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La fibrosi cistica è una malattia genetica legata alla trasmissione, da parte dei genitori, portatori sani, di una mutazione del gene Cftr, ossia Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator.
Questo produce una proteina responsabile degli scambi di acqua ed elettroliti a livello di diversi organi, per esempio sistema respiratorio e gastrointestinale, vie biliari, pancreas, apparato riproduttivo, ghiandole sudoripare. La fibrosi cistica è pertanto una malattia multiorgano. Una cura definitiva attualmente non esiste, ma grazie ai progressi scientifici le aspettative di vita sono notevolmente aumentate rispetto al passato e i malati hanno una qualità di vita decisamente migliore.
Sintomi e come si manifesta
La fibrosi cistica coinvolge diversi organi, quindi i sintomi della malattia possono essere numerosi e riguardare più apparati.
- Prima di tutto, è una malattia dell’apparato respiratorio e questo, nella maggior parte di casi, influenza la qualità di vita. Le manifestazioni respiratorie sono caratterizzate da frequenti infezioni che coinvolgono i polmoni. Con il tempo, compaiono le cosiddette bronchiectasie, dilatazioni dei bronchi dovute al ristagno cronico del muco nelle vie aeree. Questo favorisce la comparsa di infezioni a causa dei batteri che proliferano nel muco e creano uno stato di infiammazione persistente. Si verifica quindi un peggioramento della capacità, da parte dei polmoni, di assicurare un corretto scambio di ossigeno che nel tempo può determinare la comparsa di insufficienza respiratoria.
- Un altro problema che si accompagna alla fibrosi cistica è l’insufficienza pancreatica. Il pancreas non riesce più a produrre enzimi per la digestione dei principali nutrienti, soprattutto dei grassi. Il bambino non è in grado di digerire bene, quindi va incontro a problemi nutrizionali e di crescita.
- Nei piccoli di sesso maschile, la fibrosi cistica è caratterizzata dall’ostruzione dei dotti spermatici o atresia dei vasi deferenti. Questa situazione causa la cosiddetta azoospermia ostruttiva, ossia il mancato passaggio di spermatozoi dai testicoli al liquido seminale, con conseguente infertilità.
- Un sintomo caratteristico dei bambini con fibrosi cistica è il rischio di disidratazione quando il clima è caldo umido. Questa condizione, infatti, aumenta la perdita di liquidi e di sali minerali con la sudorazione.
Infine, possono verificarsi disturbi al fegato, alle ossa, all’intestino, alle vie respiratorie superiori.
Quanto è grave la fibrosi cistica
La fibrosi cistica è considerata la più seria tra le malattie rare. Infatti è classificata come rara a causa della sua incidenza relativamente bassa, che secondo le stime di Omar – Osservatorio malattie rare, è di una persona su 2.500-3.000. Tuttavia non è così infrequente, visto che si ritiene che circa il 4% della popolazione sia portatore sano della mutazione genetica che la provoca.
In Italia vi sono circa 6.000 malati. La fibrosi cistica, un tempo, era una malattia con decorso letale e chi ne soffriva non superava i primi anni di vita. Oggi sono disponibili protocolli di cura e farmaci che permettono di rallentare significativamente l’evoluzione della malattia. Quello che è importante, però, è che esiste la consapevolezza che sia una malattia ad alto interesse sociale, per la diffusione e per l’impatto che comporta. Per questo, oggi esiste un sistema di screening che permette di individuarla presto e di mettere in atto precocemente le strategie per controllarla.
A quale età si manifesta e il parere dell’esperto
La fibrosi cistica è una malattia genetica che si manifesta nella maggior parte dei bambini già alla nascita a causa dei sintomi dovuti all’insufficienza pancreatica, che determinano disturbi gastrointestinali e difficoltà di accrescimento. I sintomi respiratori possono invece comparire in fasi successive della vita, ciò dipende dal grado di compromissione polmonare. La fibrosi cistica è infatti una malattia subdola, chiamata anche “malattia invisibile” perché non si scopre da segnali esterni, fisici o psichici, non provoca caratteristiche fisiche evidenti e non riduce le capacità mentali e intellettuali.
“La fibrosi cistica è definita invisibile proprio perché i bambini e i ragazzi affetti sono spesso apparentemente sani, sportivi e svolgono le normali attività della vita quotidiana” spiega il dottor Federico Alghisi, medico dell’Unità Operativa di Pneumologia e Fibrosi Cistica dell’ospedale Bambino Gesù. “Per questo è importante che siano monitorati regolarmente presso un centro di cura specifico, dove l’équipe di specialisti è in grado di evidenziare i primi segnali o cambiamenti nell’andamento della malattia, intervenendo in maniera appropriata e tempestiva”.
