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Scoperta una possibile relazione scientifica tra alti consumi di carne rossa, processata e non, e ruolo cancerogeno di questo alimento nello sviluppo del tumore al colon-retto, che è tra quelli più diagnosticati nel mondo.
È il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista “Cancer Discovery” e condotta dal dottor Marios Giannakis, professore di medicina all’Harvard Medical School e oncologo del Dana-Farber Cancer Institute.
Trovate le mutazioni sul Dna
Per la prima volta, riferisce Giannakis, sono state identificate un insieme di mutazioni nei tumori di colon-retto prelevati dai pazienti, associate a un alto consumo di carni rosse prima della diagnosi.
Si tratta di mutazioni “per alchilazione” già osservate in modelli animali. Nel dettaglio, il danno riscontrato sul Dna interesserebbe due geni:
1. il gene KRAS, in particolare per due mutazioni (G12D e G13D),
2. il gene PIK3CA.
Entrambi sono risultati già associati al tumore del colon-retto. Inoltre, il team di ricercatori ha osservato:
- l’associazione tra carne rossa e mutazioni da alchilazione;
- la mutazione di KRAS può causare il cancro.
Lo studio su 900 pazienti
Lo studio si è basato su un’indagine alimentare effettuata in modo prospettico, cioè non a posteriori e, quindi, senza errori dovuti a ricordi non veritieri, adottando questionari, ampiamente, validati.
Il consumo mediano di carne rossa tal quale o lavorata (manzo, agnello, maiale) dei pazienti prima della malattia era di 150 grammi/die.
Dai dati raccolti sono emersi i seguenti risultati:
1. i pazienti che avevano riportato un consumo maggiore di carne rossa erano quelli che mostravano più danni al Dna;
2. questo tipo di mutazioni sarebbero quelle più presenti nei tumori della parte finale sinistra del colon, gli stessi per cui anche l’associazione epidemiologica è più forte;
3. non è stata trovata alcuna associazione con il consumo di pollo e pesce.
Altre variabili coinvolte nello sviluppo del tumore
È quello che ipotizzano i ricercatori, anche perché il consumo di carne rossa, da solo, non spiegherebbe tutti i danni al Dna da alchilazione osservati nella ricerca.
Potrebbero esserci, perciò, altri fattori genetici che aumentano o riducono la quantità di danni che persone diverse accumulano per una stessa quantità di carne rossa consumata.
In conclusione, restano alcuni dubbi che al momento la scienza non è in grado di rispondere, per i quali serviranno nuovi esperimenti per comprendere la biologia dello sviluppo di malattie complesse e multifattoriali come il cancro.
Lo sapevi che?
Già nel 2015 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) inseriva la carne rossa tra gli agenti cancerogeni per gli esseri umani, pur non conoscendo il meccanismo molecolare alla base dello sviluppo del tumore, ma basandosi su esperimenti in modelli di animali.