Mastite al seno: sintomi, cause e come curare l’infiammazione al seno quando si allatta

Francesca Scarabelli A cura di Francesca Scarabelli Pubblicato il 05/04/2024 Aggiornato il 05/04/2024

Un problema piuttosto comune tra le neomamme, che non per questo va trascurato. Vediamo insieme quali sono le cause e tutti i rimedi da mettere in pratica se si ha la mastite al seno.

Mastite al seno

La mastite al seno è una patologia che si può verificare abbastanza comunemente durante l’allattamento. I suoi sintomi, tra cui possiamo ricordare dolore al seno, infiammazione e febbre, possono infatti togliere il desiderio di allattare ad alcune neomamme, anche se in realtà l’allattamento non è assolutamente controindicato in caso di mastite, anzi, può facilitare la guarigione. La mastite si verifica in genere nei tre mesi successivi al parto (anche se in alcuni casi può manifestarsi più tardi); tra le sue cause principali possiamo ricordare l’ingorgo mammario o l’ostruzione di un dotto, fattori che possono essere aggravati da infezioni batteriche favorite da ragadi e lesioni al capezzolo. Non sempre è possibile prevenire la mastite, ma tra le misure che possono prevenire l’insorgere del problema c’è sicuramente quella di iniziare subito l’allattamento e assecondare le richieste del bimbo con frequenti poppate.

Mastite al seno, i sintomi

Soprattutto nel primo periodo dopo il parto è possibile che il seno si mostri particolarmente turgido e leggermente dolente. Le manifestazioni tipiche della mastite vanno però oltre questi disturbi comuni e comprendono:

  • seno gonfio e sensazione di calore nella parte interessata;
  • striature rosse sul seno;
  • dolore forte mentre il bambino succhia al seno;
  • arrossamento della cute;
  • eritema locale;
  • dolore che si può estendere alla muscolatura toracica;
  • malessere generale;
  • sintomi simil-influenzali come brividi, dolore articolare, vampate di calore, sudorazione, spossatezza e senso di affaticamento;
  • febbre alta superiore a 38,5 gradi;
  • ascesso mammario che si manifesta con ingrossamento delle linfoghiandole ascellari.

Se compaiono disturbi di questo tipo probabilmente si tratta di una mastite infettiva che richiede una cura specifica sotto la guida del proprio medico. Non è necessario e nemmeno consigliabile smettere di allattare: la sospensione dell’allattamento, infatti, potrebbe addirittura peggiorare la situazione. Se però la mamma preferisce non allattare dal seno malato o non può farlo, è comunque necessario far uscire il latte spremendolo manualmente o con un apposito apparecchio. In genere si può ricominciare ad attaccare il neonato al seno interessato dalla mastite appena l’infezione inizia a guarire, cosa che di solito si verifica nell’arco di due o tre giorni.

Il rischio di ascesso

Se la mastite non viene curata sin da subito in modo corretto, c’è il rischio che evolva in un ascesso mammario, che comporta la raccolta di pus nel tessuto mammario e che si manifesta con accentuazione del dolore, tumefazione, febbre e ingrossamento delle linfoghiandole ascellari. L’ascesso deve essere aspirato dal medico con una siringa o drenato chirurgicamente. In questi casi la mamma può continuare ad allattare dal seno sano, ma anche dal seno interessato dall’ascesso, a patto però che il tubo di drenaggio o l’incisione siano abbastanza lontane dall’areola e non interferiscano con l’attacco del bambino.

Mastite al seno in allattamento e senza

La mastite è un’infiammazione acuta di tutta la mammella o di una sua parte. La più diffusa è la mastite puerperale, che si manifesta nel periodo dell’allattamento e interessa molte neomamme. In genere la mastite si presenta nelle prime settimane dopo il parto o durante lo svezzamento, quando il bambino riduce o smette del tutto le poppate al seno. Questa infiammazione può essere accompagnata da un’infezione batterica causata dall’ingresso di agenti patogeni nei dotti galattofori (cioè i canalini attraverso i quali il latte materno arriva al capezzolo durante le poppate). Il batterio responsabile della maggior parte delle infezioni è lo Staphylococcus Aureus.

