Il dolore? È femmina

Laura de Laurentiis A cura di Laura de Laurentiis Pubblicato il 21/05/2018 Aggiornato il 02/08/2018

Le donne, a parità di stimolo doloroso, soffrono più degli uomini. Colpa (pare) delle cellule microgliali del cervello, corresponsabili del dolore

Il dolore? È femmina

Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Journal of Neuroscience,  condotto  da un team di ricercatori americani della Georgia State University di Atlanta, ha evidenziato che le donne hanno un livello di sofferenza maggiore degli uomini a fronte di una stessa stimolazione dolorosa.  L’ipotesi è che questa superiore sensibilità al dolore dipenda dalle cellule microgliali, che costituiscono circa il 10 per cento delle cellule del sistema nervoso centrale (cervello) di una persona adulta e sono appunto implicate nei meccanismi che inducono e incrementano la sofferenza fisica. 

Doppia conferma

Gli scienziati hanno elaborato la loro teoria partendo da due osservazioni. La prima è che le malattie infiammatorie croniche, caratterizzate dalla presenza di un dolore costante, come la fibromialgia e l’osteoartrite, colpiscono più di frequente il sesso femminile.  La seconda è che la morfina, principio attivo tra i più utilizzati per il controllo del dolore acuto o cronico di significativa intensità, è meno efficace nelle donne Al riguardo, è stato rilevato che per ottenere un identico sollievo dal dolore  le donne hanno bisogno di una quantità di morfina addirittura doppia rispetto a quelle necessaria per gli uomini.

Lo studio in laboratorio

Secondo i ricercatori americani, queste evidenze sottolineano la differenza tra uomini e donne nella percezione del dolore, dovuta alle cellule microgliali (che hanno anche il compito di proteggere il cervello dagli eventuali agenti aggressivi che potrebbero raggiungerlo). Per verificare l’ipotesi, gli studiosi hanno somministrato a un gruppo di topi di entrambi i sessi un farmaco che inibisce l’attivazione delle cellule microgliali. Al termine dell’esperimento hanno osservato che la risposta delle femmine agli antidolorifici era migliorata sensibilmente rispetto a quando le cellule implicate erano in piena attività: il dolore trattato diminuiva, infatti, come nei maschi.

Strada per nuovi farmaci

La scoperta potrebbe innanzi tutto aiutare a spiegare perché le malattie che hanno  come sintomo dominante il dolore cronico sono più comuni tra le donne.  Potrebbe, inoltre, consentire lo sviluppo di nuovi farmaci antidolorifici, che abbiano come bersaglio le cellule microgliali e la loro reattività. 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

A prescindere dal genere di appartenenza, a fronte di un dolore fisico cronico vive senz’altro meglio chi evita di concentrarsi su di esso, e impara a conviverci, superando rabbia e frustrazione.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Le domande della settimana

Cisti del plesso corioideo individuata dall’ecografia: meglio fare altre indagini?

13/08/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giovanni Battista Nardelli

Le cisti del plesso corioideo isolate, ossia non associate ad altre anomalie ecografiche, sono considerate varianti normali, senza effetti sullo sviluppo neurologico o intellettivo del bambino: nella maggior parte dei casi, scompaiono spontaneamente tra la 26ª e la 32ª settimana di gestazione. Quando...  »

Mamma bianca con occhi chiari, papà nero con occhi scuri: che occhi avrà il bambino?

11/08/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Una coppia formata da un genitore con gli occhi scuri e da un genitore con gli occhi chiari avrà molto più facilmente un bambino con occhi scuri. A meno che gli ascendenti del primo genitore non abbiano occhi chiari, eventualità che per le persone di pelle scura è davvero rara.  »

Iodio: va preso in allattamento dopo una tiroidectomia?

11/08/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Gianni Bona

Se la terapia sostitutiva che si affronta quando la tiroide viene asportata mantiene i valori relativi al TSH e agli ormoni tiroidei nella norma, non c'è alcun bisogno di assumere un'integrazione di iodio.   »

Fai la tua domanda agli specialisti