Infarto e ictus: il rischio scritto nei globuli bianchi

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 29/03/2018 Aggiornato il 29/03/2018

Una mutazione dei globuli bianchi può aumentare del 50% il rischio di infarto e ictus anche in chi è apparentemente sano. Ecco perché

Infarto e ictus: il rischio scritto nei globuli bianchi

Si chiama CHIP (Clonal Hematopoiesis of indeterminate potential) e potrebbe essere la più importante scoperta in campo cardiologico dopo quella sull’uso delle statine per abbassare il colesterolo. Si tratta della complessa mutazione di alcune cellule staminali che aumentano i rischi di infarto e ictus addirittura del 50%, rappresentando così un fattore di pericolo più importante del colesterolo alto. Questa scoperta potrebbe spiegare i molti casi di infarto e ictus in persone giovani e apparentemente sane.

La causa nei globuli bianchi

Le cause dell’incremento dei livelli di CHIP sarebbero riconducibili ai globuli bianchi (cellule immunitarie specializzate che derivano dalle staminali del midollo osseo) che hanno subito delle mutazioni genetiche. Rilevare i livelli di CHIP permette ai medici di evidenziare queste mutazioni. Nel caso in cui vi fosse un accumulo, ci potrebbe essere una probabilità del 50% di avere un infarto o un ictus entro i 10 anni successivi. Stando a quanto riferito dall’équipe di scienziati, le probabilità di attacco cardiaco indotto da CHIP aumentano esponenzialmente con l’avanzare dell’età.

Rischi più alti anche per altre malattie

Il dottor Benjamin Ebert, presidente di oncologia medica presso il Dana-Farber Cancer Institute, è stato il primo a notare il collegamento tra presenza del CHIP e il maggior rischio infarto e ictus. Quando i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche delle persone con queste mutazioni dei globuli bianchi hanno scoperto un aumento del 54% delle probabilità di morire nel decennio successive rispetto a coloro senza CHIP. Il rischio aumentava addirittura di quattro volte in coloro che avevano già subito un attacco di cuore. Il dottor Ebert, tra l’altro, ritiene plausibile che il CHIP possa essere coinvolto in altre malattie infiammatorie come ad esempio l’artrite.

 

 

 
 
 

Da sapere!

La mutazione non è ereditaria e viene acquisita durante la vita per motivazioni ancora non chiare: forse l’inquinamento, le tossine, lo stress, processi infiammatori. Il prossimo passo sarà quello di comprendere se i pazienti colpiti da CHIP abbiano anche un maggior rischio di sviluppare qualche forma tumorale.

 

 

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