C’è anche una forma di mastite non puerperale, che può colpire le donne di tutte le età e raramente anche gli uomini. La mastite non puerperale nella donna può essere causata da scarsa igiene o squilibri ormonali, ma in alcuni casi le sue cause sono sconosciute.

 

Cosa può provocare la mastite?

Una delle cause principali della mastite è costituita dall’ingorgo mammario, alla cui base c’è spesso un allattamento non ben avviato, magari a causa di una posizione scorretta del bambino durante la suzione che non consente un adeguato svuotamento del seno. Esistono però altre cause concomitanti, come per esempio:

  • l’allattamento a orari fissi: questa modalità, alternativa all’allattamento a richiesta, di fatto allunga i tempi tra una poppata e l’altra e favorisce un accumulo di latte;
  • un reggiseno troppo stretto;
  • l’utilizzo prevalente di una mammella: per questo è consigliabile cominciare la poppata successiva non attaccando il bebè alla mammella utilizzata per ultima;
  • riduzione del numero delle poppate, magari in occasione dello svezzamento o perché il piccolo si sveglia meno la notte: all’inizio la produzione del latte non cala e il seno, producendo più di quanto viene consumato, può ingorgarsi.

Tra le cause che possono influire sulla comparsa della mastite possiamo poi ricordare una scarsa igiene della zona, la presenza di ragadi e lesioni sui capezzoli, che spesso sono provocate da un attaccamento non corretto da parte del bimbo, anomalie della bocca del neonato, stress eccessivo della neo mamma.

Mastite e ingorgo mammario, cosa sapere

La mastite può comparire come conseguenza di un ingorgo mammario, ossia l’ostruzione dei dotti galattofori (i sottili canalini attraverso cui il latte prodotto confluisce al capezzolo). L’ingorgo mammario è più frequente all’inizio dell’allattamento, quando il latte non riesce a defluire completamente dai dotti galattofori perché il bambino non succhia abbastanza o in modo corretto. Il latte prodotto dalla ghiandola mammaria, quindi, tende a ristagnare all’interno del dotto e a formare coaguli che bloccano ulteriormente il flusso di altro latte. Il dotto otturato allora si infiamma e al tatto è possibile avvertire una massa dolorosa nella mammella. Spesso la neomamma è portata a confondere l’otturazione dei dotti con una forma di mastite, ma in realtà si tratta di un problema diverso: l’ostruzione dei dotti, infatti, non provoca febbre. Se però l’ingorgo mammario non viene curato adeguatamente, favorendo il deflusso del latte all’esterno, può dare origine alla mastite in quanto il latte, molto zuccherino, diventa un ambiente favorevole alla proliferazione dei germi che determinano l’infezione.

Mastite al seno

Foto di Monica Turlui da Pexels

Cosa fare? I rimedi migliori

Se si sospetta una mastite non bisogna smettere di allattare. Al contrario, bisogna continuare l’allattamento offrendo il seno con una frequenza maggiore, fino a 12 volte nelle 24 ore, iniziando proprio dal seno dolente. È necessario però controllare sempre la posizione durante la suzione, correggendola se necessario, e drenare l’areola nel caso risulti troppo tesa. È importante anche cambiare la taglia del reggiseno ed evitare di usare tracolle, borse a spalla, fasce o qualunque tipo di indumento che possa comprimere il seno.
Esistono poi alcuni rimedi che possono favorire la risoluzione della mastite, come per esempio fare degli impacchi caldi sul seno nell’area colpita prima della poppata: il calore convoglia il sangue verso il seno, favorendo la guarigione. Altro accorgimento utile sono dei massaggi delicati in direzione del capezzolo, per favorire la fuoriuscita del latte. Tra i rimedi per la mastite più gettonati ed efficaci (alcuni dei quali richiedono però il parere o la prescrizione del proprio medico) ci sono:

