Più mesi di congedo retribuito per le mamme, possibilità di assentarsi dal lavoro fino ai 12 anni dei figli, facilitazioni per chi fa smart working e per chi ha un figlio disabile. Sono alcune delle novità per il congedo parentale, stabilite da due recenti decreti legislativi. Nel dettaglio, si tratta del recepimento di due direttive europee:
- la 2019/1158 del Parlamento e del Consiglio, che si riferisce all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza
- la 2019/1152, che si riferisce a condizioni di lavoro trasparenti e previste nell’Unione europea.
Il congedo di maternità è il periodo durante il quale la madre deve obbligatoriamente astenersi dall’attività lavorativa, percependo un’indennità pari all’80% della retribuzione giornaliera calcolata sull’ultimo periodo di paga prima dell’inizio del congedo di maternità stesso. Il congedo di maternità ha la durata di cinque mesi in totale, da due-un mese prima della nascita del bambino, fino a tre-quattro mesi di vita del piccolo. Dal 1° gennaio 2019, c’è una novità per i congedi maternità. Se il medico è d’accordo, la donna può lavorare fino alla fine della gestazione e restare a casa per i primi cinque mesi di vita del bambino.
Hanno diritto al congedo di maternità le lavoratrici dipendenti iscritte all’Inps anche per la maternità. Inoltre spetta alle donne disoccupate o sospese ma solo a determinate condizioni, vale a dire a patto che il congedo parentale sia iniziato entro 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro. Se invece il congedo di maternità è iniziato oltre questi 60 giorni, l’indennità di maternità tocca solo se la mamma risulta essere anche percettrice dell’indennità di disoccupazione.
Il congedo di maternità è diritto anche di lavoratrici agricole, addette ai servizi domestici e familiari, lavoratrici a domicilio, donne che si dedicano ad attività socialmente utili o di pubblica utilità. Infine spetta alle lavoratrici iscritte alla Gestione Separata Inps e non pensionate, oltre che alle lavoratrici dipendenti da amministrazioni pubbliche.
Il congedo parentale è un periodo di astensione remunerato al 30%, al quale hanno diritto i genitori, quindi anche le madri. Anche sotto questo aspetto ci sono novità per i congedi maternità. Fino a quest’anno, infatti, i genitori potevano richiedere il congedo parentale fino all’età di sei anni: ora è possibile richiedere questo periodo fino ai 12 anni. La mamma (e anche il papà) ha diritto a un periodo di congedo di tre mesi non trasferibile all’altro genitore, per un periodo totale di sei mesi. A questo si aggiunge un ulteriore periodo di tre mesi, trasferibile tra i genitori e utilizzabile in alternativa tra loro. I mesi di congedo parentale coperto da indennità del 30% passano da sei a nove in totale. Lo stesso vale per i genitori iscritti alla Gestione Separata dell’Inps. Il congedo parentale si può prolungare per un periodo massimo di tre anni in presenza di minore con disabilità, fino al compimento del dodicesimo anno di vita
Fino al compimento del sesto anno del figlio, in caso di malattia la mamma può restare a casa, senza limiti temporali, alternativamente all’altro genitore. Le assenze sono coperte da contribuzione figurativa. Dai tre agli otto anni, la mamma (e anche il padre) ha diritto a 5 giorni lavorativi ogni anno per le malattie, anche questi coperti da contribuzione figurativa.
Ed ecco una novità per i congedi maternità delle lavoratrici autonome e libere professioniste. L’indennità di maternità in questi casi si amplia ai periodi di astensione anticipata, in caso di gravidanza a rischio. I congedi parentali toccano anche alle lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata Inps con un’indennità per tre mesi (altrettanti al padre) entro i primi dodici anni di vita del figlio. A questi si potranno aggiungere, in alternativa tra i genitori, altri tre mesi di congedo. Per quanto riguarda lo smart working, il decreto prevede una via preferenziale per i lavoratori con figli fino a 12 anni, oltre che per i genitori di figli con disabilità, per genitori lavoratori con seria disabilità o che siano caregiver familiari.