Un recente studio dell’Università Queen Mary di Londra e pubblicato su Frontiers in Cardiovascular medicine ha dimostrato con un nuovo metodo di analisi che un’assunzione elevata di carne rossa tenderebbe a peggiorare il funzionamento del cuore e a indurire le arterie.
In questa ricerca esclusivamente osservazionale, perché non indaga sulle possibili cause dell’associazione, si è partiti da una valutazione dello stato di salute del cuore, adottando raffinate tecniche di imaging (immagini da esami come la risonanza magnetica), e non dalla correlazione tra consumo di carne e numero di infarti, scompensi e patologie cardiovascolari.
Dalla dieta ai fattori di rischio
Sono stati presi in considerazione 19.408 individui della UK Biobank e analizzati i seguenti parametri:
· Dieta con consumo di carne tramite un’autodichiarazione dei partecipanti.
· Anatomia, funzione del cuore, volume e capacità di pompa dei ventricoli con la risonanza magnetica cardiovascolare.
· Forma e consistenza del cuore attraverso la radiomica.
· Elasticità delle arterie, elemento indispensabile per valutare la capacità di adattamento dei vasi di fronte a sforzi o stress.
· Età e stato sociale.
· Presenza di fattori di rischio come sedentarietà, sovrappeso, fumo e malattie come ipertensione, ipercolesterolemia o diabete.
Salute del cuore peggiorata
I risultati di questa analisi hanno confermato quello che già si pensava relativamente al ruolo della carne rossa sulla salute del cuore. In particolare si è visto che:
1. Misure di imaging peggiori della salute del cuore in chi consumava più carne rossa e lavorata.
2. Ventricoli più piccoli, funzione cardiaca più scarsa e arterie più rigide, (tutti indici di un minor benessere cardiovascolare) in chi aveva assunto più carne.
3. Miglioramento della funzione cardiaca e dell’elasticità arteriosa in chi consumava più frequentemente il pesce azzurro.
La carne influenza il microbiota intestinale
Esaminati i risultati, gli scienziati sono giunti a conclusione che le correlazioni osservate non dipenderebbero solo dall’azione dei fattori di rischio, ma anche dal microbiota intestinale che è modulato, appunto, dai cibi. Alcuni alimenti, infatti, porterebbero alla produzione di metaboliti che sono associati ad un rischio più alto di patologie cardiovascolari.
Fonti / Bibliografia
- Frontiers | Associations of Meat and Fish Consumption With Conventional and Radiomics Cardiovascular Magnetic Resonance Phenotypes in the UK Biobank | Cardiovascular MedicineBackground: Greater red and processed meat consumption has been linked to adverse cardiovascular outcomes. However, the impact of these exposures on cardiovascular magnetic resonance (CMR) phenotypes has not been adequately studied.Objective: We describe novel associations of meat intake with cardiovascular phenotypes and investigate underlying mechanisms through consideration of a range of covariates.Design: We studied 19,408 UK Biobank participants with CMR data available. Average daily red and processed meat consumption was determined through food frequency questionnaires and expressed as a continuous variable. Oily fish was studied as a comparator, previously associated with favourable cardiac outcomes. We considered associations with conventional CMR indices (ventricular volumes, ejection fraction, stroke volume, left ventricular mass), novel CMR radiomics features (shape, first-order, texture), and arterial compliance measures (arterial stiffness index, aortic distensibility). We...