Gelosia: questione di cuore? No di cervello

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi Pubblicato il 19/03/2018 Aggiornato il 07/08/2018

La gelosia è stata individuata in una specifica area del cervello. Stretto il collegamento con la monogamia a livello cerebrale

Gelosia: questione di cuore? No di cervello

La gelosia sembra avere un’origine fisiologica. L’ipotesi è stata avanzata in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Ecology and Evolution dai ricercatori  dell’Università della California di Davis, che hanno ricercato cercata l’origine cerebrale di questo sentimento nelle scimmie coppery Titi (Callicebus cupreus), appartenenti a quella piccola percentuale (3-5%) di animali che formano legami monogami e permanenti.

Lo studio sui primati

Nel corso del loro esperimento, gli autori hanno analizzato i comportamenti di otto scimmie Titi maschi (le femmine, infatti, manifestano la propria gelosia in modo meno evidente) e hanno simulato una condizione di gelosia nei primati separandoli dalle compagne, messe vicino a un altro maschio sconosciuto. I ricercatori hanno quindi filmato il comportamento delle scimmie per 30 minuti.

Segnali di stress

In seguito, hanno sottoposto gli animali a scansioni di risonanza magnetica cerebrale e raccolto campioni di sangue per misurare i livelli degli ormoni implicati nella formazione di legami di coppia e nell’aggressività correlata all’accoppiamento e al comportamento sociale. Gli animali coinvolti nella sperimentazione hanno mostrato segni endocrini di stress sociale, in particolare un aumento dei livelli di testosterone e cortisolo.

Analogie con l’uomo

Le scansioni cerebrali del cervello dei maschi “abbandonati”, inoltre, hanno mostrato una maggiore attività della corteccia cingolata, zona del cervello legata all’esclusione sociale anche negli esseri umani. I medici hanno infine notato anche un’attività aumentata nel septum laterale, area associata al comportamento aggressivo. La stessa reazione non si verifica se il maschio osserva una femmina sconosciuta vicino alla sua compagna. Bisognerà valutare ora se anche la femmina è gelosa e se esprime questo sentimento in un modo diverso.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Comprendere la neurobiologia e l’origine delle emozioni può aiutare a capire le nostre emozioni e le loro conseguenze, ha spiegato Karen Bales della University of California. La gelosia, infatti, è implicata anche nella violenza domestica. 

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti