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In passato era una prassi. Oggi non più. Ci sono, però, ancora alcuni neogenitori che fasciano il neonato. A tutto svantaggio dell’articolazione delle anche. La conferma arriva da un recente studio condotto da un team di ricercatori inglesi, del Southampton University Hospital, pubblicato sulla rivista Archives of Disease in Childhood.
Un’usanza ancora diffusa
In passato era comune fasciare i neonati appena venuti alla luce. Si riteneva, infatti, che avvolgere stretto il piccolo lo facesse sentire protetto e al sicuro, come se fosse ancora nella pancia della mamma. Ancora oggi questa pratica è diffusa in alcune popolazioni, soprattutto dell’Africa, del Sud America e dell’Asia. Anche in Occidente, comunque, ci sono genitori che decidono di ricorrere alle fasce per calmare i pianti inspiegabili del bebè. Da tempo, però, pediatri e ortopedici sostengono che stringere le gambe del bebè limitandone i movimenti non permette il corretto sviluppo dell’articolazione delle anche.
Le novità della ricerca
Il nuovo studio ribadisce che questo classico rimedio della nonna non è benefico. Infatti, le fasce tengono gli arti inferiori dritti e fermi. Di conseguenza, il neonato non è libero di muoversi come vorrebbe. Il risultato? Questa limitazione dei movimenti può compromettere il normale sviluppo dell’articolazione delle anche. Infatti, affinché tutto il corpo si sviluppi in modo armonico è fondamentale che non ci siano costrizioni di alcun tipo. Impedire agli arti di piegarsi, stendersi, aprirsi equivale a mettere a rischio le anche. Questa tesi è appoggiata anche dal Royal College of Midwives, la società scientifica inglese delle ostetriche.