deglutisce. Se gli fa male aprire la bocca, si può farlo bere con la cannuccia.
Revisione testo a cura della direttrice Silvia Huen, ultima modifica 19/02/2020.

Fonti / Bibliografia

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