Streptococco nei bambini: sintomi, contagio e cura

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo

Talvolta non provoca sintomi, in altri casi porta mal di gola, febbre e complicanze più serie. Può essere identificato dal tampone faringeo al quale eventualmente associare antibiogramma.

Streptococco nei bambini: sintomi, contagio e cura

Lo streptococco nei bambini ma anche nelle persone adulte è un batterio che è presente in circa in quinto della popolazione e non sempre causa problemi. Nei più piccoli, è spesso responsabile di forme di mal di gola anche accompagnata da febbre. Lo streptococco nei bambini ha queste conseguenze spesso nei mesi invernali e negli anni scorsi, in particolare dopo la pandemia di Covid-19, i casi di mal di gola legati a questo batterio sono aumentati, soprattutto tra i bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni.

L’allentamento delle misure di sicurezza (mascherine, distanziamento, igiene delle mani per limitare l circolazione del Coronavirus) ha riportato a contatto con i germi l’organismo dei più piccoli, non adeguatamente allenati a riconoscerli e ad affrontarli con le difese naturali.

Si è parlato quindi di un “debito immunologico” che ha causato un aumento delle infezioni legate allo streptococco, a partire dal 2023, che oggi si mantengono stabili.

“Lo streptococco è la causa dei mal di gola dei bambini nel 10% casi. Il responsabile, più precisamente, è lo Streptococcus pyogenes, conosciuto anche come streptococco beta emolitico di gruppo A, SBEGA o GAS”, chiarisce la dottoressa Laura Cursi, pediatra dell’Unità di Malattie infettive del Bambino Gesù di Roma. “Questo tipo di mal di gola viene chiamato faringite streptococcica, tonsillite streptococcica oppure mal di gola da streptococco. Si tratta di un’infezione batterica contagiosa che può colpire adulti e bambini”.

Cos’è lo streptococco e cosa provoca

Lo streptococco fa parte di un ampio gruppo di batteri, gli streptococchi, che possono essere suddivisi in due gruppi principali:

  1. streptococchi alfa-emolitici
  2. streptococchi beta-emolitici del gruppo A e del gruppo B

Lo streptococco più diffuso nel gruppo degli alfa-emolitici è lo pneumococco o Streptococco pneumoniae, che causa infezioni dell’orecchio o dei seni paranasali, polmoniti, batteriemia, sepsi e meningite.

“Gli streptococchi beta-emolitici di gruppo A chiamati SBEA o SBEGA sono responsabili di diversi tipi di infezioni, da quelle non invasive come l’angina o faringite streptococcica, oltre che della scarlattina, una delle malattie esantematiche dei bambini e dell’impetigine che consiste in un’infezione della pelle”, aggiunge la dottoressa Cursi.

“Possono causare anche infezioni invasive in grado di esporre a rischio la vita del malato. Sono esempi di queste la sindrome da shock tossico, la cellulite e fascite necrotizzante, l’endocardite che è un’infezione che colpisce il cuore), l’osteomielite (infezione dell’osso), la meningitela polmonite, l’artrite (infezione delle articolazioni), la batteriemia, la miosite (infezione dei muscoli).

Sono inoltre responsabili delle complicanze immunologiche post streptococciche, ovvero danni d’organo non causati dal batterio direttamente, ma dalla risposta immunitaria anomala dell’organismo dopo l’infezione. Le principali sono la febbre reumatica acuta, la glomerulonefrite post-streptococcica e i disturbi neuropsichiatrici autoimmuni pediatrici associati alle infezioni streptococciche.

Gli streptococchi beta-emolitici del gruppo B possono causare infezioni del sangue, polmoniti e meningiti in epoca neonatale, ma possono colpire anche gli adulti.

Sintomi 

L’infezione da SBEGA solitamente colpisce faringe e tonsille. Si manifesta in modo piuttosto improvviso e con sintomi abbastanza caratteristici. I sintomi principali sono :

  • mal di gola,
  • dolore nel deglutire, tonsille gonfie e arrossate o con placche (non sempre)
  • linfonodi del collo ingrossati e dolenti al tatto
  • febbre.

Alcuni bambini possono inoltre avere mal di testa, mal di stomaco e nausea.

Con febbre alta e senza febbre

In alcuni casi, la faringite da streptococco è accompagnata da febbre anche elevata. In una percentuale di bambini calcolata tra il 10 e il 25%, non compaiono i sintomi dell’infezione anche se il tampone risulta positivo. Questi bambini vengono definiti “portatori di SBEGA”, una condizione che può perdurare settimane o mesi, con scarsa contagiosità e un rischio minimo di complicanze. Per loro non è consigliata la terapia antibiotica.

Contagio e incubazione

Il contagio dello streptococco è abbastanza semplice e rapido, soprattutto tra i bambini che vivono a stretto contatto. Si verifica a causa delle goccioline di saliva di una persona infetta, che vengono diffuse ad esempio tramite tosse o starnuti.

Ci si può contagiare anche bevendo nello stesso bicchiere o utilizzando le posate usate da una persona infetta, meno frequentemente toccando superfici contaminate e poi portandosi la mano al naso o alla bocca oppure toccando lesioni cutanee causate da questo batterio.

I sintomi compaiono in genere dopo 2-5 giorni di incubazione. Il periodo in cui il pericolo di contagio è maggiore è al culmine della sintomatologia, ma il bambino (se non viene curato con antibiotici) rimane contagioso fino a 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Chi è positivo allo streptococco, ma asintomatico, è meno contagioso di chi manifesta sintomi.

Come fare la diagnosi di streptococco

Molti sintomi dello streptococco nei bambini sono assai simili a quelli delle faringiti e delle faringotonsilliti virali, che sono spesso accompagnate da raffreddore, raucedine o congiuntivite.

