Pianto del bebè: l’importanza di rispondere

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 10/11/2014 Aggiornato il 10/11/2014

Le madri che hanno vissuto un’infanzia serena rispondono meglio al pianto del bebè. Quelle, invece, che manifestano difficoltà, vanno ascoltate, capite e aiutate

Pianto del bebè: l’importanza di rispondere

Il pianto del bebè va accolto e ascoltato. Diversi studi confermano che una pronta risposta da parte delle figure di riferimento al pianto dei figli rafforza la loro autostima, li aiuta a diventare più autonomi e sicuri di sé e contribuisce ad assicurare uno sviluppo psicologico ed emotivo più sano ed equilibrato. I bambini crescono consapevoli del sostegno e dell’affetto genitoriale.

Dipende dalla propria infanzia

Solo che per alcune madri reagire in modo sensibile e puntuale al pianto dei bambini è più semplice che per altre. Lo rivela uno studio compiuto all’università della Carolina del Nord (Stati Uniti): una mamma che sta bene e ha vissuto un’infanzia serena e positiva risponde meglio al pianto del suo bambino. Anche quelle che hanno sopportato dolori e sofferenza da piccole, ma le hanno elaborate e superate, sono in grado di accogliere le richieste di accudimento del proprio bebè e assecondarle nel modo giusto.

Lo studio su 260 mamme

I ricercatori hanno arruolato circa 260 mamme, dall’inizio della gravidanza ai 6 mesi di vita dei loro bebè. I risultati hanno mostrato che le donne che in passato avevano sperimentato episodi di depressione o difficoltà emotive reagivano al pianto di alcuni bambini chiudendosi in se stesse e manifestavano evidenti difficoltà a concentrarsi sui bisogni dei piccoli. Le stesse donne definivano più spesso il lamento dei figli come “fastidioso”.

Esprime un bisogno del neonato

Tutte le madri sanno che il pianto del bebè va accolto e ascoltato. Secondo pedagogisti e psicologi dell’età evolutiva, il pianto è un segnalatore di distanza. Esprime un bisogno comunicativo e di contatto. Secondo l’autrice dello studio, è importante che le madri che non riescono in questo intento vengano supportate e aiutate a controllare la propria angoscia e riuscire a interpretare il pianto dei loro bambini.

Il periodo più a rischio

Gli abusi, le violenze e i traumi vissuti nell’infanzia sono tra i fattori di rischio di depressione nel periodo perinatale, che va dalla gravidanza al compimento del primo anno del bambino. Questi elementi pregiudicano le capacità materne di relazionarsi in modo armonico e spontaneo con il bambino e impediscono l’instaurarsi di atteggiamenti affettuosi e protettivi. Queste donne sanno che il pianto del bebè va accolto e ascoltato, ma non riescono ad adempiere alle loro funzioni materne.

In breve

PIU’ ATTENZIONI IN GRAVIDANZA E DOPO IL PARTO

È necessario cogliere i segnali di allarme e avere un atteggiamento di apertura e ascolto attivo. Indagando il malessere di una donna in gravidanza o nel post partum, si possono rilevare le condizioni cliniche ad alto rischio per la donna o il bambino.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Ricette per lo svezzamento

Vaccini per bambini

Elenco frasi auguri nascita

Elenco frasi auguri battesimo

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Genitori RH+: è possibile che abbiano un figlio RH-?

28/09/2023 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Non c'è nulla di strano nell'eventualità in cui nasca un bambino con fattore RH negativo da genitori RH positivo. Accade quando mamma e papà sono portatori (senza saperlo) dell'allele negativo.  »

Negativa al rubeo test: che fare in vista di una gravidanza?

27/09/2023 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Prima di avviare una gravidanza se non si è immunizzate nei confronti della rosolia è opportuno vaccinarsi. Dopo la vaccinazione per "cercare un bambino" è bene attendere due mesi.   »

Ipercheratosi emersa dal pap test

11/09/2023 Gli Specialisti Rispondono di Augusto Enrico Semprini

L'ipercheratosi è l'aumento della componente cheratinica della parete cellulare. Se viene evidenziata dal pap test richiede di ripetere l'indagine dopo sei mesi.  »

Fai la tua domanda agli specialisti