Tween skincare: cos’è e quali sono i rischi per le preadolescenti

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 12/03/2024 Aggiornato il 12/03/2024

La mania delle preadolescenti di usare prodotti cosmetici destinati agli adulti, una pratica che arriva dall'America. Vediamo quali sono i rischi e come possono comportarsi i genitori.

Tween skincare: cos’è e quali sono i rischi per le preadolescenti

Negli Usa è allarme. La moda della «tween skincare» (dall’inglese, la «cura del viso dei preadolescenti») è diventata una vera e propria ossessione che preoccupa, e non poco, non solo i dermatologi ma anche gli psicologici dell’età evolutiva. Vediamo insieme cosa è e quali sono i rischi per i preadolescenti.

Tween skincare tra le preadolescenti: i rischi per la pelle

Guardarsi ossessivamente allo specchio. Ma non alla ricerca di un brufolo o di un punto nero come sarebbe facile aspettarsi a quell’età bensì per controllare la comparsa di una piega della pelle, di una rughetta sul contorno occhi, di un piccolo cedimento. Nulla di male in realtà se non fosse che ad adottare questo atteggiamento sono bambine attorno ai nove anni, preadolescenti che non dovrebbero neppure alla lontana preoccuparsi dei segni dell’età. Invece lo fanno e quello che ne deriva è la cosiddetta tween skincare, un fenomeno scoppiato ormai da qualche tempo negli Usa sotto gli occhi preoccupati dei genitori ma soprattutto dei dermatologi e degli psicologici dell’età evolutiva. Il termine riassume bene quello che accade: ragazzine di appena nove, dieci anni che acquistano prodotti per la cura del viso destinati agli adulti e quindi con una funzione principalmente anti-età e che si registrano video su Tik Tok e su Instagram per esibire la loro beauty routine quotidiana fatta di maschere e scrub, creme da giorno e da notte, booster rivitalizzanti e lozioni esfolianti. Un esempio lampante di come le piattaforme social, Tik Tok in testa, determinano cambiamenti così veloci che finiscono per travolgere i soggetti più giovani che hanno radici meno solide rispetto agli adulti. Il rischio di queste pratiche portate spesso all’esasperazione, anche nel tentativo di catturare qualche like, è duplice e interessa da un lato la pelle e dall’altro la sfera psichica.

Partiamo dalla questione strettamente dermatologica: la pelle di una preadolescente non necessita di nessun cosmetico, a meno che non soffra di particolari problematiche come la dermatite atopica che necessitano di essere trattate da uno specialista, il solo a poter prescrivere l’utilizzo di determinati e specifici trattamenti. In condizioni fisiologiche, una cute giovane non presenta né carenze, né eccessi e non ha quindi bisogno di essere trattata. Fino ai sei anni circa, la barriera cutanea è piuttosto fragile dal momento che le ghiandole sudoripare e sebacee lavorano con molta lentezza e questo fa sì che il film idrolipidico di protezione sia debole. In queste condizioni usare un anti-età non è solo inutile ma può essere anche dannoso dal momento che una barriera cutanea non ancora robusta non ha la capacità di arginare l’azione di ingredienti particolarmente “forti” come quelli che si trovano negli anti-age. Anzi, prodotti come gli scrub o gli esfolianti enzimatici a base di alfa idrossiacidi e le creme con retinolo, vitamina C e particolari attivi schiarenti come l’acido azelaico rischiano di compromettere ancora di più il film idrolipidico di protezione, creando squilibri che possono portare a reazioni irritative, anche di una certa entità con rossori, prurito, desquamazioni.