“Anche la presenza di placche in gola, cioè l’essudato biancastro che ricopre le tonsille infiammate, non è segnale sicuro di infezione da streptococco, poiché anche alcune faringotonsilliti di origine virale possono provocare questo quadro clinico” continua la pediatra. “Prima di stabilire che occorre una cura antibiotica è dunque necessario fare una diagnosi effettuando un tampone faringeo”.

Esistono principalmente due tipi di tampone per fare diagnosi di SBEGA:

  1. tampone classico: richiede più tempo per la risposta (18-36 ore), Si esegue strofinando delicatamente un piccolo cotton-fioc sulle tonsille o sull’essudato che ricopre le tonsille o nella parete posteriore del faringe. Il campione è poi esaminato in laboratorio dove viene eseguito l’esame colturale che permette di individuare la presenza dello SBEGA. In casi particolari, per esempio se l’infezione non risponde agli antibiotici, si esegue anche l’antibiogramma..
  2. tampone rapido: il tampone di prima scelta è il rapido, quello per individuare gli antigeni diretti contro lo SBEGA (tempi di risposta 5-10 minuti). Si può eseguire in farmacia oppure a casa. Ha un’attendibilità elevata (circa 96%) ma deve essere fatto bene, ossia usando l’abbassalingua, senza toccare il cavo orale e prelevando materiale da entrambe le tonsille. Se non si è certi di riuscire a eseguire il tampone a casa in modo corretto, è meglio farlo in farmacia o dal pediatra perché può risultare negativo anche se il batterio è presente.

Quanto dura

Se l’infezione viene trattata con antibiotici, la febbre tende ad abbassarsi già dopo il primo giorno, mentre gli altri sintomi migliorano nel giro di un paio di giorni.

Il rientro del bimbo a scuola, se le sue condizioni di salute generale sono buone, può avvenire già dopo 24 ore dall’avvio della terapia antibiotica. Questa va comunque portata a termine e di solito dura una decina di giorni. Se non trattato, invece, il paziente rimane contagioso per 21 giorni dopo la comparsa dei primi sintomi.

Tutte le cure

La faringite da SBEGA di solito non è preoccupante, ma va curata nel modo adeguato. “L’antibiotico di scelta è l’amoxicillina per una durata di 10 giorni” precisa la dottoressa Cursi. Se compaiono sintomi come febbre, mal di testa, malessere generale il pediatra può suggerire l’assunzione di paracetamolo oppure ibuprofene nella dose giusta a seconda dell’età e del peso del bambino per alleviare i sintomi.

Rischi e complicanze

Le infezioni da streptococco possono dare origine a complicanze gravi, anche a distanza dall’infezione acuta: è proprio per questo motivo che in caso di dubbio si consiglia di rivolgersi subito al proprio pediatra per eseguire un tampone e iniziare tempestivamente una eventuale terapia antibiotica.

Tra le complicanze più serie ci sono:

  • la malattia reumatica o febbre reumatica, che può colpire cuore, articolazioni, cute e sistema nervoso. È la complicanza più temuta e il motivo principale per cui si cura la tonsillite da streptococco con antibiotici. È più frequente nei bambini tra i 5 e i 15 anni di età
  • la glomerulonefrite acuta post-infettiva: infiammazione dei reni che provoca edemi, pressione alta e urine di colore scure
  • la PANDA, ovvero Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections, disturbi neuropsichiatrici infantili autoimmuni associati a infezioni da streptococco.

In alcuni casi, inoltre, la faringotonsillite da streptococco beta emolitico di gruppo A può causare l’estensione dell’infezione a tessuti vicini, provocando ascessi peritonsillari, parafaringei o retrofaringei, linfoadenite laterocervicale, otite media, sinusite e mastoidite.

Se l’infezione si diffonde nel sangue si possono avere sepsi, polmoniti, artriti settiche.

Alcuni ceppi di streptococco producono speciali tossine, chiamate esotossine pirogene responsabili della scarlattina, malattia esantematica che si caratterizza per la comparsa di eruzione cutanea, lingua a fragola, guance arrossate associate a febbre

Come prevenire l’infezione

Non si può parlare di una vera e propria prevenzione dello Streptococco. Sono sempre valide le misure di sicurezza come, lavarsi con cura le mani, ma non è detto che, se in classe un bambino è positivo allo Streptococco, anche gli altri lo siano.

Di conseguenza, non serve sottoporre il bambino a un tampone in assenza di sintomi. Se, invece, il piccolo presenta i sintomi tipici dello Streptococco, quindi febbre alta, tonsille infiammate e gonfie, è opportuno effettuare il tampone, evitando i test fai da te che non sempre sono attendibili.

“È meglio sottoporsi a un tampone faringo-tonsillare effettuato da personale qualificato per capire se in effetti è presente lo SBEGA e se in tal caso sia necessaria la terapia antibiotica”, raccomanda la specialista. “Solo in casi selezionati bisogna ricorrere all’esame culturale con antibiogramma, per individuare le caratteristiche del batterio”.

 

Il video del pediatra Leo Venturelli sullo Streptococco

Streptococco nei bambini: l’aumento dei contagi in questo periodo, i sintomi e la cura secondo il pediatra Leo Venturelli.

 

 

In copertina Foto di Victoria_Regen da Pixabay

 

In breve

Lo Streptococco bambini provoca febbre e mal di gola e va curato nel modo appropriato, dopo aver consultato il pediatra che potrà eseguire un tampone. In questo modo si evitano pericolose complicanze

 

Pubblicato il 18.11.2025 Aggiornato il 18.11.2025
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