Latte materno: per i prematuri è una vera terapia

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 02/05/2019 Aggiornato il 02/05/2019

Per i bimbi nati prima del tempo il latte materno non è solo un alimento necessario al sostentamento, ma una cura al pari dell’assistenza respiratoria

Latte materno: per i prematuri è una vera terapia

Per i neonati prematuri il latte materno non è solo un alimento necessario al sostentamento, ma rappresenta una vera e propria terapia al pari di altre come, per esempio, l’assistenza respiratoria. A spiegarlo a Bimbisani & belli è Valerio Romano, pediatra e neonatologo dell’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma.

Benefici per bimbo e mamma

L’esperto, che ha recentemente partecipato a Berlino al Philips Avent Scientific Symposium 2019, forum annuale nel quale i professionisti del mondo medico-sanitario condividono ricerca, pratiche e approcci relativi all’allattamento al seno, spiega che i neonati prematuri che assumono latte materno hanno una minore probabilità di sviluppare le malattie più gravi come l’enterocolite necrotizzante, la retinopatia della prematurità, la displasia broncopolmonare e sono più protetti contro le infezioni. Inoltre, continua il neonatologo, “i benefici dell’allattamento al seno non si fermano al solo neonato ma sono evidenti anche sul benessere psico-fisico della madre, riducendo la possibilità di depressione post-partum e concorrendo a riformare il legame insolubile madre-figlio che il distacco legato al ricovero in terapia intensiva può minacciare”.

Tanti ostacoli da superare

Gli ostacoli che le neomamme alle prese con neonati prematuri incontrano nell’allattare al seno sono però ancora molti. Si va da quelli di tipo logistico a quelli di tipo psicologico: per esempio, spiega Romano, “in alcune terapie intensive non è purtroppo ancora possibile l’accesso ai genitori 24 ore al giorno e non vi è possibilità per la madre di passare la notte insieme al suo piccolo”. A questo si aggiungono poi “l’ansia per le condizioni di salute e la paura della fragilità di un bambino così piccolo, che possono interferire con i normali istinti materni di accudimento, quali prendere il bimbo in braccio e attaccarlo al proprio seno”. Poiché, poi, l’assistenza del neonato prematuro anche nelle cose più semplici come il cambio del pannolino può richiedere delle competenze specifiche che i genitori devono apprendere, “nel frattempo le cure del piccolo vengono affidate a infermiere specializzate e questo può indurre i genitori a sentirsi più degli ospiti o dei visitatori, piuttosto che parte integrante nell’assistenza al loro piccolo”.

Coinvolgere i genitori

Molte sono le azioni che possono essere poste in essere per aiutare i genitori a sentirsi importanti nella cura del loro piccolo e per sostenere l’allattamento al seno dei bimbi prematuri. “Considerato che alcuni neonati possono passare diversi mesi in ospedale, l’aspetto più importante è quello di integrare il più possibile la famiglia nelle cure dei piccoli, così da farli sentire da subito parte integrante della grande famiglia della terapia intensiva neonatale (Tin) – spiega Romano -. La Tin deve diventare un luogo familiare con accesso illimitato per i genitori, con spazi dove possono condividere le loro esperienze e dove le mamme possono tirarsi il latte”.

Allattare il prima possibile

Per quanto riguarda in particolare l’allattamento al seno, conclude il medico, “questo dovrebbe iniziare il prima possibile, con la stabilità delle condizioni cliniche come unico parametro di riferimento, e le mamme dovrebbero essere appositamente formate dal personale ospedaliero sull’importanza del latte materno e sulle differenze nell’allattamento di un neonato prematuro rispetto a un bambino nato a termine”.

 

 

 
 
 

Da sapere!

La maggior parte degli studi ormai concorda che la maggiore stabilità di un prematuro, indipendentemente dalla sua età gestazionale e dal suo peso, si ottiene ponendolo in braccio alla mamma con contatto pelle a pelle.

 

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