Le cause della fibrosi cistica
La malattia si verifica quando un bambino eredita da entrambi i genitori portatori sani la mutazione del gene Cftr. Questo gene, quando funziona normalmente, codifica una proteina responsabile della regolazione dell’acqua e degli elettroliti.
I soggetti portatori sani non hanno alcun sintomo della malattia e spesso non sanno nemmeno di esserlo. Se però due portatori sani hanno un figlio, questi ha una probabilità su quattro di ereditare la mutazione da entrambi i genitori, avendo così la malattia conclamata.
Come si scopre
Il dubbio che un bimbo possa avere la fibrosi cistica insorge in presenza di alcuni sintomi particolari, come tosse persistente, necessità frequente di antibiotici, difficoltà di accrescimento, diarrea. Si eseguono allora due controlli:
- il test del sudore, che evidenzia una quantità elevata di cloro, dovuta appunto alla presenza delle mutazioni della proteina che alterano gli scambi di liquidi e di elettroliti nei tessuti. Se la quantità di cloro è superiore a 60 milliequivalenti per millilitro di sudore, è assai probabile che il bambino abbia la fibrosi cistica.
- il test genetico, che si esegue per conferma della diagnosi o nel caso in cui il test del sudore dia risultati dubbi, prelevando una piccola quantità di sangue da cui si estrae il materiale genetico per individuare la mutazione del gene Cftr. Il test genetico è importante anche a fini terapeutici. Dall’ultimo decennio, infatti, sono disponibili farmaci che agiscono sul difetto della proteina Cftr malata, efficaci su specifiche mutazioni.
Lo screening neonatale per la fibrosi cistica
Vista la diffusione della fibrosi cistica nel nostro Paese, da oltre trent’anni esiste un programma di screening obbligatorio e gratuito, in tutte le regioni italiane, che si esegue sui neonati nelle prime 48-72 ore di vita. Si preleva una goccia di sangue sul quale si effettua il dosaggio della immunotripsina reattiva, un enzima che risulta prolungatamente elevato nelle persone con fibrosi cistica. Nel caso il test sia positivo, si effettua anche il test del sudore e l’analisi genetica sulla stessa goccia di sangue. Scoprire nei primi di giorni di vita la fibrosi cistica aiuta ad attuare fin da subito le cure per la gestione della malattia.
“Lo screening neonatale insieme all’applicazione di protocolli di sorveglianza e cura della malattia hanno permesso di riconoscere precocemente i bambini affetti e di iniziare tempestivamente cure appropriate, mirate alla prevenzione delle complicanze e ad un migliore controllo della malattia” aggiunge l’esperto. “Questo ha permesso di trasformare una popolazione di malati, prevalentemente pediatrica, in una popolazione prevalentemente adulta, più longeva e con una migliore qualità di vita”.
Le possibili cure per la fibrosi cistica
Grazie alle cure disponibili oggi, la fibrosi cistica viene trattata con un buon successo, anche se non si può ancora parlare di guarigione. Il bambino viene preso in cura da un’équipe di diversi esperti presso un centro specializzato.
Oltre a seguire un regime alimentare preciso, per evitare carenze, assume enzimi pancreatici per compensare le carenze e segue trattamenti per favorire la pervietà delle vie respiratorie attraverso l’eliminazione regolare delle secrezioni mucose. È anche importante il supporto psicologico per la gestione quotidiana della malattia. “La terapia per la fibrosi cistica, grazie alla ricerca e alle nuove scoperte, sarà caratterizzata da una percentuale sempre maggiore di persone che potranno usufruire di cure specifiche, in grado di agire correggendo la proteina malata. Ne sono esempio i modulatori genici oppure la terapia genica che agisce direttamente sul Dna”, aggiunge il dottor Alghisi.
I modulatori genici della proteina Cftr compensano il difetto genetico alla base della malattia, con risultati spesso molto positivi. Uno recentissimo è basato sui principi attivi deutivacaftor/tezacaftor/vanzacaftor ed è stato approvato da poco, a fine aprile 2025, dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano dell’Agenzia Europea per i Medicinali per il trattamento della fibrosi cistica (FC) in malati di età pari e superiore a 6 anni che presentano almeno una particolare mutazione nel gene Cftr.
La terapia genica consiste nel somministrare al malato il gene Cftr attraverso sofisticate tecniche, per esempio per via inalatoria, virus completamente innocui che agiscono da vettori. Questi trattamenti non sono ancora disponibili per tutti, poiché sono indicati solo per alcune mutazioni. In futuro sarà possibile allargare ulteriormente la percentuale di persone che potranno beneficiarne.
In breve
Dovuta a un difetto genetico che il bambino può ereditare da entrambi i genitori portatori sani, la fibrosi cistica provoca una iperproduzione di muco con disturbi a vari organi. Oggi si affronta con dieta, farmaci modulatori e terapia genica.