Talassemia: con la terapia genica stop alle trasfusioni?

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi

La terapia genica, approvata dall’Agenzia europea del farmaco, dovrebbe rappresentare la cura definitiva per la Beta talassemia. Ecco come

Talassemia: con la terapia genica stop alle trasfusioni?

Secondo i primi risultati  pubblicati sulla rivista The New England Journal of Medicine presentati al congresso dell’American Society of Hematology, la terapia genica (autorizzata in Europa con il nome di Zynteglo) si è dimostrata utile nel trattamento della talassemia, consentendo ai pazienti di evitare le trasfusioni da quasi 4 anni. 52 i pazienti (bambini, adolescenti e adulti) con Beta talassemia trattati a oggi con questa terapia, hanno raggiunto e mantenuto l’indipendenza dalle trasfusioni, con un miglioramento di numerosi marcatori correlati alla produzione di globuli rossi nel midollo osseo come pure una riduzione dell’accumulo di ferro.

La situazione in Italia

La Beta talassemia è una malattia genetica del sangue causata da una mutazione del gene che codifica per la beta-globina, componente della emoglobina, la proteina fondamentale per il funzionamento dei globuli rossi e in particolare per il trasporto dell’ossigeno. A seconda del tipo di mutazione la malattia può essere più o meno severa. Nel nostro Paese si stima che siano 6.500 i casi, su tre milioni di portatori sani. Nei casi più gravi, proprio per l’assenza di questa proteina, i talassemici devono sottoporsi a trasfusioni 2-3 volte al mese per tutta la vita, con un impatto notevole sulla loro vita quotidiana e su quella dei familiari, ma anche sui costi per il Servizio sanitario nazionale.

Il nuovo approccio

Il concetto alla base della terapia genica consiste nel correggere il difetto che causa la malattia. Il primo passo della sperimentazione per la beta talassemia è stato quello di raccogliere le cellule staminali del sangue periferico dei malati. Successivamente, per ristabilire il corretto funzionamento di queste cellule, i ricercatori hanno inserito al loro interno una copia funzionante del gene della beta-globina. Infine le cellule staminali “corrette” sono state re-infuse nei pazienti attraverso una vena periferica, quindi con il minimo rischio o dolore per il paziente.

.

 

 

 
 
 

Da sapere!

L’autorizzazione condizionale all’immissione in commercio è valida nei 28 Stati membri dell’UE, nonché in Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Il prossimo passo sarà ora quello di intraprendere il processo di discussione con l’Agenzia italiana del Farmaco per rendere disponibile la terapia anche nel nostro Paese. 

 

Fonti / Bibliografia

Pubblicato il 28.5.2020 Aggiornato il 4.6.2020
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti