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La sopravvivenza dei prematuri di 22 settimane si sta progressivamente alzando, rispetto a dieci anni fa. Questo avviene essenzialmente nei Paesi occidentali, che possono contare su una adeguata assistenza nelle Terapie intensive neonatali.
In altre zone del mondo, la sopravvivenza dei prematuri di 22 settimane resta comunque bassa. Inoltre, quando un bambino viene al mondo in epoca fortemente pretermine, l’obiettivo non è solo che sopravviva, ma che non riporti conseguenze neurologiche e respiratorie e che, con la crescita, abbia una qualità di vita soddisfacente, come quella dei coetanei nati a termine.
La situazione in Italia
L’Italia è un Paese che può contare su una adeguata assistenza ai bambini nati pretermine. Questi, secondo i dati della Società Italiana di Neonatologia – Sin, diffusi in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Prematurità, il 17 novembre 2024, sono circa 32.000 ogni anno, pressappoco il 7% di tutti i parti. Il problema della sopravvivenza riguarda i piccoli fortemente prematuri, con un peso inferiore a 1.500 grammi (circa l’1% di tutti i neonati). Fino agli anni Settanta, il 60% circa di questi bambini fortemente prematuri non sopravviveva. Oggi, la mortalità si è ridotta arrivando, in Italia, al 13,8%, inferiore a quella del resto del mondo che è del 15%.
Sono migliori le possibilità di sopravvivenza dei prematuri alla 22a settimana, a patto che il bambino nasca in un centro che disponga di una Terapia infantile neonatale, in grado di erogare tutte le cure necessarie. Inoltre, questi piccoli e i loro genitori vanno seguiti a lungo, anche dopo la dimissione e dovrebbe essere assicurato un supporto psicologico ai genitori. “Al di sotto delle 24 settimane, oltre agli aspetti strettamente tecnici e clinici, intervengono e prevalgono aspetti bioetici” chiarisce il dottor Andrea Dotta, responsabile della Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Tutti gli operatori sanitari, neonatologi in primis, sono tenuti a tenerli presente condividendo, laddove possibile, le prospettive e le decisioni con la famiglia”.
Aumenta la sopravvivenza dei bambini prematuri
Grazie alle cure disponibili oggi, si sta quindi verificando un aumento della sopravvivenza per i bambini prematuri. Uno studio pubblicato ad agosto 2025 su Jama, sulla sopravvivenza dei prematuri alla 22a e 23a settimana, ha provato che i bambini di 22 settimane hanno una sopravvivenza che può variare tra il 9 e il 64%, mentre quelli di 23 settimane sopravvivono tra il 16 e l’80%.
La possibilità di sopravvivenza aumenta a seconda dei trattamenti che si riescono a garantire a questi bimbi fortemente prematuri. Restano però elevati i rischi di condizioni legate alla prematurità, per esempio problemi alla retina, al cuore, ma soprattutto agli aspetti neuroevolutivi. In questa revisione di 11 network neonatali internazionali vengono riportati anche i dati del network della Società Italiana di Neonatologia, l’Italian Neonatal Network, con 11 neonati di 22 settimane e 146 di 23 settimane di età gestazionale.
Le cause del parto prematuro
I motivi che portano a un parto fortemente pretermine sono numerosi e spesso legati allo stato di salute della mamma. Il bambino può nascere prematuro per colpa di:
- un’infezione materna che rischia di trasmettersi al feto
- diabete in corso di gravidanza (gestazionale, di tipo 1 o di tipo 2) o ipertensione materna
- un regime alimentare inadeguato o poco sano
- età avanzata materna
- problemi della placenta, che non riesce ad assicurare al feto ossigeno e nutrimento, oltre che a eliminare i prodotti di scarto del metabolismo
- anemie, ossia la scarsità del numero o della qualità dei globuli rossi nel sangue della donna, per cui al feto giunge una scarsa quantità di ossigeno
- gravidanza gemellare.
A volte, comunque, non c’è una vera ragione per cui il bambino viene al mondo altamente prematuro.
Quando si procede con la rianimazione
Quando un bambino nasce prematuro oppure sembra poco vitale dopo il parto, anche se è in età gestazionale più avanzata, si procede con la rianimazione. Si tratta di una procedura che ha l’obiettivo di restituire al neonato parametri vitali di respirazione, temperatura corporea, battito cardiaco.
Con i bambini prematuri di 22 settimane, il problema della rianimazione è complesso e investe anche aspetti bioetici. Dopo le 22 settimane, il Ministero della Salute permette la rianimazione, ma è impossibile sapere se, con questi interventi, il bambino riuscirà a crescere normalmente e non avrà conseguenze a causa della nascita prematura. Infatti, attualmente non esistono metodi prognostici attendibili che possano suggerire quando rianimare e quando non farlo.
