Sgarrare nella dieta è… inevitabile

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 09/06/2015 Aggiornato il 09/06/2015

Non solo nella dieta drastica, ma in qualunque restrizione alimentare, sgarrare nella dieta è normale. Ma c’è una soluzione. Disattivando alcuni neuroni della fame in laboratorio, si potrà favorire il disinteresse per il cibo e la sensazione della sazietà

Sgarrare nella dieta è… inevitabile

Finalmente anche la scienza è dalla parte di chi è a dieta e non riesce a resistere alle tentazioni, finendo per sgarrare nella dieta. Sono stati, infatti, appena pubblicati alcuni studi che dimostrano che fare strappi alla dieta è innato perché la tendenza a cedere alle tentazioni è “scritto” nel nostro genoma. I “colpevoli” sarebbero alcuni neuroni ereditati dal nostro passato di cacciatori, quando un meccanismo naturale serviva a incoraggiare la ricerca del cibo, che si attivano e si spengono autonomamente.

Una “fastidiosa” eredità

Ciò che era utile per i nostri antenati non lo è per noi: nella preistoria, infatti, il cibo non era così disponibile come ai tempi nostri e quindi possedere il campanello di attivazione della fame era anche un “istinto di sopravvivenza”. Oggi, invece, fortunatamente non c’è più carenza di cibo sulle nostre tavole, ma anzi abbondanza! E avere questo desiderio irrefrenabile di lasciarsi andare alle debolezze e ai gusti “senza freni”, può diventare molto impegnativo e fastidioso.

Due diversi studi con lo stesso risultato

Sono due gli studi che confermano questo. Il primo, pubblicato su Nature, e un secondo, pubblicato su Nature Neuroscience, hanno dimostrato entrambi che il meccanismo di questi neuroni si potrebbe invertire, facendo diventare anche il cibo più attraente poco interessante ai nostri occhi.

1.     Secondo la prima ricerca, i neuroni della fame, noti come AgRP (agouti-related-peptide), agirebbero a livello dell’ipotalamo come un interruttore della luce che, oltre ad accendersi da soli, si potrebbero anche spegnere, ma questa volta con l’intervento dell’uomo. Nella seconda parte dell’esperimento, quando questi neuroni AgRP venivano “spenti” attraverso una manipolazione genetica, si attivavano dei segnali sgradevoli, anziché gradevoli verso quelle sostanze molto apprezzate precedentemente somministrate ai topolini.

2.     Anche la seconda ricerca ha analizzato un gruppo di neuroni della fame, ma responsabili pure della senso di sazietà. Sarebbe emerso che un circuito di recettori, regolamentati dal peptide melanoncortina 4, agirebbe da collegamento neurale che inibisce e controlla la fame. Il circuito cerebrale promuoverebbe la sensazione di pienezza ed eliminerebbe anche la sensazione fastidiosa della fame. Lo studio ha anche dimostrato che sarebbe possibile bloccare questo sistema di azione.

Il senso della sazietà potrebbe nascere in laboratorio

Riprendendo quanto affermato da Bradford Lowell, uno dei ricercatori che ha ricostruito nel suo laboratorio uno schema di circuito neuronale artificiale: “I nostri risultati potrebbero fornire un nuovo bersaglio per lo sviluppo di farmaci dimagranti perché dimostrano che l’attivazione artificiale di questo particolare circuito cerebrale può modificare l’alimentazione nei topi, riducendo la sensazione di fame cronica. Determinare l’identità di questi neuroni ‘sazietà’ è la chiave per stabilire il modello di come il cervello è in grado di regolare l’appetito”.

 

 
 
 

In breve

 

ATTENZIONE ALLE DIETE TROPPO RIGIDE

Se si seguono diete dimagranti troppo restrittive e monotone, inoltre, è quasi inevitabile dopo un po di tempo essere portati a sgarrare, magari quando si torna a un regime “normale”, rischiando di prendere subito i chili persi. Meglio sempre variare e non esagerare con le restrizioni

 

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