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Usare o meno i paracapezzoli è uno dei tanti dubbi che colgono le neomamme alle prese con un momento delicato come quello dell’allattamento. Il primo elemento da tenere in considerazione è che i paracapezzoli non devono essere usati in maniera indiscriminata, ma che non meritano neppure di essere demonizzati: possono essere utili in determinate situazioni, dove possono essere impiegati, su parere di un esperto, in modo temporaneo.
Con un professionista sarebbe infatti sempre opportuno valutare le problematiche che possono aver spinto verso il loro utilizzo in modo da risolverle e sospenderne così l’uso. Importante, infine, qualora venga ritenuto opportuno impiegare i paracapezzoli in allattamento, sceglierli con attenzione e usarli nel modo corretto.
Quando utilizzare i paracapezzoli
I paracapazzoli sono piccoli dispositivi, in materiale diverso, che imitano nella forma il capezzolo materno e che vengono posti sopra il capezzolo stesso durante la poppata perché il neonato possa succhiare meglio e la mamma avere maggior comfort in allattamento.
Non sono in ogni caso un presidio da usare sempre e in modo indiscriminato: se l’allattamento procede in modo sereno e regolare il loro utilizzo non è necessario. Ci sono comunque alcune situazioni che possono consigliare l’uso dei paracapezzoli in allattamento:
- i capezzoli sono piatti oppure introflessi e questo rende difficile l’attacco al seno da parte del neonato
- sul capezzolo sono presenti piccoli taglietti, le ragadi, che possono rendere doloroso l’allattamento per la mamma
In entrambi i casi è importante tenere in considerazione che i paracapezzoli in allattamento possono essere utili, ma non indispensabili: i problemi che portano all’uso di questo strumento andrebbero infatti affrontati a monte con l’aiuto di un professionista, la puericultrice o l’ostetrica, in modo che se ne possa fare a meno o che comunque li si utilizzi momentaneamente, ad esempio in quella fase intermedia tra la comparsa delle ragadi e lo loro completa guarigione così da non dover sospendere l’allattamento al seno.
Vale comunque la pena di tenere sempre presente quanto riportato dall’opuscolo “Allattare al seno” del Ministero della Salute” dove alla voce “ragadi” viene precisato che la prevenzione di questo problema “si basa su un buon attacco al seno e non sull’applicazione di creme o pomate, o sull’uso di paracapezzoli (in silicone o caucciù) e/o di proteggi-capezzoli in argento, che al contrario possono complicare e aggravare la situazione”.
In quali situazioni si deve ricorrere a questi accessori?
- L’impiego dei paracapezzoli può risultare di utilità anche quando il neonato presenta difficoltà di suzione dovute ad esempio alla presenza di un frenulo corto oppure quando il piccolo fatica ad attaccarsi per via di una capacità di suzione molto debole. Anche in questo caso è comunque opportuno chiedere il supporto di un professionista: in alcuni casi, infatti, usare i paracapezzoli può impedire al piccolo di imparare i corretti movimenti della suzione costringendo così la mamma ad utilizzarli per tutto il tempo dell’allattamento.
- Da ultimo va preso in considerazione il caso dei neonati prematuri: se nella terapia intensiva sono stati allattati con il latte prelevato dalla mamma ma somministrato con il biberon, i paracapezzoli possono essere utili, in maniera momentanea, per abituare il piccolo al seno materno.
Quali paracapezzoli scegliere
Nel momento in cui si valuta la necessità dell’utilizzo dei paracapezzoli in allattamento, anche sulla base delle indicazioni di un professionista, è importante sceglierli con attenzione.
Il materiale
La prima scelta riguarda il materiale di cui sono fatti.
- Il silicone: è il materiale più usato e anche il più sicuro perché permette ai paracapezzoli di essere sottili e adattarsi così perfettamente al capezzolo, di non avere odore né sapore e quindi di non disturbare il neonato durante la poppata. I paracapezzoli in silicone inoltre sono atossici e anallergici, leggeri e facili da tenere puliti. Sono quindi i paracapezzoli più consigliati e sicuri in allattamento, nonché i più resistenti anche alle temperature alte necessarie per sterilizzarli.
- Il caucciù: è un materiale naturale ma, al pari del lattice, non viene consigliato perché meno resistente e soprattutto meno igienico rispetto al silicone.
- L’argento: mentre i paracapezzoli in silicone si usano esclusivamente durante la poppata, quelli in argento si impiegano tra una poppata e l’altra (non a caso si definiscono copricapezzoli) per favorire la guarigione delle ragadi. L’argento è infatti un materiale che vanta proprietà cicatrizzanti: attenzione però che il seno può sempre perdere qualche goccia di latte tra una poppata e l’altra e il fatto che rimanga coperto dai paracapezzoli, per quanto l’argento possa essere cicatrizzante, rischia di peggiorare la situazione. La miglior soluzione per una rapida risoluzione delle ragadi rimane infatti sempre quella di lasciar respirare la parte.
Le dimensioni
Importante anche la scelta delle dimensioni del paracapezzolo che dovrebbe adattarsi perfettamente a quelle del seno: la scelta va fatta quindi tra due misure, una taglia piccola per un seno piccolo e una più grande per un seno di maggior volume.
La forma
Si distinguono non solo per dimensione ma anche per forma: possono essere infatti più o meno lunghi, appuntiti oppure tondeggianti. Andrebbe sempre scelto un modello che si adatta meglio alla base del capezzolo ma anche alla bocca del neonato per facilitare la suzione.
Occorre fare attenzione in modo particolare che la base del paracapezzolo non sia troppo stretta rispetto alla base del capezzolo perché questo può provocare piccole ma dolorose lesioni che rischiano di compromettere l’allattamento anziché favorirlo.
