Il boel test serve a valutare la capacità uditiva del neonato. Già a partire dalla 24a settimana di gravidanza, la maturazione dell’apparato uditivo risulta praticamente completata. La sensibilità dell’udito del neonato andrà, quindi, progressivamente affinandosi, stimolando reazioni specifiche e riconoscibili, in base a questo schema indicativo:
- nelle prime settimane il bimbo volge lo sguardo verso la fonte sonora;
- a 3 mesi ruota anche il capo in direzione dello stimolo acustico;
- a 5-6 mesi alza e abbassa la testa seguendo un suono che proviene dall’alto o dal basso;
- a 7-9 mesi l’orientamento del capo verso la fonte sonora diviene più mirato anche in caso di stimoli leggeri.
In questa fase, di fatto, il modo più semplice e immediato per capire se il bambino ci sente bene e non sono presenta disturbi uditivi consiste proprio nell’osservare le sue reazioni. Il Boel Test, l’esame che consente di verificare la funzionalità uditiva del bambino, si basa proprio su di esse.
I difetti dell’udito si dividono principalmente in due categorie:
DIFETTI DI TRASMISSIONE: interessano l’orecchio esterno (costituito dal padiglione e dal canale uditivo esterno, serve a convogliare il suono) e l’orecchio medio (piccola cavità posizionata oltre la sottile membrana detta timpano che svolge la funzione di un trasmettitore e di un amplificatore dei suoni) e sono causati da un’alterazione (come un tappo di cerume o un’infiammazione quale l’otite catarrale) che ostacola il passaggio del suono all’orecchio interno (la struttura che trasforma le vibrazioni sonore in impulsi elettrici che attraverso il nervo acustico raggiungono il cervello).
DIFETTI DI PERCEZIONE: risultano determinati da una lesione o da un’anomalia dell’orecchio interno di origine congenita (ovvero presente sin dalla nascita) o acquisita.
Il neonato viene sottoposto al boel test in occasione della visita prevista tra i 7 e i 9 mesi: si tratta di un controllo di routine che può tranquillamente essere effettuato dal pediatra seguendo queste indicazioni:
- il bimbo viene tenuto in braccio dalla mamma, mentre il medico gli sta seduto di fronte;
- per eseguirlo ci si serve, in genere, di due strumenti: un bastoncino rosso (detto “gripper”) e due coppie di anelli dotati di un campanellino che il pediatra infila sulle dita (“balls and bells”).
Durante l’esecuzione, in un primo momento l’attenzione del piccolo viene attirata dal bastoncino rosso che deve essere mosso davanti ai suoi occhi (“oggetto distraente”). A questo punto, la mano con i campanellini va posizionata dal lato opposto a quello in cui è rivolto lo sguardo del bimbo e scossa energicamente per produrre un suono improvviso e intenso.
Se non sono presenti disturbi dell’udito, il piccolo dovrebbe immediatamente girarsi in direzione della fonte sonora. L’esame va poi ripetuto dall’altro lato per verificare la funzionalità uditiva del secondo orecchio. Nel complesso l’esame dura circa 10 minuti.
In sintesi
Piuttosto spesso, anche in assenza di un effettivo disturbo dell’udito, possono sorgere dei dubbi circa l’esito dell’esame del boel test. Ciò può dipendere da diverse cause a partire, per esempio, da un banale raffreddore che, in molti casi, comporta un calo temporaneo della sensibilità uditiva per effetto dell’accumulo di muco all’interno dell’orecchio. Anche la tendenza a distrarsi del piccolo può compromettere la corretta esecuzione del test.
Ecco perché, se la prima volta il bebè non reagisce come dovrebbe al boel test, il pediatra lo ripete dopo una settimana. Se anche nella seconda esecuzione, il piccolo dovesse rispondere in modo anomalo, sarà necessario sottoporlo a controlli più approfonditi per verificare la presenza di un deficit all’udito e le cause che lo hanno determinato.