Fa i capricci
In realtà, a livello evolutivo la fase vera e propria dei capricci si colloca più avanti, intorno ai due anni e mezzo-tre: in questa fase, invece, il “capriccio” consiste semplicemente nel fatto che il piccolo comincia a manifestare il proprio dissenso ai genitori (per esempio, si rifiuta di mangiare la pappa oppure non vuole fare il bagnetto). Di fronte a questo atteggiamento del piccolo, mamma e papà devono tenere un atteggiamento il più possibile fermo, evitando di farsi ricattare dal bambino se utilizza il pianto per ottenere qualcosa in cambio dai genitori. Un esempio tipico è il momento del bagnetto: spesso succede che a questa età il piccolo si rifiuti di lavarsi perché, essendo cresciuto, si sente più “padrone” del proprio corpo e dei suoi movimenti, vuole quindi essere lui a decidere come o quando lavarsi o, ancora, fin dove bagnarsi. In questi casi la mamma dovrebbe spingere il piccolo a collaborare, facendolo sentire “protagonista”: per esempio, può chiedergli di sentire se l’acqua è troppo fredda o troppo calda, oppure può fargli provare prima la doccia sui piedini per convincerlo poi a bagnarsi anche sul resto del corpo: se si sente coinvolto in prima persona, difficilmente il bambino si sottrarrà alle richieste della mamma.
Tarda a camminare o a parlare
Eventuali ritardi, rispetto ai tempi medi, nel linguaggio o nella deambulazione, cioè nel camminare, non devono destare preoccupazione nei genitori. È facile, infatti, che mamma e papà, confrontando i progressi del proprio bambino con quelli dei coetanei, si chiedano perché il proprio piccolo non cammini ancora in modo spedito o pronunci meno parole rispetto ai suoi amichetti. In realtà, il “ritardo” a volte dipende solamente dal fatto che alcuni bambini sono tendenzialmente più pigri (quindi sono meno desiderosi di esplorare l’ambiente), altre volte dal fatto che ricevono pochi stimoli ambientali, per esempio perché vengono portati poco al parco e quindi non giocano e non si “misurano” con altri bambini.
È importante invece offrire al piccolo la possibilità di fare delle esperienze nuove, uscire, conoscere altri bambini. Ciò è particolarmente evidente nel linguaggio: se il bambino si relaziona solo con i componenti della famiglia, è meno stimolato a imparare nuove parole, perché la mamma e il papà capiscono al volo tutte le sue richieste e riescono quindi a tradurre con facilità i suoi sentimenti e le sue emozioni in parole. Il confronto con persone nuove, sia adulte sia coetanee, lo aiuta invece ad ampliare notevolmente il proprio bagaglio linguistico.