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Con l’espressione montata lattea viene indicato l’avvio della produzione di latte materno da parte della ghiandola mammaria, un processo che si verifica in modo naturale pochi giorni dopo il parto e che viene attivato principalmente attraverso la suzione del capezzolo nel corso della poppata: ecco perché quanto prima il neonato viene attaccato al seno, tanto prima compare la montata (di solito nel giro di 2-3 giorni) mentre, se l’attaccamento viene ritardato (come avviene di frequente nel caso di un parto cesareo) può evidenziarsi anche dopo 6-7 giorni.
Come si capisce che è arrivata la montata lattea?
La montata lattea comunque si manifesta con alcuni segnali tipici:
- senso di inturgidimento e pesantezza delle mammelle che tendono anche ad aumentare di dimensione in modo consistente (una media di 2 tagli in più);
- calore localizzato;
- sensazione di tensione cutanea nell’area del seno;
- comparsa di un reticolo venoso azzurrognolo sulla pelle;
- fuoriuscita di un flusso di latte più o meno intenso se si preme nella zona dell’areola mammaria.
Trascorso qualche giorno questi sintomi si attenuano in modo spontaneo: una volta che la produzione di latte si regolarizza adeguandosi alle esigenze nutritive del neonato, infatti, il seno torna ad ammorbidirsi per inturgidirsi nuovamente solo poco prima della poppata, segno che le mammelle sono piene di latte e pronte per un altro pasto.
Cosa fa venire la montata lattea?
A innescare il processo alla base della montata lattea è il calo di progesterone (ormone caratteristico della gravidanza) che si verifica subito dopo il parto: una delle sue funzioni era, infatti, proprio quella di inibire lo stimolo alla produzione del latte esercitato dalla prolattina (l’ormone dell’allattamento prodotto dall’ipofisi, una ghiandola posizionata alla base del cervello). Ma è soprattutto con la suzione del capezzolo da parte del neonato ad aumentare la produzione sia di prolattina, che a sua volta stimola la produzione e la secrezione del latte da parte della ghiandola mammaria (riflesso di produzione o di eiezione), sia di ossitocina che, invece, provoca la contrazione delle cellule muscolari attorno alla ghiandola mammaria, determinando la dilatazione dei canali (dotti galattofori) tramite i quali il latte fluisce fino al capezzolo.
Come stimolare la produzione di prolattina?
Per stimolare la secrezione di prolattina necessaria per la comparsa della montata lattea e l’avvio dell’allattamento naturale, la Leche League (Lega per l’allattamento materno) raccomanda l’attaccamento precoce del bebè al seno (preferibilmente entro 2 ore dalla sua nascita): in questo modo, infatti, si assicura una comparsa del latte anticipata di circa 24 ore rispetto al caso di un attaccamento posticipato. Prima che il latte compaia, comunque, il neonato viene nutrito al seno grazie al colostro, una sostanza densa più digeribile del latte, in grado di soddisfare il fabbisogno nutritivo del bambino nei primissimi giorni di vita. Il latte prodotto a partire dalla montata, invece, è più fluido e ricco di tutte le sostanze necessarie alla crescita del bambino. Una volta che l’allattamento viene avviato, la quantità di latte prodotta dalla ghiandola mammaria si regola in base all’appetito del bambino: più e meglio il bebè si attacca al seno, più la ghiandola mammaria viene stimolata e aumenta la quantità del latte prodotto.
In sintesi
I tempi della montata lattea sono variabili da donna a donna e in base al tipo di parto: naturale o cesareo. In quest’ultimo caso i tempi possono allungarsi leggermente. In genere, comunque la montata lattea compare nel giro di 3-4 giorni dopo la nascita del bebè. Nel frattempo, comunque la mamma è in grado di nutrire il suo bambino grazie alla presenza di colostro.
Fonti / Bibliografia
- Massaggio ossitocinico - Ospedale Pediatrico Bambino GesùMassaggio che stimola la produzione di ossitocina, ormone che favorisce la fuoriuscita del latte dal seno. Agevola l'allattamento quando la mamma è stanca o malata