Talco e tumore alle ovaie: nessun legame

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 25/02/2020 Aggiornato il 25/02/2020

Al termine su uno studio condotto su quasi 253mila donne è risultato che tra l’uso del talco e tumore alle ovaie non è stato trovato alcun nesso

Talco e tumore alle ovaie: nessun legame

Secondo una ricerca  pubblicata sulla rivista scientifica Journal of American Medical Association (JAMA), tra l’uso del talco talco per l’igiene intima e il tumore alle ovaie non ci sarebbe alcun legame.

Lo studio su talco e tumore su quasi 253mila donne

La ricerca è stata realizzata comparando e incrociando i dati raccolti da quattro ricerche condotte tra il 1982 e il 2017 su un numero complessivo di quasi 253mila donne con età media di 57 anni, seguite per 11 anni e intervistate relativamente al loro stato di salute e alle loro abitudini, compreso l’uso del talco per l’igiene intima. Dai dati esaminati è emerso che 2.168 donne hanno sviluppato il cancro ovarico nel corso dello studio, ma nessuna associazione significativa è stata rilevata tra l’uso del talco e il tumore alle ovaie (ovvero: tra le donne che avevano sviluppato il tumore, nessuna differenza significativa è stata individuata tra quelle che avevano fatto uso della polvere e quelle che non l’avevano mai utilizzata), così come non è stata rilevata alcuna associazione tra la frequenza  o la durata dell’uso del talco.

Risultati destinati a far discutere

I risultati di questa revisione di studi guidata da Katie O’Brien dello statunitense National Institute of Environmental Health Sciences sono destinati a far discutere perché nel 2018 l’azienda farmaceutica Johnson & Johnson è stata condannata (attualmente è in corso l’appello) a pagare 4,7 miliardi a 22 donne che sostenevano che l’amianto presente nei prodotti dell’azienda a base di talco le aveva portate a sviluppare il tumore alle ovaie. Il collegamento tra l’uso del talco e l’insorgenza del cancro alle ovaie è però tuttora non chiaro per via del limitato numero di studi condotti al riguardo. E ora il nuovo studio riapre la questione.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Per fugare eventuali dubbi la rivista JAMA ha anche pubblicato un editoriale in cui i risultati dello studio vengono definiti “complessivamente rassicuranti” e il metodo scientifico utilizzato dai ricercatori “solido”.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Passaggio dal nido alla scuola materna un po’ prima del tempo: sì o no?

15/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Luisa Vaselli

L'opportunità di anticipare il passaggio dal nido alla scuola materna va valutata tenendo conto di numerose variabili, tra cui il temperamento del bambino e la sua capacità di adattamento.   »

Problemi al fegato in età adulta: può dipendere dal fatto di essere figli di cugini di primo grado?

13/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei.   »

“Piaghetta” del collo dell’utero: può impedire il concepimento?

07/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

Il termine "piaghetta" è improprio perché allude non già a una lesione del collo dell'utero ma alla presenza su di esso del tessuto che abitualmente lo tappezza. Non è di ostacolo al concepimento ma se sanguina diventa opportuno intervenire.   »

Dilatazione di un uretere del feto: cosa si deve fare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale.   »

Bimba di 3 anni e mezzo che preferisce giocare da sola: si deve indagare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante.   »

Fai la tua domanda agli specialisti