Inoltre, è difficile non tenere conto delle emozioni e del dolore dei genitori, che soffrono per le condizioni di salute del piccolo e che desiderano, spesso al di là della ragionevolezza, che il figlio sopravviva e stia bene.
Secondo la legge 194/78, in vigore nel nostro Paese, è obbligatorio offrire al feto dopo la nascita tutte le cure che lo aiutino nella sopravvivenza, indipendentemente dalla volontà dei genitori. Solo nel caso in cui si riscontri un danno cerebrale nel bambino, oppure le cure siano inefficaci o troppo impegnative, è possibile sospendere i trattamenti che lo mantengono in vita.
Possibili conseguenze
Quando un bambino nasce prematuro, i problemi non riguardano soltanto la sopravvivenza, ma anche le possibili condizioni che si accompagnano all’essere venuti al mondo in epoca gestazionale troppo precoce. Quanto più sono prematuri, in modo particolare prima della 28a settimana, i neonati pretermine possono:
- incorrere in un’emorragia cerebrale, che talvolta provoca problemi neurologici
- avere disabilità uditive e visive di diversa entità
- riportare problemi cardiaci e respiratori.
Grazie ai progressi della medicina, ai trattamenti di supporto nella culla termica, al contatto pelle a pelle come la canguro terapia che si mette in atto nelle Terapie intensive neonatali, sempre più bambini nati prematuri a 22 settimane maturano e crescono bene.
Come evitare un parto prematuro
L’ideale è però cercare di arrivare ad un’epoca gestazionale più avanzata, per lo meno a 28 settimane o meglio ancora a 32 settimane, quando gli organi sono sviluppati e funzionanti in modo quasi completo.
Per questa ragione, è importante cercare di prevenire il parto prematuro. A tal proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo a punto importanti Linee guida per la prevenzione e la gestione della nascita pretermine.
Ecco che cosa è importante fare in gravidanza:
- sottoporsi con regolarità alle visite ginecologiche, con misurazione della pressione arteriosa, ecografie e analisi del sangue;
- seguire le indicazioni del ginecologo quando propone strategie come il cerchiaggio della cervice, per sorreggere il collo dell’utero, o la somministrazione di progesterone, per mantenere salda la cervice evitando le contrazioni;
- restare a riposo se così indicato;
- seguire uno stile di vita sano, con alimentazione adeguata che metta al sicuro da intossicazioni alimentari
- evitare del tutto il fumo e l’alcol
- Seguire attentamente il programma vaccinale sin dalla programmazione di una gravidanza.
“Il tema della prematurità è di grande rilievo, perché si concentra su una problematica che può interessare un numero elevato di gravidanze” aggiunge il dottor Dotta. “Gli aspetti clinici focalizzati sulla salute della donna, sulla salute del nascituro e sulle prospettive per l’intero nucleo familiare si affiancano a temi di bioetica sempre di maggiore importanza. La qualità della vita è un valore di difficilissima definizione, ma è dovere di tutti gli operatori sanitari approcciare la nostra attività con grande umanità guardando al best interest del paziente sia nella fase più acuta che nella prospettiva futura. La multidisciplinarietà della problematica non può prescindere pertanto dai contributi nella comunità scientifica dell’apporto di neonatologi, ginecologi ed eticisti con massima chiarezza e disponibilità verso le famiglie”.
In breve
Fino a qualche decennio fa, la sopravvivenza dei prematuri a 22 settimane era quasi pari allo zero. Oggi, i progressi della medicina permettono a una certa percentuale di bambini nati fortemente pretermine di crescere e avere una buona qualità di vita.
Fonti / Bibliografia
- https://www.sin-neonatologia.it/wp-content/uploads/2024/10/REPORT_INNSIN_ANNO2023_17_10.pdf
- Gazzetta Ufficiale
- WHO recommendations for care of the preterm or low-birth-weight infantThe recommendations in this guideline are intended to inform development of national and subnational health policies, clinical protocols and programmatic guides. The target audience includes national and subnational public health policy-makers, implementers and managers of maternal, newborn and child health programmes, health-care facility managers, supervisors/instructors for in-service training, health workers (including midwives, auxiliary nurse-midwives, nurses, paediatricians, neonatologists, general medical practitioners and community health workers), nongovernmental organizations, professional societies involved in the planning and management of maternal, newborn and child health services, academic staff involved in research and in the pre-service education and training of health workers, and those involved in the education of parents.