A cura di Lorenzo MarsiliPubblicato il 07/06/2019Aggiornato il 07/06/2019
Lavorare con i turni di notte modifica il metabolismo con possibili ricadute sulla salute. Il rischio è quello di andare incontro a disturbi cardiovascolari e diabete
Nei Paesi industrializzati una buona fetta della popolazione svolge una professione che prevede turni di notte. Come sottolineato da numerosi studi sul tema, modificare le proprie abitudini accresce però il rischio di sviluppare disturbi cardiovascolari e diabete. Le motivazioni alla base di questa relazione non sono del tutto chiare. Ad avvalorare anni di studi, ora una ricerca dell’Università di Delhi pubblicata sulla rivista Experimental Physiology, svela i meccanismi alla base di questa relazione e le motivazioni per cui le modifiche al metabolismo possono provocare conseguenze a lungo termine sulla salute.
Operatori sanitari sotto la lente
La ricerca ha preso in esame due gruppi composti da venti operatori sanitari mettendone a confronto la tolleranza al glucosio, i trigliceridi nel sangue e altri parametri correlati allo sviluppo di diabete e problemi cardiovascolari. A parità di mansioni, età e sesso, la differenza tra i due campioni era da ricercare nell’avere (o meno) svolto turni di notte nell’ultimo anno. Già dagli esami preliminari, gli operatori sanitari che avevano lavorato con il buio hanno fatto registrare valori di insulina fuori norma. Un chiaro campanello di allarme per possibili rischi di diabete. Svolti gli esami preliminari, agli operatori sanitari è stato fatto consumare un pasto ad alto contenuto di grassi. Sono quindi state ripetute le analisi e messi a confronto i risultati dei due campioni.
Conseguenze a lungo termine
I dati hanno evidenziato differenze non trascurabili. I venti operatori che non avevano lavorato di notte non presentavano alcuna anomalia, mentre quelli che avevano svolto turni di notte avevano livelli di trigliceridi nel sangue non allineati agli standard: un ulteriore fattore di rischio, legato questa volta a problemi cardiovascolari. Il fattore interessante dello studio è che queste anomalie si sono palesate in soggetti che non lavoravano di notte da oltre una settimana. Una circostanza che dimostrerebbe come le modifiche al metabolismo dettate dai cambiamenti nell’orario di lavoro possano avere conseguenze a lungo termine sulla salute.
Da sapere!
I lavori che possono presentare turni di notte non sono così rari e interessano il 20% circa della popolazione dei Paesi industrializzati.
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