Emorragia post partum: cause, come prevenirla e curarla

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 09/07/2025 Aggiornato il 09/07/2025

È un evento spesso imprevedibile, che tuttavia oggi può essere gestito in maniera efficace attraverso un’attenta assistenza prenatale e un monitoraggio continuo durante e dopo il parto.

Emorragia post partum

L’emorragia post partum è una delle complicanze più temute dopo il parto. Si verifica quando la donna perde una quantità eccessiva di sangue nelle prime 24 ore dalla nascita del bambino o, in alcuni casi, anche nei giorni o nelle settimane successive. Sebbene possa spaventare, oggi esistono protocolli efficaci per prevenirla e trattarla tempestivamente.

Primaria e secondaria

L’emorragia post partum è un evento che si verifica dopo la nascita del proprio bambino ed è caratterizzata da una perdita di sangue eccessiva. Se ne distinguono due tipi principali.

  1. La più frequente è l’emorragia post-partum primaria o precoce, che consiste in una perdita di sangue superiore a 500 ml dopo un parto vaginale o superiore a 1000 ml dopo un taglio cesareo entro le prime 24 ore dal lieto evento.
  2. Esiste però anche l’emorragia post-partum secondaria o tardiva, che si manifesta tra 24 ore e 12 settimane dopo il parto.

Come evitare che si verifichi

Nonostante sia imprevedibile, l’emorraggia post partum si può oggi prevenire scongiurando le complicanze più gravi combinando un’attenta assistenza prenatale con monitoraggio continuo durante il parto e una meticolosa gestione della terza fase del travaglio o secondamento, quella che segue la nascita del bambino e include l’espulsione della placenta.

Innanzitutto è importante controllare i fattori di rischio durante la gravidanza, monitorando condizioni come anemia, disturbi della coagulazione, gravidanza gemellare e precedenti emorragie post partum.

In presenza di fattori di rischio bisogna pianificare l’assistenza più adatta. Durante il parto è buona norma evitare quanto più possibile traumi e manovre ostetriche inappropriate. Ostetriche e ginecologi devono seguire con attenzione il secondamento per cogliere tempestivamente eventuali segnali di allarme e intervenire rapidamente.

Negli ultimi anni si è diffuso sempre di più l’uso preventivo di ossitocina subito dopo la nascita per favorire la contrazione dell’utero e quindi ridurre il rischio di emorragia. Può essere utile anche procedere con un precoce clampaggio e recisione del cordone ombelicale, massaggiare l’utero ed esercitare trazione controllata sul cordone ombelicale.

Le cause

Alla base dell’emorragia post partum possono esserci cause diverse, che vengono comunemente riassunte con la regola delle “4 T”.

  1. Tono: si riferisce all’atonia uterina, ossia l’incapacità dell’utero di contrarsi adeguatamente dopo il parto. Di conseguenza, i vasi sanguigni che si trovano nella zona dove era attaccata la placenta non si chiudono, lasciando fuoriuscire il sangue. L’atonia uterina è la causa più frequente di emorragia post partum.
  2. Trauma: in questa voce rientrano lacerazioni vaginali, cervicali o uterine, rottura dell’utero ed ematomi nella zona pelvica.
  3. Tessuto: in pratica, la ritenzione di parti della placenta, membrane o coaguli all’interno della cavità uterina può impedire la contrazione dell’utero stesso e causare sanguinamento.
  4. Trombina: anomalie della coagulazione, sia preesistenti sia insorte durante il parto, possono interferire con la capacità del corpo di fermare il sanguinamento. Questa causa è più rara.

Fattori di rischio

Fra i fattori di rischio aggiuntivi per la comparsa dell’emorragia post partum ci sono:

Come curarla

Il trattamento dell’emorragia post partum varia in relazione alla causa, ma in ogni caso è fondamentale essere tempestivi. Per esempio, per trattare l’atonia uterina si possono praticare un massaggio o una compressione dell’utero e somministrare farmaci uterotonici (come l’ossitocina), che aiutano l’utero a contrarsi.

In caso di lacerazione può essere necessario fare una sutura, mentre in presenza di coaguli o residui di annessi fetali (cotiledoni, placenta, membrane), si deve procedere alla loro attenta rimozione. Nella maggior parte delle situazioni si procede anche alla somministrazione di ossigeno e soluzione fisiologica, ringer lattato (una soluzione che contiene una combinazione di principi attivi) e/o emoderivati, per compensare la perdita ematica. Se l’emorragia non si arresta potrebbe essere necessario inserire un palloncino nell’utero che fa pressione e blocca il sanguinamento o intervenire chirurgicamente.

L’emorragia post partum diventa pericolosa quando porta a uno stato di shock emorragico, ossia quando la perdita di sangue è talmente elevata da compromettere la pressione sanguigna, l’ossigenazione dei tessuti e la funzionalità di organi vitali. Se non trattata tempestivamente, può causare gravi danni o essere fatale. Tuttavia, grazie ai miglioramenti dell’assistenza, il rischio di conseguenze gravi si è fortemente ridotto negli ultimi decenni.

E se succede dopo il rientro a casa?

In alcuni casi, l’emorragia può comparire anche dopo le prime 24 ore, fino a 12 settimane dal parto. È la cosiddetta emorragia post partum tardiva. Non va confusa con le lochiazioni, perdite vaginali normali che fanno parte del processo di guarigione dell’utero dopo il parto.

In genere, all’inizio sono rosse e abbondanti, poi diventano rosate o marroni e infine biancastre o giallastre. Progressivamente diventano anche più scarse. L’emorragia post-partum, invece, può essere rosso vivo e abbondante, ma può anche essere di colore più scuro e con coaguli. In ogni caso, è caratterizzata da un sanguinamento eccessivo che può richiedere il cambio frequente di assorbenti (anche più di uno all’ora). Può accompagnarsi poi a sintomi di scompenso emodinamico, assenti  con le lochiazioni, come:

  • dolore addominale
  • debolezza
  • tachicardia
  • malessere
  • pallore
  • sudorazione intensa
  • abbassamento della pressione sanguigna
  • diminuzione e scomparsa della produzione di urina
  • fame d’aria
  • odore sgradevole delle perdite vaginali.

In presenza di sintomi sospetti rivolgersi subito al ginecologo o al Pronto Soccorso.

 

Foto di copertina di  cynthia_groth via Pixabay.

 

 
 
 

In breve

L’emorragia post partum è una complicanza che può insorgere subito dopo il parto o entro 12 settimane, caratterizzata da una perdita di sangue eccessiva, generalmente oltre i 500 ml nel parto vaginale o 1000 ml nel cesareo. Può essere causata da un utero che non si contrae adeguatamente, lesioni del canale del parto, residui placentari o problemi di coagulazione. Riconoscerla e intervenire rapidamente è essenziale per tutelare la salute della madre ed evitare gravi conseguenze. Per questo, la donna viene monitorata attentamente durante la gravidanza, al momento del parto e nella fase successiva.

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