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Se fino a qualche anno fa i pediatri disposti anche solo a prendere in considerazione l’ipotesi di curare un bambino con l’ omeopatia erano una rarità, oggi superano il 30%. Secondo un’indagine condotta dalla Federazione medici pediatri (Fimp) in collaborazione con Omeoimprese (associazione delle aziende produttrici di medicinali omeopati), infatti, circa 1 pediatra su 3 affianca, con una frequenza variabile anche a seconda delle problematiche da trattare, le cure classiche a quelle omeopatiche.
Una ricerca su oltre 5.000 pediatri
Il sondaggio ha coinvolto 5.400 pediatri aderenti alla Fimp, quasi tutti convenzionati con il Servizio sanitario nazionale (Ssn). Tutti sono stati invitati a rispondere ad alcune domande riguardanti la loro professione, e in particolare l’abitudine o meno di prescrivere rimedi omeopatici. Lo scopo era avere un quadro più preciso dell’utilizzo dell’ omeopatia in epoca infantile. Infatti, è chiaro che le cose stanno cambiando rispetto al passato. “L’indagine è nata dalla percezione che parte dei pediatri si è avvicinato con interesse all’ omeopatia negli ultimi anni, forse per via dei minor effetti collaterali riscontrati e della preferenza per un modo olistico di avvicinarsi alla salute del bambino” ha confermato Giampietro Chiamenti, presidente della Fimp.
Il 36% usa l’omeopatia tutti i giorni
Dall’analisi dei risultati, è emerso che effettivamente il numero dei pediatri che sceglie l’omeopatia è in aumento. Se nel 2012, secondo una ricerca della Società italiana di pediatria, a prescrivere rimedi omeopatici erano il 23% dei pediatri, ora la percentuale è salita al 30%. E dei medici che consigliano ai genitori questa forma di cura, il 36% lo fa addirittura quotidianamente. Per quali disturbi? Innanzitutto per le malattie delle vie respiratorie (68% dei casi), ma anche per le gastroenteriti, le allergie e i disturbi del sonno. I pediatri, però, non considerano l’omeopatia un’alternativa alle cure classiche: nella maggior parte dei casi utilizzano le due terapie in affiancamento.