Vuoi una memoria da elefante? Mangia la buccia del limone

Luce Ranucci A cura di Luce Ranucci Pubblicato il 19/05/2021 Aggiornato il 19/05/2021

Un nuovo studio italiano sta valutando gli effetti dei fitochimici derivati dal limone per contrastare il declino cognitivo e assicurarsi una memoria da elefante

Vuoi una memoria da elefante? Mangia la buccia del limone

È in corso uno studio che sta valutando gli effetti dei fitochimici derivati dalla buccia del limone per contrastare il declino cognitivo e assicurarsi una memoria di ferro. L’IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Brescia sta effettuando una ricerca su questo (il titolo è proprio “Effetto clinico e biologico di fitochimici derivati dal limone nel declino cognitivo soggettivo: uno studio pilota randomizzato controllato”),  finanziata dalla Fondazione Wilhelm Doerenkamp.

Due sostanze preziose

Il fine di questa ricerca è valutare l’effetto di un fitocomplesso estratto dalla buccia del limone e standardizzato nel contenuto di auraptene e naringenina sulla funzione cognitiva e sui biomarcatori nelle persone con declino cognitivo soggettivo. Per 9 mesi 80 persone con declino cognitivo assumeranno il fitocomplesso o un placebo, che verrà prodotto presso il Laboratorio di Chimica delle Sostanze Naturali del Dipartimento di Farmacia dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e somministrato come capsula.

In forma di estratto secco

Ottenuto dalla buccia di limone di coltivazione biologica, l’estratto secco sarà standardizzato nel contenuto di auraptene e naringenina, così da garantire l’attività biologica del fitocomplesso. La capsula verrà somministrata al mattino, appena alzati, in concomitanza con terapie farmacologiche già in atto.

Migliorano memoria e apprendimento

La responsabile dello studio di ricerca all’IRCCS Fatebenefratelli, la dottoressa Samantha Galluzzi, spiega così perché si sta analizzando la buccia del limone: «La buccia del limone è molto ricca di fitochimici. In particolare, due di questi fitochimici, chiamati auraptene, della famiglia dei cumarinici, e naringenina, della famiglia dei flavonoidi, hanno suscitato l’interesse della ricerca scientifica. Alcuni studi animali su topi con diversi tipi di danno cerebrale, tra cui quello tipico della malattia di Alzheimer(), hanno dimostrato che auraptene e naringenina hanno un effetto neuroprotettivo, antinfiammatorio e antiossidante e migliorano la memoria e l’apprendimento. Inoltre, in uno studio clinico, auraptene è stato somministrato a un gruppo di anziani sani, dimostrando un potenziamento della funzione di memoria immediata rispetto al placebo. Questi dati supportano lo studio scientifico dell’effetto di questi due fitochimici sul potenziamento cognitivo  e dei meccanismi biologici che sottostanno tale effetto. I meccanismi biologici si possono studiare attraverso la misurazione, nel sangue, di ormoni, fattori di crescita neuronali e proteine coinvolti nei processi ormonali, immunitari e riparativi cerebrali (biomarcatori)».

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

Si parla di declino cognitivo soggettivo quando una persona sente di avere peggiorato la memoria ma ai test risulta ancora nella norma.

 

Fonti / Bibliografia

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