I pericoli per la crescita

Ma il problema non è solo per così dire estetico. A preoccupare, e non poco, sono i risvolti psicologici che la tween skincare può avere. La tendenza a utilizzare trattamenti anti-invecchiamento destinati agli adulti può generare infatti nelle giovani una preoccupazione prematura per il proprio aspetto, con potenziali effetti negativi sull’autostima, sia nel presente sia nel futuro. Questo emerge chiaramente da una ricerca condotta dal marchio Dove in base alla quale, già a partire dai dieci anni, una ragazza su due pensa di dover prestare maggiore attenzione all’aspetto con l’avanzare dell’età e una su tre prevede di sottoporsi a interventi di chirurgia estetica o plastica per modificare il proprio aspetto con il passare del tempo. «Le giovani ragazze si sentono obbligate a utilizzare prodotti per la skin care contenenti ingredienti anti-ageing particolarmente invasivi e questo potrebbe danneggiare la loro percezione fisica e l’autostima nel lungo termine, senza dimenticare gli eventuali impatti sulla salute della loro pelle» commenta la dottoressa Phillippa Diedrichs, psicologa della ricerca presso il Center of Appearance Research dell’Università di West England ed esperta leader di immagine corporea. «Attualmente, le ragazze sono esposte a contenuti online sulla skincare destinati agli adulti e alle pressioni per conformarsi a determinati standard già in età molto giovane. Questo le spinge ad aggiungere ai loro desideri e ai loro regimi di skincare prodotti creati per gli adulti, senza una piena comprensione delle possibili conseguenze sulla salute fisica e mentale. Questa situazione contribuisce alla creazione di una cultura tossica caratterizzata da standard di bellezza irrealistici». Con conseguenze sulla sicurezza di sé che hanno riflessi negativi nella vita adulta, aprendo la strada a disturbi a livello psicologico difficili poi da superare.

La situazione in Italia

Come spesso succede per molti fenomeni di costume che coinvolgono il mondo della moda e della cosmesi, gli Usa fanno da apripista. E’ proprio negli States infatti che il fenomeno della tween skincare è partito allargandosi fino a diventare una problematica di ordine sociale, dal momento che la smania per l’acquisto di cosmetici, oltre a portare danni alla pelle, rischia di incidere negativamente sulle finanze familiari visto che costringe i genitori a spendere cifre di non poco conto. Questo anche perché le creme, in particolare quelle anti-age, hanno prezzi alti proprio perché destinate a donne che hanno ormai raggiunto una posizione lavorativa e sociale tale da permettere loro di avere un budget di spesa elevato.

La mania per la cura del viso è così diffusa negli Usa che di recente sono diventati virali su Tik Tok video con l’hashtag “SephoraKids” che immortalano bambine di circa 10 anni in estasi davanti a trucchi e creme esposti nei punti vendita della nota catena di profumerie francese. Non una, non due, ma una vera e propria orda di preadolescenti intente ad aggirarsi per i negozi, chiedere alle commesse, sperimentare i tester creando non poco scompiglio e infastidendo i clienti e il personale. Alcune riviste hanno riportato che in occasione delle feste di Natale molte mamme hanno trovato in cima ai desideri espressi nelle letterine per Babbo Natale la richiesta di prodotti per la skincare.

La situazione in Italia non si può certo dire che sia così fuori controllo, ma si sa che quello nasce negli Usa arriva, sia pur con un certo ritardo, anche nel nostro paese. Ecco allora che sui social è già ben visibile il fatto che la tween skincare stia conquistando anche molte preadolescenti italiane della generazione Alpha, quella dei nati dal 2012 in avanti, che a suon di video mostrano come curano la pelle applicando maschere liftanti di cui non hanno assolutamente bisogno, creme contro borse o occhiaie del tutto assenti sul loro volto, sieri per rafforzare ciglia che sono sanissime e tenaci. E come appena visto sopra, tutto questo ha un impatto negativo non solo sulla salute della pelle e sull’igiene mentale, ma incide sulle finanze familiari proprio a causa di un business che lucra sui più piccoli.

Non a caso gli addetti ai lavori, come Denish Shah, professore di marketing presso il Robinson College of Business in Georgia (Usa), denunciano il fatto che alcuni marchi di cosmetica stiano cavalcando l’onda delle richieste e sfruttando la visibilità dei social per proporre formule che puntano a raggiungere numeri di vendita sempre più alti tra le giovanissime. Tanti marchi si muovono in questa direzione, ma non tutti. E’ il caso di The Ordinary, marchio di cosmesi “adulta” che di recente ha pubblicato un post su Instagram dal titolo “Teens, non servono 10 step” nel quale si spiega alle ragazze che la pelle è un organo che si sta ancora sviluppando durante l’adolescenza, che a volte “meno” è meglio di “più” e che non c’è nessun bisogno di una routine complessa e di prodotti a prezzi elevati.

