Pertosse

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 25/11/2014 Aggiornato il 25/11/2014

Conosciuta anche come tosse canina o tosse convulsa, la pertosse è una malattia infettiva causata da un batterio, la Bordetella pertussis che colpisce l’apparato respiratorio. Può essere trasmessa a persone di qualsiasi età ed è particolarmente pericolosa per i neonati che, non essendo in questo caso protetti dagli anticorpi materni, possono venire contagiati anche entro i primi sei mesi di vita.

È la tosse canina

Conosciuta anche come tosse canina o tosse convulsa, la pertosse è una malattia infettiva causata da un batterio, la Bordetella pertussis che colpisce l’apparato respiratorio. Può essere trasmessa a persone di qualsiasi età ed è particolarmente pericolosa per i neonati che, non essendo in questo caso protetti dagli anticorpi materni, possono venire contagiati anche entro i primi sei mesi di vita. La pertosse è una malattia piuttosto contagiosa, la cui massima incidenza si verifica in inverno e in primavera. Il periodo di contagio è abbastanza lungo (può durare anche tre-quattro settimane), ma il rischio di trasmetterla è elevato soprattutto nella fase catarrale della tosse, quella che precede gli attacchi veri e propri. La legge italiana prevede un periodo di isolamento di sette giorni dall’inizio della somministrazione dei farmaci. Una cura a base di antibiotici iniziata ai primi sintomi riduce, infatti, gradualmente la contagiosità della malattia, fino ad annullarla dopo circa cinque giorni.

Come si manifesta la pertosse

La tosse è il sintomo principale della pertosse e compare dopo un’incubazione di sette-dieci giorni. In questa prima fase si tratta di una tosse catarrale concentrata nelle ore notturne, a volte accompagnata da starnuti e secrezione di muco dal naso. Progressivamente diventa sempre più secca e il bambino comincia a tossire anche di giorno. Dopo circa due settimane inizia la fase acuta della malattia caratterizzata da attacchi di tosse convulsa. Si tratta di sequenze di colpi di tosse ravvicinati e sempre più intensi che, impedendo al bimbo di riprendere fiato, sono seguite da una profonda inspirazione di aria accompagnata da un tipico “urlo”. La frequenza di questi attacchi è molto variabile e può andare da quattro a cinquanta al giorno, per lo più concentrati nelle ore notturne. Spesso tali attacchi sono accompagnati da cianosi (il bimbo assume un colorito violaceo a causa dell’insufficiente ossigenazione dei tessuti) e da vomito.

Dopo altre due settimane gli attacchi diminuiscono di intensità e frequenza e comincia la lunga fase della convalescenza. Il bambino può continuare a presentare una tosse fastidiosa per diverse settimane. Ciò non deve preoccupare i genitori: non si tratta, infatti, di una ricaduta bensì della normale reazione dei polmoni che si stanno ristabilendo gradualmente. 

Si riconosce così

La pertosse si riconosce dagli attacchi di tosse convulsa presenti anche di notte. Le crisi sono caratterizzate da vere e proprie raffiche di colpi di tosse secca con fiato trattenuto, cui fa seguito il tipico “urlo” (da cui la definizione popolare di tosse canina o asinina) che serve a immettere velocemente ossigeno nei polmoni.

Le cure per la pertosse

Trattandosi di una malattia di origine batterica, la pertosse si cura con antibiotici specifici. Il più indicato è l’eritromicina da somministrare per quindici giorni. Oltre a eliminare il pericolo di contagio dopo cinque giorni, la cura riduce i tempi della malattia portando il bimbo alla guarigione entro due settimane. Per essere più efficace, i farmaci vanno dati alla comparsa dei primi sintomi, cioè nella fase della tosse catarrale. Per ridurre frequenza e intensità degli attacchi di tosse convulsa il pediatra può prescrivere farmaci a base di cortisone. Scarsi sembrano essere, invece, i benefici apportati dall’uso di sciroppi sedativi, mentre è utile mantenere umidificato l’ambiente in cui soggiorna il bambino. Se si sospetta il contagio di un neonato il pediatra prescrive, in genere, una cura a base di antibiotici per quindici giorni. 

Attenzione ai neonati

La pertosse può determinare complicazioni serie, in particolare se a contrarre la malattia è un neonato. Tra esse vanno segnalate la broncopolmonite e, pur se più rara, l’encefalite (una malattia che agisce sul sistema nervoso centrale, cioè il cervello). L’encefalite tende a colpire, in particolare, i bimbi di pochi mesi ed è causata dal mancato apporto di ossigeno al cervello, provocato dalle crisi di apnea (sospensione della respirazione) che, nei lattanti, possono accompagnarsi agli attacchi di tosse convulsa.

Si previene con la vaccinazione

I pediatri raccomandano di vaccinare il bambino piccolo contro il virus della pertosse, in quanto il neonato in questo caso non è protetto dagli anticorpi materni. Questa malattia infettiva può, inoltre, dare complicazioni serie. In genere il vaccino della pertosse è somministrato in associazione a quelli obbligatori contro il tetano e la difterite, in tre dosi successive, all’età di 2-3, 5 mesi e 11 mesi con un richiamo verso i 5-6 anni di età.

 
 
 

Per saperne di più

Consigli per i genitori

Durante le crisi di tosse, può essere utile tenere il bambino in braccio leggermente piegato in avanti, dopo avere posto sul pavimento una bacinella dove possa sputare il muco o vomitare. Occorre ricordarsi poi di lavare il contenitore con acqua bollente per disinfettarlo. Di notte è consigliabile che uno dei genitori si trasferisca nella camera del bambino per assisterlo durante i frequenti attacchi di tosse notturni. In alternativa si può portare temporaneamente il lettino del bimbo nella propria camera. È opportuno offrire piccoli spuntini al bimbo al posto del pasto completo, se appare infastidito dal cibo, tossisce o vomita dopo aver mangiato. Nel caso di un lattante, è sempre meglio attaccarlo al seno dopo la fine di un attacco di tosse.

 

 

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