Come procedere
Il primo elemento da tenere in considerazione è che i paracapezzoli vanno usati solo durante la poppata, tolti subito dopo e mai tenuti in altri momenti della giornata.
Al momento di applicarli, sempre sul seno ben pulito e asciutto, occorre fare attenzione che siano perfettamente aderenti al capezzolo in modo che non sia necessario tenerli con le mani: questo può distrarre la mamma che dovrebbe invece concentrarsi sulla suzione del piccolo per controllare che avvenga in maniera serena e senza ostacoli.
Inoltre, un paracapezzolo che non aderisce e si sposta con la suzione rischia di provocare lesioni e favorire la comparsa delle ragadi anziché curarle.
Se si usano i paracapezzoli in silicone immergerli un attimo in acqua calda prima di usarli può essere d’aiuto per indossarli al meglio: si tirano le due alette laterali con i pollici e contemporaneamente si spinge verso l’esterno la parte centrale, quasi a volerla capovolgere del tutto, per poi appoggiarla sul capezzolo rilasciando a questo punto le alette.
Per toglierli basta tirare le alette in modo da eliminare l’effetto sottovuoto che si era creato e sfilarli delicatamente.
Come pulirli
I paracapezzoli vanno lavati accuratamente dopo ogni utilizzo con acqua calda e un detergente neutro, preferibilmente senza profumo. Si sciacquano a lungo, si asciugano e si ripongono in una scatola o comunque in un luogo protetto dalla polvere che potrebbe portare a una contaminazione batterica.
Una volta al giorno vanno comunque sterilizzati. Lo si può fare immergendoli in acqua bollente per cinque minuti, usando uno sterilizzatore a vapore oppure gli appositi disinfettanti che si impiegano con acqua fredda. Al termine dell’operazione vanno poi sempre asciugati con cura usando un panno morbido.
I paracapezzoli, soprattutto se in silicone, hanno un’ottima durata: è comunque sempre bene verificare dopo ogni sterilizzazione che siano intatti, senza segni di usura che potrebbero interferire con la loro corretta applicazione.
Il parere della puericultrice Micaela Tagliaferro
Per avere indicazioni più precise sull’impiego o meno dei paracapezzoli abbiamo chiesto il parere di un’esperta, la puericultrice Micaela Tagliaferro, esperta nel supporto a genitori e bambini nei primi 1000 giorni, autrice del libro “Cuore a cuore, vivere il babywearing”, nonché voce del podcast “Genitori senza filtri – la puericultrice in cuffia”. Queste le sue riflessioni in merito.
«I paracapezzoli in allattamento possono essere uno strumento utile, ma non rappresentano mai una soluzione definitiva: in genere si tende a ridurne e poi sospenderne l’uso il prima possibile per evitare il rischio che diventino, più che un aiuto, un ostacolo a un allattamento efficace e sereno. In sostanza i paracapezzoli vanno concepiti come un presidio transitorio il cui utilizzo dovrebbe sempre portare a una valutazione più approfondita delle cause che hanno portato alla necessità di impiegarli che possono essere difficoltà di attacco del piccolo, dolore, conformazione anatomica, tensioni del neonato, posizionamento scorretto durante la poppata. Ecco perché è sempre opportuno farsi seguire da una figura competente che possa osservare anche in presenza cosa accade durante la poppata in modo da suggerire i corretti interventi che consentano all’allattamento di iniziare e svolgersi in serenità per la mamma e per il piccolo».
«Detto questo, non è il caso di demonizzare i paracapezzoli: ci sono allattamenti che riescono a procedere bene anche con il paracapezzolo e non ha certo senso colpevolizzare una mamma che lo utilizza. In molti casi poi il loro impiego rappresenta una scelta fatta per tamponare una difficoltà reale, in un momento di grande stanchezza e fragilità come quello che caratterizza le prime fasi di vita del piccolo: torna quindi il discorso di ricorrere all’aiuto di un professionista che sappia analizzare la situazione e dare i giusti consigli».
«Attenzione in ogni caso che non basta semplicemente acquistare un paracapezzolo: va scelto della misura giusta e applicato nel modo corretto. Una misura sbagliata o un uso scorretto può peggiorare la situazione invece che migliorarla».
«Altro aspetto cruciale è l’igiene, spesso sottovalutata: i paracapezzoli vanno sempre maneggiati con mani pulite e sterilizzati a fine giornata. Ma più in generale, all’inizio dell’allattamento, invito sempre le mamme a prestare attenzione all’igiene delle mani anche solo quando toccano il seno: possono esserci microlesioni invisibili che, se contaminate, portano a dolore, ragadi o infezioni. Consiglio sempre di avere a portata di mano un disinfettante delicato, come l’amuchina».
«Infine, l’uso dei paracapezzoli richiede anche un attento monitoraggio del benessere del bambino: non solo con la bilancia, che non consiglio mai di avere in casa, ma osservando i segnali di attività e benessere — poppate efficaci, pannolini bagnati e sporcati, aumento del tono e della vitalità. Sono questi i veri indicatori che testimoniano il buon andamento dell’allattamento».
In breve
L’uso dei paracapezzoli dovrebbe sempre essere suggerito da un professionista: si tratta infatti di uno strumento che può essere utile in determinate circostanze, ma che non va utilizzato indiscriminatamente e neppure demonizzato. Importante in ogni caso scegliere con cura i paracapezzoli in base a materiale, forma e dimensione, usarli correttamente e sterilizzarli a fine giornata.
Fonti / Bibliografia
- Micaela Tagliaferro, Puericultrice e Consulente babywearing a MilanoSono Micaela, puericultrice e consulente babywearing a Milano e online. Ti aiuto a comprendere il tuo bambino con amore, tramite l’ascolto dei suoi bisogni
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