 

Prodotti adatti alle bambine

E come dovrebbe comportarsi un genitore di fronte a una ragazzina travolta dalla mania della skincare precoce? Vietarlo del tutto risulta non solo difficile, ma anche controproducente: nel momento in cui partecipare a un trend diffuso sui social rappresenta un modo per sentirsi parte di un gruppo, un divieto che escluda può comportare problemi da un punto di vista psicologico e relazionale. Del resto, poi, non è neppure del tutto corretto scoraggiare una pratica come quella della cura del viso e del corpo che è importante non solo in un’ottica di igiene ma anche di crescita e di conquista dell’autonomia. Tutto questo in ogni caso non vuol dire lasciare che le ragazze cavalchino senza controllo l’onda della tween skincare. Parlare, confrontarsi, dare informazioni è, come per molte altre dimensioni, il primo passaggio per creare nei figli una consapevolezza che li aiuti a fare scelte attente e sensate.

In questa ottica può essere utile proporre un consulto con un dermatologo, lo specialista più indicato per spiegare alle ragazze le reali necessità della pelle alla loro età ed eventualmente indicare quali sono i prodotti che potrebbero usare. Di fronte all’insistenza tipica dell’adolescenza si può cercare di stabilire alcune regole base come quella di non usare nessun prodotto che riporti la dicitura “anti-età”, “rassodante”, “liftante”, ma neanche “esfoliante” o “antimacchia”, termini che indicano con chiarezza che si tratta di formulazioni non adatte alla pelle di una ragazzina. Inutile indirizzare verso l’uso di prodotti per l’infanzia che, pur essendo adatti alla pelle ancora in crescita, non sono certo ben visti in un’età in cui il desiderio è quello di imitare l’adulto e di sentirsi grandi. Meglio suggerire una routine di cura minimalista, che preveda l’uso di un detergente molto delicato per lavare il viso mattina e sera, di un solare in estate e al massimo di una crema idratante leggera che aiuti a rinforzare la barriera cutanea. Ideale sarebbe in ogni caso che i marchi a cui far riferimento fossero indicati dal dermatologo dopo un consulto.

Diverso il discorso quando attorno ai 12 anni circa scattano i cambiamenti ormonali tipici dell’adolescenza vera e propria. «Possono determinare la comparsa di piccole eruzioni cutanee, dai comedoni ai brufoli, di iperseborrea con untuosità diffusa accompagnata a volte da zone disidratate» commenta la dottoressa Linda Tiraboschi, cosmetologa e membro di AIDECO (Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia). «Se non controllati, tutti questi fattori sono l’incipit per l’insorgenza di acne, dermatosi ben nota soprattutto ai giovani. Oltre a rivolgersi a un dermatologo, la soluzione migliore dal punto di vista cosmetologico è introdurre sin da subito una corretta routine specifica per la pelle, basata su cosmetici delicati e con pochi ingredienti, in grado di mantenere il fisiologico benessere e l’equilibrio cutaneo, garantendo allo stesso tempo i parametri fondamentali, quali igiene ed idratazione». Al detergente delicato, da usare mattina e sera si può aggiungere uno scrub ogni quindici giorni e una crema seboregolatrice, meglio se arricchita con principi attivi lenitivi e addolcenti. Anche in questo caso, comunque, è sempre opportuno un consulto dermatologico, così da avere indicazioni precise su quali prodotti sia opportuno usare.

 

In copertina foto di Anastasia Shuraeva via Pexels.com

 

 

 
 
 

In breve

Con il termine di tween skincare si indica la mania delle ragazzine attorno ai nove, dieci anni di usare prodotti per la cura del viso destinate agli adulti. Una pratica che non solo può provocare danni alla pelle, ma può avere risvolti negativi anche sull’autostima perché suggerisce un pericoloso concetto di bellezza legato alla perfezione e all’adesione a modelli mutuati dai social.

 

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