Hiv: carcere per chi infetta il partner

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 20/10/2017 Aggiornato il 20/10/2017

Le cause legate all’infezione da Hiv sono aumentate di circa il 10% negli ultimi due anni. Si stima inoltre che circa 12mila persone siano infette senza saperlo. Ecco perché è stato proposto il carcere per gli “untori”

Hiv: carcere per chi infetta il partner

I malati di Hiv che consapevolmente espongono i partner sessuali all’infezione rischiano il carcere. L’incidenza dell’Hiv non è diminuita, anche se in coppia si parla poco e nei rapporti il rischio viene, a volte, affrontato con una pericolosa leggerezza.

Aumentano le cause legali per l’infezione

Secondo gli avvocati del network “View legal net”, le cause che riguardano l’infezione da Hiv seguite dai legali sono cresciute di circa il 10% negli ultimi due anni. Sarebbero 60mila i malati in Italia a non raggiungere il controllo della carica virale con le terapie; ciò significa che queste persone potrebbero infettare i partner. E, cosa più grave, sarebbero 12mila le persone infette senza saperlo. Ogni anno si registrano circa 3.800 nuovi casi di infezione da Hiv, l’84% dei quali riguarda persone che si sono ammalate attraverso il contatto sessuale.

Previste eccezioni

E se una persona contrae il virus Hiv senza saperlo e lo trasmette al proprio partner? Salvatore Frattallone, penalista ed esperto in diritto della privacy e protezione dei dati personali spiega che “nei casi di contagio da Hiv è necessaria una previa indagine circa l’effettiva volontà di contagio da parte della persona infetta: occorre, ai fini della rilevanza penale della condotta, che l’evento derivato dal contagio (la morte o le lesioni) sia voluto dal reo. Se l’infetto non è a conoscenza del proprio stato di sieropositività (purché ciò risulti processualmente accertato) va esclusa la sua punibilità perché non è in dolo né in colpa”.

Lo scoglio della privacy

Diversa è invece la responsabilità se una persona sa di avere l’Hiv, prende precauzioni ma non mette a conoscenza dei rischi il proprio partner. “La persona affetta da Hiv – continua Frattalone – ha diritto alla protezione della “notizia” relativa al suo stato morboso e le strutture sanitarie sono autorizzate a comunicarlo a soggetti terzi (ivi compresi il coniuge o i conviventi) solo se c’è stata una preventiva delega scritta rilasciata dall’interessato. Allo stato attuale lo scoglio è arginabile solo attraverso campagne di sensibilizzazione volte a “convincere” la persona infetta a rendere noto il proprio stato almeno alle persone con cui intrattiene rapporti sessuali. La comunicazione, però, è una decisione che spetta esclusivamente all’interessato”.

Il malato punibile a titolo di colpa

Il malato deve essere sicuro di aver preso tutte le precauzioni possibili per evitare il contagio al partner. Diversamente sarebbe punibile a titolo di colpa (causa il virus senza volerlo): “Il rischio che l’altra persona possa contrarre il virus, riportando lesioni gravissime o, addirittura, perdendo la vita, rende punibile l’untore a titolo di dolo eventuale per il reato, rispettivamente, di lesioni o omicidio volontari”.

Il contagio madre-figlio

Se una donna non sa di essere contagiata e trasmette al figlio l’Hiv durante il parto “non è punibile perché non sapeva del suo stato e quindi ha agito senza dolo né colpa. Diverso, naturalmente, se la donna, già consapevole del suo stato di salute prima di rimanere incinta, abbia deliberatamente scelto di avere un figlio, accettando il rischio della sua morte o delle sue lesioni, a causa di un probabile contagio. In questo caso, la condotta diventa penalmente rilevante a titolo di dolo eventuale, ed è l’ipotesi più grave”. Se quindi un persona malata agisce sapendo di arrecare un danno grave viene perseguita penalmente.

 

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

Secondo l’Istituto superiore della sanità aumentano le infezioni da maschio a maschio, quelle tra i ragazzi molto giovani, con meno di 25 anni e tra gli over 70-80.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti