Malattie autoimmuni: il freddo aiuta a rallentarne il decorso

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 11/01/2022 Aggiornato il 11/01/2022

Lo sostiene un nuovo studio dell'università di Ginevra sulla malattie autoimmuni. Ecco come la temperatura può influenzarne il decorso e come agire

Malattie autoimmuni: il freddo aiuta a rallentarne il decorso

L’esposizione al freddo potrebbe rallentare il decorso delle malattie autoimmuni. Le basse temperature, infatti, possono spingere l’organismo a deviare le risorse dal sistema immunitario verso il mantenimento del calore corporeo, circostanza che porterebbe a rendere più lento il peggioramento di questo tipo di malattie.

La notizia è frutto di uno studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, condotto dagli scienziati dell’Università di Ginevra (UNIGE), che hanno utilizzato un modello murino per capire meglio lo stato di salute e malattia degli esseri umani e valutare l’efficacia di un metodo innovativo per deviare l’attenzione del sistema immunitario in caso di patologie autoimmuni.

Quando l’organismo attacca se stesso

Le malattie autoimmuni si verificano quando il sistema immunitario attacca i variorgani del corpo. Il diabete di tipo 1, per esempio, è causato dalla distruzione delle cellule del pancreas che producono insulina.

La sclerosi multipla (SLA), invece, la più comune malattia autoimmune legata al sistema nervoso centrale, è caratterizzata dalla distruzione della mielina, una sostanza che riveste le cellule nervose e garantisce la corretta e veloce trasmissione dei segnali elettrici. 

“I meccanismi di difesa del nostro corpo contro l’ambiente ostile – afferma Mirko Trajkovski, dell’UNIGE – sono energeticamente costosi e possono essere limitati in caso se ne attivino diversi. In pratica, l’organismo attribuisce una scala di priorità, distribuendo le risorse a seconda dei valori di sopravvivenza dei diversi problemi rilevati. Abbiamo ipotizzato che questo meccanismo potesse essere sfruttato per contrastare l’autoimmunità”.

Come si è svolto l’esperimento

Il team ha sottoposto dei topi affetti da SLA a un ambiente di circa 10 ° C. “Dopo alcuni giorni – riporta Doron Merkler, collega e coautrice di Trajkovski – abbiamo osservato un deciso miglioramento della gravità clinica della malattia. Gli animali non mostravano difficoltà a mantenere la temperatura corporea a un livello normale, mentre i sintomi delle disabilità locomotorie sono diminuiti drasticamente”.

“Il freddo potrebbe, quindi, modulare l’attività dei monociti infiammatori – concludono gli esperti – diminuendo la loro capacità di danneggiare l’organismo. Questi risultati potrebbero essere estesi anche ad altre condizioni immuno-mediate o infettive”. Sarà fondamentale proseguire gli studi, concludono gli scienziati, per approfondire questi dati ed eventualmente sviluppare applicazioni cliniche.

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

La temperatura interna del corpo umano rimane relativamente costante intorno ai 37° C, senza essere influenzata dall’ambiente esterno, mentre la temperatura della superficie cutanea può variare notevolmente in base alle condizioni ambientali e all’attività fisica.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti