Più bambini prematuri anche a causa del Covid-19

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 03/01/2022 Aggiornato il 03/01/2022

Con la pandemia di Covid-19 gli esperti hanno notato che sono venuti al mondo più bambini prematuri. La priorità è proteggerli

Più bambini prematuri anche a causa del Covid-19

Secondo gli ultimi dati, nel mondo ogni anno nascono circa 15 milioni di bambini prematuri, ossia nati prima della 37a settimana di gestazione. Nel nostro Paese sono circa 30.000, pari al 6,9% delle nascite.  Ora con il Covid-19, però, le percentuali sono aumentate.

Più prematuri con il Covid-19

La percentuale di neonati pretermine è, infatti, aumentata con la pandemia, arrivando all’11,2% nei bambini nati da donne con infezione da Sars-Cov-2. I bambini prematuri sono più fragili, possono avere problematiche respiratorie, neurologiche e cardiache, anche se l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa mortalità tra i neonati molto prematuri. È comunque importante difendere i neonati pretermine, assicurando le cure particolari delle quali hanno bisogno perché la loro crescita psicofisica avvenga in modo sano e regolare.

Cure neonatali per tutti

Per provvedere alle particolari esigenze dei bambini prematuri è nato il progetto European Standards of Care for Newborn Health, realizzato dalla European Foundation for the Care of Newborn Infants alla cui stesura ha collaborato per l’Italia la Società italiana di neonatologia. Sono stati affrontati diversi argomenti: dalla sicurezza del neonato e pratiche di igiene alle procedure per la care, dalla nascita e trasferimento del piccolo al follow-up e cure post dimissione alle cure mediche e pratica clinica, alla progettazione della terapia intensiva neonatale, alla nutrizione.
Il Progetto rappresenta, insieme con gli standard organizzativi per l’assistenza perinatale della Sin, una solida base e una linea di indirizzo da seguire, per istituzioni, direzioni sanitarie e professionisti, per garantire le migliori cure possibili a mamma e bambino.

Pandemia e assistenza in terapia intensiva

Già prima di questo Progetto, la Società italiana di neonatologia ha condotto una serie di verifiche sull’assistenza ai bambini prematuri e alle loro famiglie nei primi mesi di pandemia. I due gruppi di studio della care neonatale e della qualità delle cure e a Vivere Onlus, attraverso l’indagine conoscitiva nazionale sulle pratiche di assistenza neonatale, hanno scoperto che dopo le prime incertezze i centri di neonatologia in Italia hanno continuato ad assicurare la vicinanza tra bimbi e famiglie.
Tutto questo è stato accompagnato da indicazioni precise per prevenire l’infezione da Covid-19, come l’utilizzo di mascherine, la corretta igiene delle mani, il triage con controllo della temperatura. L’accesso della donna non sospetta per Covid-19 è stato garantito nel 98,9% dei centri.

Il contatto pelle a pelle

Quasi il 68% dei centri ha garantito la Kangaroo Mother Care, fondamentale per lo sviluppo dei bambini prematuri e per l’avvio precoce dell’allattamento materno. Questa pratica, come anche il rooming-in, porta innumerevoli benefici ai neonati e ai loro genitori, di gran lunga superiori ai problemi che possono scaturire dal coronavirus. Inoltre, i centri hanno cercato di garantire anche l’approvvigionamento del latte materno attraverso le banche del latte donato.
Nonostante il timore di recarsi presso le strutture per donare, la sospensione del servizio di raccolta a domicilio da parte di alcune banche e le incertezze sul comportamento da tenersi per la donazione, anche durante la pandemia, l’Italia è stata uno dei Paesi più attivi in Europa, con due nuove banche inaugurate nel 2020.

Seguire a casa i neonati pretermine

Le cure offerte ai bambini prematuri continuano anche dopo la dimissione, attraverso i servizi e i programmi di follow-up, necessari per identificare precocemente le anomalie di sviluppo e attuando interventi precoci individualizzati, per migliorare la qualità di vita dei bambini e delle loro famiglie.
Questi servizi sono stati garantiti negli ospedali italiani anche durante i mesi della pandemia, grazie alla collaborazione dei pediatri di famiglia e dei servizi territoriali, fino ai due-tre anni di vita del bimbo. Il prossimo passo sarà garantire la presenza continuativa del neuropsichiatra infantile nell’ambito dell’équipe multiprofessionale che gestisce i prematuri e una presa in carico tempestiva e di adeguata intensità degli utenti e delle famiglie da parte dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

 

 

 

 
 
 

Da sapere!

I bambini prematuri oggi sono più numerosi non solo a causa del Covid. Altre cause sono l’età avanzata della madre, che espone a complicanze come diabete, ipertensione e gestosi che possono indurre un parto pretermine e il ricorso alla procreazione assistita, soprattutto nel caso di gravidanze gemellari.

 

Fonti / Bibliografia

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