Sulla prevenzione dei tumori pesa l’impatto del Covid-19

Pamela Franzisi A cura di Pamela Franzisi Pubblicato il 10/01/2022 Aggiornato il 10/01/2022

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la pandemia da Covid-19 ha provocato rinvii e ritardi di test e programmi di prevenzione dei tumori con gravi ricadute sulla salute

Sulla prevenzione dei tumori pesa l’impatto del Covid-19

Non si muore solo di Covid-19. È pesante, infatti, l’impatto della pandemia sulle malattie oncologiche, per la riduzione del numero degli screening tumorali, a causa delle difficoltà di sottoporsi ai controlli di prevenzione dei tumori.

Crollo degli screening

“A marzo e aprile 2020, a causa dell’esplosione dell’emergenza Covid-19, si è verificata la sospensione degli screening”, spiega Paola Mantellini, direttrice dell’Ons, l’Osservatorio nazionale screening. La pandemia ha causato rallentamenti, quando non arresti, nella diagnostica di malattie come i tumori, nei controlli di routine e nelle  terapie. Dopo il primo lockdown, il sistema si è trovato a gestire un arretrato importante, insieme alle vaccinazioni e alle infezioni Covid-19.

 “Un’indagine condotta dall’Oms ha quantificato il ritardo accumulato nel 2020 rispetto al 2019 in termini di inviti, test e mesi standard, La riduzione degli inviti è stata pari al 33% per lo screening cervicale, al 31,8% per quello colon-rettale e al 26,6% per quello mammografico. La riduzione degli esami è stata pari al 45,5% per lo screening colon-rettale (-1.110.414 test), al 43,4% per quello cervicale (-669.742), al 37,6% per le mammografie (-751.879). Complessivamente – conferma Mantellini – sono stati eseguiti circa 2 milioni e mezzo di screening in meno”.

Meno prevenzione per paura dei contagi

“La paura del contagio ha avuto un peso determinante sulla partecipazione ai programmi di prevenzione. I mesi di ritardo sono stati pari a 5,5 per lo screening colon-rettale, a 5,2 per quello cervicale e a 4,5 per le mammografie. Sono state stimate anche le diagnosi mancate: oltre 3.300 per il tumore del seno, circa 1.300 per il colon-retto (e 7.474 adenomi avanzati in meno) e 2.782 lesioni precancerose della cervice uterina. È importante sottolineare – conclude Mantellini – che, per tutti e tre i programmi, nell’autunno 2020 alcune Regioni sono riuscite ad erogare più test rispetto al 2019, mettendo in evidenza una notevole capacità strategico-organizzativa”.

Fondamentali i controlli al seno e al colon-retto

In questo momento è importante riprendere i controlli accelerando, in particolar modo, quelli nelle donne che li hanno saltati. Gli screening che fino a oggi  si sono mostrati utili sono, tra gli altri, la mammografia per il tumore al seno e la ricerca del sangue occulto nelle feci per il tumore del colon-retto.

Anna Sapino, presidente Siapec-Iap (Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica) sugli effetti della pandemia su questi due tipi di tumore afferma: “Per il tumore della mammella, il numero di casi operati nel 2020 è risultato inferiore del 12% (-805 casi) rispetto al 2019, e questa riduzione si è osservata per le neoplasie di tutte le dimensioni, in particolare per quelle più piccole. Vi è stato un aumento significativo dei tumori del seno pT2 (compresi tra 2 e 5 cm), a fronte della diminuzione di quelli più piccoli (pT1, tra 1 e 5 mm)”.

“Anche per il colon-retto – spiega Sapino – si è registrata una riduzione dei casi operati nel 2020, inferiore del 13% (-464 casi) rispetto al 2019, con un calo particolarmente marcato per i tumori in situ, mentre si è registrato un aumento significativo delle neoplasie con perforazione del peritoneo. I risultati di questa indagine – termina la presidente Siapec-Iap – fanno emergere, in generale e per entrambe le patologie, una diminuzione dei tumori in situ caratterizzati da alte probabilità di guarigione (-11% per la mammella, -32% per il colon-retto), che può essere la conseguenza della temporanea riduzione degli screening oncologici nel 2020”.

 

 

 

 

 
 
 

Da sapere!

Secondo Diego Serraino, direttore Registro tumori del Friuli-Venezia Giulia, “gli effetti del ritardo sulla diagnosi precoce sono al momento difficilmente quantificabili. Le conseguenze cliniche, in particolare un possibile avanzamento dello stadio al momento della diagnosi, possono essere maggiori per lo screening mammografico e quello colon-rettale”.

 

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