Poca carne rossa a tavola per proteggere il cuore

Silvia Camarda A cura di Silvia Camarda Pubblicato il 28/05/2021 Aggiornato il 28/05/2021

Un consumo moderato di carne rossa e trasformata farebbe bene al cuore. È la riconferma da parte di alcuni ricercatori inglesi di quanto già noto

Poca carne rossa a tavola per proteggere il cuore

Un recente studio dell’Università Queen Mary di Londra e pubblicato su Frontiers in Cardiovascular medicine ha dimostrato con un nuovo metodo di analisi che un’assunzione elevata di carne rossa tenderebbe a peggiorare il funzionamento del cuore e a indurire le arterie.

In questa ricerca esclusivamente osservazionale, perché non indaga sulle possibili cause dell’associazione, si è partiti da una valutazione dello stato di salute del cuore, adottando raffinate tecniche di imaging (immagini da esami come la risonanza magnetica), e non dalla correlazione tra consumo di carne e numero di infarti, scompensi e patologie cardiovascolari.

Dalla dieta ai fattori di rischio

Sono stati presi in considerazione 19.408 individui della UK Biobank e analizzati i seguenti parametri:

·      Dieta con consumo di carne tramite un’autodichiarazione dei partecipanti.

·      Anatomia, funzione del cuore, volume e capacità di pompa dei ventricoli con la risonanza magnetica cardiovascolare.

·      Forma e consistenza del cuore attraverso la radiomica.

·      Elasticità delle arterie, elemento indispensabile per valutare la capacità di adattamento dei vasi di fronte a sforzi o stress.

·      Età e stato sociale.

·      Presenza di fattori di rischio come sedentarietà, sovrappeso, fumo e malattie come ipertensione, ipercolesterolemia o diabete.

Salute del cuore peggiorata

I risultati di questa analisi hanno confermato quello che già si pensava relativamente al ruolo della carne rossa sulla salute del cuore. In particolare si è visto che:

1.     Misure di imaging peggiori della salute del cuore in chi consumava più carne rossa e lavorata.

2.     Ventricoli più piccoli, funzione cardiaca più scarsa e arterie più rigide, (tutti indici di un minor benessere cardiovascolare) in chi aveva assunto più carne.

3.     Miglioramento della funzione cardiaca e dell’elasticità arteriosa in chi consumava più frequentemente il pesce azzurro.

La carne influenza il microbiota intestinale

Esaminati i risultati, gli scienziati sono giunti a conclusione che le correlazioni osservate non dipenderebbero solo dall’azione dei fattori di rischio, ma anche dal microbiota intestinale che è modulato, appunto, dai cibi. Alcuni alimenti, infatti, porterebbero alla produzione di metaboliti che sono associati ad un rischio più alto di patologie cardiovascolari.

 

 

Da sapere

SÌ ALLA DIETA MEDITERRANEA

Questo studio riconfermera quanto un alto consumo di verdura, frutta, cereali integrali, legumi, frutta a guscio e un moderato apporto di alimenti di origine animale (pesce, latticini e poca carne), come previsto dalla dieta mediterranea, sia il modello alimentare che protegge maggiormente il cuore e l’organismo in generale.

 

Fonti / Bibliografia

  • Frontiers | Associations of Meat and Fish Consumption With Conventional and Radiomics Cardiovascular Magnetic Resonance Phenotypes in the UK Biobank | Cardiovascular MedicineBackground: Greater red and processed meat consumption has been linked to adverse cardiovascular outcomes. However, the impact of these exposures on cardiovascular magnetic resonance (CMR) phenotypes has not been adequately studied.Objective: We describe novel associations of meat intake with cardiovascular phenotypes and investigate underlying mechanisms through consideration of a range of covariates.Design: We studied 19,408 UK Biobank participants with CMR data available. Average daily red and processed meat consumption was determined through food frequency questionnaires and expressed as a continuous variable. Oily fish was studied as a comparator, previously associated with favourable cardiac outcomes. We considered associations with conventional CMR indices (ventricular volumes, ejection fraction, stroke volume, left ventricular mass), novel CMR radiomics features (shape, first-order, texture), and arterial compliance measures (arterial stiffness index, aortic distensibility). We...
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