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Le Banche del latte si occupano della raccolta e della conservazione di latte materno, al fine di donarlo ai bambini che per vari motivi non possono essere allattati al seno. Diventare donatrice, se si ha tanto latte, è semplice. Ed è un’azione preziosissima. Per sé, per il bebè e per altri bambini: donando il tuo latte, infatti, non solo si nutre un bimbo che non può essere allattato al seno (si tratta spesso di neonati prematuri), ma grazie all’estrazione si stimola la “produzione” naturale del seno per il proprio bebè.
Chi può e chi no
Tutte le mamme in buona salute e con un corretto stile di vita, che producono una quantità di latte superiore alle necessità del proprio bambino, possono divenire donatrici delle Banche del latte. Chi desidera offrire parte del suo latte può contattare il centro di riferimento e sottoporsi a un semplice controllo che consiste nella valutazione della storia clinica della mamma e nell’esecuzione di esami specifici per escludere la presenza di disturbi gravi (epatite B, epatite C, infezione da Hiv). Le donatrici ricevono informazioni sulle procedure della raccolta, del trattamento termico, dell’utilizzo del latte umano e devono redigere un consenso scritto per il trattamento dei dati personali e per fare gli esami specifici. Non può, invece, diventare donatrice la donna che: fuma, beve alcolici o assume droghe; beve molto caffè; segue una dieta sbilanciata; è affetta da infezioni o malattie.
Basta anche una piccola quantità
Anche piccole quantità di latte sono utili per i neonati pretermine o malati (un neonato di peso molto basso spesso inizia ad alimentarsi con meno di 20 cc di latte al giorno). Molte donne preferiscono raccogliere il latte per le Banche del latte dopo la poppata del loro figlio. Questa pratica, determinando lo svuotamento completo dei seni, è anche uno stimolo per la produzione di latte. Ogni goccia di latte è importante, specialmente se è di madre che ha partorito prima del termine o da poche settimane (per le speciali caratteristiche nutrizionali e protettive). È preferibile, quindi, che la donazione inizi il prima possibile dopo il parto (entro il primo mese), dopo che è stata superata ogni difficoltà e l’allattamento al seno appare ben avviato. Non è incoraggiata invece la donazione oltre il sesto mese dal parto, quando inizia lo svezzamento del bambino e le caratteristiche del latte divengono meno adeguate ai fabbisogni dei neonati che lo ricevono.
Dall’estrazione alla conservazione
Il latte può essere estratto dal seno in un locale attrezzato correlato alla Banca oppure al proprio domicilio. La donatrice viene adeguatamente informata sulle procedure da seguire e fornita dei materiali e dei dispositivi necessari. La spremitura del seno può essere fatta manualmente o con un tiralatte (manuale o elettrico). Il latte è un ottimo terreno di coltura per i germi: per evitare che giunga alla Banca contaminato e che debba essere quindi scartato, è necessario che sia raccolto e conservato rispettando alcune semplici misure di igiene. Fra queste, l’accurato lavaggio delle mani (prima dell’estrazione) e di tutti i materiali che sono venuti a contatto con il latte.
Il latte deve essere conservato in idonei contenitori sterili forniti dalla struttura di riferimento. Dopo ogni singola raccolta il contenitore deve essere chiuso ermeticamente e raffreddato rapidamente. Si raccomanda di conservare il latte in frigorifero (a +4° C) per un periodo non superiore alle 24 ore, oltre è necessario porre il contenitore nel congelatore (a – 18° C). Ogni recipiente deve essere etichettato con il nome della donatrice e la data di estrazione. Il latte così conservato viene ritirato (se estratto a domicilio) da un incaricato della Banca di riferimento.