Depressione dopo il parto, è importante riconoscerla in tempo

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 14/01/2021 Aggiornato il 14/01/2021

La depressione dopo il parto colpisce molte donne, in forme diverse. È essenziale non sottovalutare alcuni sintomi, parlandone con il ginecologo o l’ostetrica

Depressione dopo il parto, è importante riconoscerla in tempo

“Tirati su”. “Guarda che bel bambino, come fai a essere triste”. Questi e altri consigli vengono spesso dispensati alla donna che soffre di depressione dopo il parto, nel tentativo di scuoterla da umore nero e apatia. Sono quasi sempre inutili e possono addirittura accrescere il senso di colpa, di inadeguatezza che si accompagna a questo disturbo, che ancora oggi non riceve una sufficiente attenzione. Eppure è tutt’altro che rara: secondo gli esperti, otto donne su dieci dopo il parto sono soggette a un calo dell’umore. Viene definito maternity blues ed è dovuto alla stanchezza psicofisica legata al travaglio e alle improvvise oscillazioni ormonali che seguono al parto.

Diverse forme della depressione

Non esiste un solo tipo di depressione dopo il parto, ma almeno tre. La forma meno seria, chiamata appunto maternity blues o baby blues, è una accentuata tristezza, con stanchezza e facilità al pianto, che compare pochi giorni dopo il parto, per risolversi spontaneamente entro due settimane circa. La depressione post partum vera e propria compare qualche settimana dopo la nascita del bebè e dura almeno fino all’anno di vita del bambino. È a tutti gli effetti una forma depressiva, colpisce una neomamma su dieci e non sempre si risolve, perché in qualche caso si trasforma in una depressione cronica. Più rara e più seria di tutte è la psicosi puerperale, che colpisce una donna su cento dopo il parto e si accompagna a una seria alterazione dello stato emotivo, con sentimenti ostili verso il neonato e allucinazioni. Secondo alcune scuole di pensiero esistono altre forme di depressione dopo il parto, per esempio forme di ansia nei confronti del neonato, depressione antenatale, disturbi di relazione mamma-bambino.

Esistono alcuni fattori di rischio

Secondo gli esperti, la depressione dopo il parto è causata da una serie di fattori. Sono più a rischio le donne già predisposte a disturbi dell’umore come appunto la depressione maggiore, che possono avere già avuto episodi simili in passato. Alla base ci sono squilibri di neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, che regolano appetito, ritmi del sonno, desiderio sessuale e, appunto, tono dell’umore. Contribuisce la difficoltà del momento: le notti insonni, l’impegno che il neonato comporta, l’impatto con una realtà diversa da quella idealizzata della maternità contribuiscono a squilibri psicologici ed emotivi. E anche il contesto socio-culturale fa la sua parte, perché una donna non supportata da un adeguato sostegno da parte del partner o della famiglia, che desidera mostrarsi all’altezza del nuovo ruolo, inizia a sentirsi stanca, demotivata e a nutrire sentimenti negativi.          

Mai sottovalutare alcuni segnali

La depressione dopo il parto è una malattia che fa vivere male, che può evolvere in depressione cronica e che incide negativamente sul rapporto mamma-neonato. Per questo va riconosciuta per tempo. Segnali come crisi di pianto, alterazioni dell’umore e dell’appetito, insonnia, mancanza di volontà e di motivazione nell’occuparsi del bambino vanno segnalati al ginecologo o al medico di medicina generale. La famiglia, gli amici della neomamma devono andare al di là dei luoghi comuni come “il bambino è sano e bello e non hai motivo di essere triste” deve superare lo stigma che circonda i disturbi depressivi e fornire alla donna tutto il sostegno necessario. La donna stessa non deve vergognarsi, ma ammettere di avere un problema che tra l’altro è molto comune.

Sentirsi meglio è possibile

Le cure esistono e spaziano dal sostegno psicologico su misura, anche presso l’ospedale dove è nato il bebè, alla psicoterapia all’assunzione di psicofarmaci nei casi più seri, sempre sotto controllo dello specialista. In molti reparti di maternità si attivano sistemi per individuare precocemente forme di depressione dopo il parto. Uno di questi è un metodo di screening, l’Epds o Edinburgh Postnatal Depression Scale. È un questionario di 10 domande che riescono a individuare il rischio di incorrere nella depressione dopo il parto. In uso fin dagli anni Ottanta, oggi è proposto a tutte le donne che hanno avuto il bambino da una settimana circa in alcuni centri specializzati, come consultori o ambulatori ospedalieri per l’individuazione dei disturbi psichici. Purtroppo la diffusione dell’Epds non è ancora presente in modo uniforme sul territorio nazionale, quindi se in passato si è sofferto di depressione o se in gravidanza si hanno problemi di ansia e tristezza è bene informarsi presso la propria ostetrica dove è possibile effettuarlo.

 

 

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

Secondo una ricerca dell’Università di Ottawa, in Canada, pubblicata sulla rivista Gut, sono più a rischio di depressione post partum le donne che soffrono di Malattie infiammatorie croniche intestinali, come rettocolite ulcerosa e Chron. Uno studio del Karolinska Institut di Stoccolma, invece, mette in luce un legame tra diabete e depressione dopo il parto. È opportuno parlare di questo con il proprio ginecologo, se si è soggette a tali disturbi.

Fonti / Bibliografia

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