Cucina giapponese: 5 trucchi per non correre rischi

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 11/05/2017 Aggiornato il 11/05/2017

Basta seguire i 5 consigli per non correre pericoli con la cucina giapponese: sushi e sashimi

Cucina giapponese: 5 trucchi per non correre rischi

La cucina giapponese è sempre più apprezzata in tutto il mondo, anche dagli italiani. Ma come fare a riconoscere un sushi-ristorante dalle buone condizioni igieniche in cucina e con chef professionali? Basta seguire 5 consigli de “ilfattoalimentare.it” , utli a valutare la sicurezza della cucina giapponese, sushi e sashimi.

Occhio alla temperatura

Controllare la postazione dove viene preparato il pesce crudo, che di solito è ben in vista in questo tipo di ristoranti. Verificate le condizioni igieniche e la temperatura della vetrinetta refrigerata in cui viene conservato il pesce utilizzato per le preparazioni. Per appurare che la vetrinetta sia refrigerata è sufficiente appoggiare una mano sul vetro. Il vetro e le superfici devono essere perfettamente pulite e ordinate.

Pulizia in primo piano

Verificare le condizioni igieniche della postazione di lavoro dello chef e del bancone. Naturalmente anche qui tutto deve essere ordinato e pulito e in particolare, il tagliere in polietilene su cui si prepara il sushi deve essere bianco quanto più possibile. Anche grembiuli e cappello (o la fascia sulla la testa per coprire i capelli), oltre che essere elementi obbligatori, devono essere puliti.  Stesso discorso anche per gli strofinacci.

Niente puzza

Fare attenzione all’odore che si sente quando entrate nel locale. Se si sentisse puzza di pesce, insospettitevi. Il ristorante non è una pescheria e, in ogni caso quando, si cucina pesce fresco e la cucina è dotata di cappe di aspirazioni adeguate (come prescrive la normativa di legge), in sala non ci devono essere odori sgradevoli.

Il test con il sashimi

Per riconoscere se il pesce crudo è fresco, è consigliabile sempre iniziare dal sashimi. Il piatto, non necessitando di condimenti, permette di valutare meglio la freschezza della materia prima. Un pesce fresco e adeguatamente conservato deve essere lucido e inodore, con una consistenza della carne compatta e non appiccicosa al tatto. Fate attenzione che alcuni locali per riciclare il pesce che ormai ha qualche giorno e ha un odore poco invitante, lo fanno marinare con salsa di soia o altre salse molto aromatiche. In questo modo i filetti perdono quella punta di odore sgradevole e possono essere serviti tranquillamente al tavolo come uramaki o California roll.

E poi il sushi

Per riconoscere un sushi appena preparato da uno confezionato il giorno prima basta verificare che il pesce non abbia un aspetto opaco e il riso un aspetto vitreo e con chicchi che tendono a incollarsi l’un l’altro. Se si presentasse così significa che il sushi non è fresco.

 

 
 
 

Da sapere!

Un pesce mal conservato emana un forte odore, ha un tono della muscolatura rilassato, si fraziona facilmente, risulta gommoso, viscido e si nota una sostanza collosa al tatto.

 

 

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