  • continuare ad allattare il bambino direttamente al seno. Se il dolore rende la poppata insopportabile, si può ricorrere al tiralatte in modo da non fermare la produzione di latte;
  • provare diverse posizioni per allattare il piccolo, per esempio, stando sdraiate: in questo caso la mammella poggia sulla superficie del letto e il contatto stesso ne favorisce lo svuotamento. Si può provare anche mettendosi carponi: la forza di gravità attira il latte verso il basso. Utile, infine, è la posizione “da rugby”: la mamma sta seduta (o in piedi), tenendo il bimbo sotto il braccio come i giocatori di rugby tengono la palla, cioè con la testina verso il seno e i piedi verso lo schienale della sedia. Questa posizione è la migliore per favorire lo svuotamento del seno;
  • praticare impacchi caldi;
  • assumere un farmaco antifebbrile e antinfiammatorio (come l’ibuprofene o il paracetamolo) in caso di febbre alta o di dolore molto intenso;
  • ricorrere all’assunzione di antibiotici prescritti del medico se la mastite non si risolve nel giro di due o tre giorni. Nel frattempo è possibile continuare ad allattare, in quanto gli antibiotici utilizzati non sono nocivi per il bambino. Al contrario, interrompere le poppate potrebbe provocare un ristagno di latte e rendere più seria l’infezione;
  • riposare il più possibile a letto: il riposo aiuta a combattere l’infezione.

Nel caso i sintomi persistano e non si riscontrino miglioramenti, si consiglia di consultare un medico per valutare la cura più corretta perché la mastite al seno non va sottovalutata. Il medico va però chiamato subito in caso di mastite bilaterale, cioè che riguarda entrambe le mammelle. La cosa più importante è evitare il fai da te: lasciate che sia il medico a prescrivere la cura per la mastite e ricordate che la terapia non va interrotta con i primi miglioramenti, ma deve essere seguita per tutto il periodo consigliato.

Come prevenire la mastite durante l’allattamento?

Non sempre è possibile prevenire la mastite, ma ci sono alcuni accorgimenti che possono evitarne l’insorgenza. Sarebbero in particolare da evitare tutti i comportamenti che possono portare all’ingorgo mammario, che è tra le principali cause della mastite puerperale. Tra le buone abitudini per la prevenzione possiamo citare una buona igiene personale, un corretto attacco al seno del neonato, meglio ancora se valutato ed eventualmente corretto da un professionista, poppate regolari e frequenti, l’uso di reggiseni comodi, traspiranti e non eccessivamente stretti.
Anche l’alimentazione può fare la sua parte: un regime alimentare ricco di grassi insaturi (omega 3 e omega 6) e povero di grassi saturi (come grassi animali, margarina, grassi idrogenati e oli da cottura) può infatti contribuire a ridurre il rischio di sviluppare una mastite.

In copertina foto di Wendy Wei da Pexels

 
 
 

In breve

La mastite è un disturbo che colpisce molte mamme che allattano e si manifesta con arrossamento e gonfiore di uno o di entrambi i seni. Può dipendere da diverse cause, tra cui l’ingorgo mammario: ecco di cosa di tratta e cosa fare.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Dubbi su percentili e peso del feto

09/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

L'ecografo non è dotato di bilancia, quindi il peso del feto è solo stimato, con un margine di errore in più o in meno di circa il 10 per cento. Per quanto riguarda le misure, il range di normalità è compreso tra il 5°e il 95° percentile. Dunque, se il ginecologo afferma che tutto va bene significa che...  »

Bassa riserva ovarica: può iniziare una gravidanza?

09/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

Può essere opportuno che la coppia che desidera un figlio si rivolga senza perdere troppo tempo a un centro per la PMA, quando la donna, soprattutto se in età matura, ha problemi relativi all'ovulazione.   »

Bimbo di 5 anni che respinge la mamma: colpa della crisi che stanno attraversando i genitori?

02/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professoressa Francesca Simion

Leggi anche:  »

A sei settimane messa a riposo a letto per 20 giorni per via di un distacco

18/11/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

I "distacchi" a inizio della gravidanza sono comuni e, soprattutto se viene già rilevata l'attività cardiaca dell'embrione, non impediscono la buona evoluzione della gravidanza. Il riposo a letto è ininfluente nel bene e nel male.   »

Fai la tua domanda agli specialisti