Tiracapezzolo: come si usa

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 20/01/2015 Aggiornato il 27/01/2015

Quando il capezzolo non sporge dalla mammella può creare problemi a chi vuole allattare al seno. Esiste però un piccolo dispositivo che aiuta a estroflettere il capezzolo

Allattamento al seno: protegge dalla depressione post partum

Quando il capezzolo è piatto o addirittura retratto, la mamma che desidera allattare al seno si trova di fronte a un impedimento. Si tratta infatti di un difetto anatomico congenito, dovuto perlopiù ai dotti galattofori più corti del normale, che proprio per questo trattengono all’interno il capezzolo. E’ possibile però correggere il problema ricorrendo al tiracapezzoli, un dispositivo medico clinicamente testato che permette di estroflettere progressivamente il capezzolo. Si tratta di un apparecchietto trasparente collegato ermeticamente a una valvola dotata di siringa aspiratrice o a una pompetta, che permette di creare un effetto vuoto in modo da “risucchiare” all’esterno del seno il capezzolo introflesso. Per ottenere una correzione permanente, l’apparecchio va portato per molte ore di fila, durante il giorno o di notte. Di solito i risultati si ottengono dopo un’applicazione continua per un arco di tempo variabile da uno a tre mesi. E’ consigliabile usare il tiracapezzoli prima ancora di rimanere incinta, ma va bene anche nei primi sei mesi di gravidanza, mentre è sconsigliato nell’ultimo trimestre. Il suo utilizzo è possibile anche dopo la nascita del bebè poco prima di ogni poppata per permettere ogni volta al piccolo di attaccarsi al seno.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Ricette per lo svezzamento

Vaccini per bambini

Elenco frasi auguri nascita

Elenco frasi auguri battesimo

Le domande della settimana

Pensieri ossessivi tenuti a bada con gli psicofarmaci: si può cercare una gravidanza?

22/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Esistono psicofarmaci in grado di assicurare il benessere psicologico, senza avere come controindicazione la gravidanza. La strategia terapeutica più adatta va però pensata PRIMA del concepimento.   »

Nausea fortissima che si protrae oltre il 1° trimestre: che fare?

18/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Floriana Carbone

Se la nausea si protrae oltre il primo trimestre, interferendo pesantemente sulla qualità della vita, diventa opportuno valutare opzioni terapeutiche che abbiano una maggiore efficacia rispetto ai tradizionali rimedi naturali.   »

Salmone scaduto: dopo quanto possono comparire i sintomi di un’intossicazione?

17/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Il lasso di tempo che intercorre tra l'assunzione di un cibo contaminato e l'eventuale comparsa di sintomi da intossicazione dipende dal tipo di agente infettivo coinvolto.   »

Camera gestazionale più piccola dell’atteso: proseguirà la gravidanza?

15/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

Bisogna sempre attendere l'8^ settimana prima di pronunciarsi rispetto al destino di una gravidanza e anche qui con un margine di errore dell'1% sull'esito favorevole dello sviluppo embrio-fetale. L'aspetto importante è che questo processo di selezione sia rispettato e compreso dalla donna.   »

Gravidanza e poca tolleranza nei confronti dell’integrazione di magnesio

15/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

La scarsa tolleranza al magnesio potrebbe essere dovuta al fatto che non è ciò di cui si è carenti perché l'organismo, se ha bisogno di qualcosa, di solito ne fa tesoro.  »

Tampone vaginale: può essere pericoloso in gravidanza?

15/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Nel caso in cui ci sia il sospetto di una vaginite, anche inn gravidanza è opportuno effettuare il tampone vaginale che da un lato non espone a rischi dall'altro permette di individuare l'origine dei sintomi.   »

Fai la tua domanda agli specialisti