Sonno del bebè: farlo piangere sì o no?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 25/07/2016 Aggiornato il 25/07/2016

È il dilemma di molti genitori: lasciar piangere il bimbo per addormentarsi da solo gli fa male? Sembra proprio di no

Sonno del bebè: farlo piangere sì o no?

Il piccolo non dorme e i genitori, sempre più stanchi e stressati, non sanno più che cosa fare. Farlo piangere a letto da solo oppure fargli compagnia – rigorosamente senza toccarlo – finché non si addormenta possono essere metodi da prendere in considerazione oppure no? È uno degli interrogativi più frequenti riguardo il sonno del bebè.

Metodi approvati

Secondo un nuovo studio australiano condotto dalla Flinders University di Adelaide e pubblicato sulla rivista Pediatrics, entrambi i metodi sembrerebbero funzionare e, secondo i dati raccolti dai ricercatori, non arrecherebbero danni o disagi emotivi ai piccoli.

Tre tecniche a confronto

I ricercatori guidati da Michael Gradisar, psicologo clinico, hanno monitorato 43 famiglie con bimbi tra i 6 e 16 mesi che, secondo i parametri dei ricercatori, avevano problemi ad addormentarsi. A un terzo dei genitori è stato detto di utilizzare la tecnica nota come “estinzione graduale del pianto” o “addestramento al sonno attraverso il controllo del pianto” (detta in inglese “cry it out”), che si basa sul mettere il bimbo ancora sveglio nel lettino e lasciare la stanza entro un minuto; nel caso in cui il piccolo si metta a piangere la tecnica prevede di lasciarlo da solo per periodi sempre più lunghi (un minuto, tre minuti, cinque minuti) prima di andare a consolarlo, affinché impari a consolarsi da solo (da cui il nome della tecnica, “estinzione graduale del pianto”). Un secondo gruppo di genitori doveva invece mettere in pratica un altro metodo noto con il nome di “bedtime fading”, che consiste nel mettere il piccolo a letto la sera sempre alla stessa ora (quella in cui generalmente si appisola) e rimanere nella stanza finché non si addormenta. Infine, il terzo gruppo di genitori, utilizzato come gruppo di controllo, non doveva seguire alcuna tecnica di “addestramento al sonno”.

Quale funziona meglio

Al termine dello studio, durato tre mesi, i ricercatori hanno constatato che i bambini addestrati al sonno lasciati a piangere soli nel lettino (mediante la tecnica del “cry it out” o “estinzione graduale del pianto”) si addormentavano mediamente 15 minuti prima di quelli del gruppo di controllo e tre minuti prima dei quelli che erano stati addestrati al sonno con il metodo del “bedtime fading”. Dalle misurazioni del cortisolo – noto anche come l’ormone dello stress – presente nella saliva dei piccoli partecipanti allo studio è emerso che non vi erano differenze tra i tre gruppi, così come nessun bambino sembrava mostrare difficoltà o disturbi emotivi.

La qualità del sonno migliora con la crescita

Dodici mesi dopo lo studio i ricercatori australiani hanno verificato che tutti i bambini coinvolti nei loro esperimenti di addestramento al sonno, compresi i bambini del gruppo di controllo che non erano stati sottoposti ad alcun addestramento, dormivano all’incirca le stesse ore: secondo i ricercatori a fare la differenza sarebbe la ragione, del tutto fisiologica, che nei bambini la qualità del sonno migliora naturalmente con la crescita. 

 

 

 
 
 

In breve

MOLTI SONO CONTRARI

La tecnica “cry it out” o “estinzione graduale del pianto” o “addestramento al sonno attraverso il controllo del pianto” ha ricevuto e riceve tuttora diverse critiche perché giudicata troppo violenta per la psiche dei bambini.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Ricette per lo svezzamento

Vaccini per bambini

Elenco frasi auguri nascita

Elenco frasi auguri battesimo

Le domande della settimana

IgG e IgM in relazione alla toxoplasmosi: cosa esprimono?

07/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Gli anticorpi IgG positivi segnalano che in passato ci si è ammalate di toxoplasmosi (quindi si è immunizzate), mentre gli anticorpi IgM positivi indicano che tale infezione è in corso (o comunque è stata sviluppata di recente). Se entrambi i tipi risultano negativi vuol dire che non si è immuni.   »

Battito lento nell’embrione: proseguirà la gravidanza?

30/06/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

Il cuoricino dell'embrione può battere lentamente senza che questo sia per forza un brutto segno. Comunque sia, per sapere se la gravidanza evolverà si deve attendere il trascorrere dei giorni.   »

Sanguinamento per tutto il primo trimestre di gravidanza

30/06/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

In caso di perdite ematiche che si protraggono per settimane, a giudizio del ginecologo curante può essere opportuno anche effettuare un tampone vaginale per escludere la presenza di microbi. Inoltre, può servire un'integrazione di magnesio, mentre non occorre stare a riposo assoluto.   »

Fai la tua domanda agli specialisti