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Con la pandemia da Covid-19 e l’aumento esponenziale del lavoro in regime di smart working si sono registrati maggiori problemi di natura psicologica per chi soffre di mal di testa ed emicrania. Lavorando da casa si evitano spostamenti e lunghe perdite di tempo per raggiungere il lavoro, ma spesso si finisce col vedere crescere le ore di lavoro. A questo, però, non corrisponde una riduzione in termini di impegno e concentrazione.
I fattori che lo causano
Come rivelato da Cherubino Di Lorenzo, responsabile del Centro Diagnosi e Cura delle Cefalee della casa di cura Grottaferrata, il fatto di lavorare in smart working senza uscire, restando da soli e lavorando in un ambiente decontestualizzato quale è la casa, finisce per avere un impatto psicologico negativo, capace di avere ripercussioni importanti anche sul mal di testa.
Assente nei videogiocatori
Il lavorare in casa, l’isolamento e il non uscire sono tre fattori che rappresentano il rischio maggiore di insorgenza di mal di testa in chi lavora in smart working. Concentrazione e impegno influiscono poco sul mal di testa. Infatti, nei ragazzi che trascorrono più di 12 ore consecutive ai videogames, la concentrazione e la concitazione sono superiori, ma non si ravvisano conseguenze per il mal di testa. Ovviamente, prosegue Di Lorenzo, giocare per troppo tempo è un problema serio, ma non c’entra con il mal di testa, che invece si presenta per mancanza di idratazione, non per la troppa concentrazione o impegno.
Attenzione allo stile di vita
Occorre dunque distinguere la dipendenza da videogames, che è una patologia seria e va affrontata con uno specialista, dagli stili di vita, che sono i veri fattori di rischio per il mal di testa e la salute psicologica anche di chi lavora in smart working. La cosa importante è comunque prendersi sovente delle pause che permettano di staccare completamente la spina. Non rispondere alle mail o guardare i social, ma staccare completamente, distendendo i muscoli e la mente, magari uscendo di casa.