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Il vaccino antipertosse è un presidio fondamentale per tenere lontana una malattia infettiva molto pericolosa soprattutto nei bambini più piccoli. Ecco perché andrebbe somministrato anche alle donne in gravidanza. In questo modo, è possibile offrire una protezione indiretta ai neonati, fino a quando non sono abbastanza grandi da poter ricevere loro stessi almeno due dosi di vaccino.
A cosa serve il vaccino
Il vaccino antipertosse serve per immunizzarsi contro la pertosse, una malattia delle vie respiratorie chiamata anche tosse asinina o tosse canina. Il sintomo principale di questa malattia è infatti una tosse intensa e fastidiosa, con il caratteristico urlo inspiratorio che ricorda appunto il raglio di un asino o il latrato di un cane. Nei bambini più grandicelli e negli adulti, la pertosse ha un decorso solitamente benigno.
È invece particolarmente pericolosa nei neonati e nei lattanti di età inferiore ai tre mesi, che non possiedono anticorpi contro la malattia e che non hanno ancora ricevuto il vaccino. L’infiammazione delle vie respiratorie, infatti, nei piccolissimi può causare difficoltà di respirazione, con senso di soffocamento e colorazione bluastra della pelle per mancanza di ossigeno. Nei casi più seri, la pertosse nei bambini piccoli può causare anche decesso.
Dosi e somministrazione, i consigli della professoressa Esposito
“Il vaccino antipertosse è quindi importante ed effettuato al momento giusto ha un ruolo protettivo fondamentale” chiarisce la professoressa Susanna Esposito, Ordinario di Pediatria all’Università di Parma e Direttore della Clinica Pediatrica all’Ospedale Pietro Barilla dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma. “È formulato con antigeni inattivati di Bordetella pertussis, che riescono ad attivare la reazione immunitaria della persona vaccinata e quindi a creare anticorpi protettivi contro l’agente responsabile della pertosse, senza però causare la malattie con i sintomi debilitanti e le possibili complicanze”.
Il vaccino antipertosse nei bambini fa parte delle vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia e si somministra a partire dal compimento del secondo-terzo mese di vita, incluso nella vaccinazione esavalente che contiene anche i vaccini contro tetano, difterite, poliomielite, epatite B ed Haemophilus influenzae di tipo B.
Le dosi successive sono somministrate a 5 e a 11-12 mesi, con un ulteriore richiamo prima dell’ingresso alla scuola dell’obbligo, quindi attorno ai 5-6 anni. Una successiva dose si effettua in adolescenza, tra i 12 e i 18 anni. L’immunità però non è permanente, quindi sono raccomandati richiami ogni 10 anni anche in età adulta.
Tutti gli adulti, infatti, dovrebbero effettuare regolarmente i richiami del vaccino antipertosse, per proteggere in modo indiretto i neonati che, fino alla prima dose, possono contrarre la pertosse dai famigliari.
Il vaccino antipertosse in gravidanza
La donna in attesa dovrebbe effettuare il richiamo. In Italia, il vaccino antipertosse è offerto gratuitamente alle donne in gravidanza, perché è protettivo per il bambino contro questa malattia che nei neonati può avere complicanze importanti. Il vaccino, infatti, non provoca effetti collaterali nella donna ed è sicuro per il feto, che attraverso la placenta riceve gli anticorpi diretti contro la Bordetella pertussis. Questi proteggono il bambino fino ai 5-6 mesi di età, quando è in grado di essere protetto dalle prime due dosi di esavalente.
Il vaccino si esegue attorno alla 28a settimana di gravidanza, ma si può effettuare fino a una settimana prima del parto perché ha comunque un effetto protettivo sul neonato. Diversi studi dimostrano che il rischio di ammalarsi di pertosse nei bambini nati da mamma vaccinata è molto inferiore rispetto ai neonati di chi non si è sottoposta al vaccino.
L’importanza dell’obbligo vaccinale
I vaccini sono il sistema più sicuro per difendere la salute di ogni persona e della collettività da malattie contagiose e pericolose, che possono addirittura causare anche il decesso. Il Servizio Sanitario Nazionale ne dispensa molti gratuitamente, per favorire l’aderenza basata sulla libera scelta e sulla consapevolezza che i vaccini siano essenziali per combattere le malattie. Per l’infanzia e l’adolescenza sono previsti alcuni vaccini obbligatori e gratuiti che vanno effettuati secondo un calendario preciso. Le famiglie vengono contattate con una lettera inviata dalla Asl di competenza.
“I bambini e i ragazzi vengono vaccinati presso l’Ambulatorio vaccinale della Asl stessa o, in alcune Regioni, dal proprio pediatra di libera scelta” aggiunge la professoressa Esposito. “Dei vaccini obbligatori fanno parte l’esavalente e l’antimorbillo-parotite-rosolia-varicella. Per impedire la diffusione della malattia, proteggendo anche coloro che realmente non possono essere vaccinati, come chi è allergico ai componenti, è necessario vaccinare 95 persone su 100. Se questa percentuale cala, gli agenti responsabili delle malattie riprendono a circolare”.
I dati ufficiali raccontano che la percentuale dei vaccinati contro morbillo e rosolia è soltanto dell’87 per cento circa e tale percentuale cala addirittura al 46 per cento nel caso della varicella. L’obbligo vaccinale insomma protegge i soggetti più deboli da complicanze serie. E’ importante effettuare anche i vaccini non obbligatori , con la piena consapevolezza di agire in difesa della salute propria e della collettività.
In breve
I neonati non possono ricevere il vaccino antipertosse prima del compimento del secondo-terzo mese di vita e per questo sono ad alto rischio di contrarre la malattia, che può causare serie complicanze. Ecco perché è importante che le donne in gravidanza scelgano di sottoporsi al vaccino, in modo da poter trasmettere al nascituro gli anticorpi necessari per proteggerlo.